Disagi per la circolazione ieri mattina per la concomitanza tra l'apertura di Pitti Immagine Uomo alla Fortezza da Basso e la manifestazione indetta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil in occasione dello sciopero generale (con partenza da piazza Indipendenza) che ha provocato rallentamenti. I maggiori problemi si sono riscontrati tra le 10.30 e le 11.30 quando il passaggio del corteo ha bloccato via Santa Caterina d'Alessandria con ripercussioni anche sui viali, soprattutto sulla direttrice di ingresso da Novoli.
Le pattuglie della Polizia Municipale sono intervenute quindi per regolare i veicoli in entrata da viale Redi con un immediato il beneficio per circolazione nella zona della Fortezza e stazione Santa Maria Novella. Un contributo importante è arrivato anche dal nuovo piano semaforico, frutto della collaborazione tra Polizia Municipale e Silfi, che, agevolando la direttrice Lavagnini-Libertà, ha alleggerito la pressione intorno alla Fortezza. Intorno a mezzogiorno la situazione era tornata alla normalità.
In occasione delle manifestazioni di Pitti Immagine, oltre a una serie di provvedimenti relativi alla sosta e al transito nella zona della Fortezza, è previsto un servizio ad hoc della Polizia Municipale con l'impiego di 60 agenti ogni giorno.
"Nel corso della manifestazione internazionale, più importante e rappresentativa di Firenze - sottolinea il consigliere comunale di Forza Italia Jacopo Bianchi - la sinistra continua a dare il meglio di sé.
La macchina organizzativa che predispone le misure atte ad evitare disagi, ha prodotto i risultati previsti: i cittadini hanno impiegato addirittura due ore dall'uscita dell'autostrada a Peretola passando dalla Fortezza per raggiungere la propria destinazione, mentre in molti sono stati costretti a file di un'ora dalla fine del viale Lavagnini sino all'inizio del viale Redi. I taxi sono stati presi d'assalto come ultima spiaggia per muoversi in città, poiché gli altri mezzi di trasporto pubblico avevano subito disagi ancora maggiori.
Ma con poca fortuna poiché il triangolo Strozzi-Porta al Prato-Indipendenza era praticamente bloccato: questo è bastato ad alimentare la frustrazione dei cittadini che ancora una volta hanno subito interamente la disorganizzazione". "In tutta questa caotica realtà - ha proseguito Bianchi - spicca la geniale idea di deviare gli autobus provenienti da via Valfonda, che normalmente proseguono nella corsia preferenziale, nel sottopasso assieme al mega-traffico, provvedimento successivamente ritirato ma ormai era troppo tardi.
Un evento tutt'altro che imprevedibile ma che ha messo in ginocchio le superbe certezze della mobilità fiorentina e così Firenze torna a presentarci l'ennesima edizione di «Pitti Ingorgo»". "In questa situazione di necessità con una elevata probabilità di disagi - ha concluso il consigliere di Forza Italia - non sarebbe stato possibile incentivare l'uso dei parcheggi scambiatori esterni al centro della città anziché prevedere la possibilità di parcheggio in centro contravvenendo così ai buoni propositi della stessa Amministrazione di diminuire la mobilità interna al perimetro cittadino?"
Classico Italia, il consorzio ambasciatore della moda italiana nel mondo, non ferma le sue strategie di promozione e contro i venti della crisi punta con decisione al mercato tedesco e a quello dell'Est Europa.
Lo farà partecipando alla Cpd , manifestazione della moda maschile e femminile organizzata dal 24 al 26 luglio alla Fiera di Dusseldorf. L'iniziativa è stata annunciata dal nuovo presidente di Classico Italia, Claudio Marenzi «Gli organizzatori tedeschi hanno chiesto a Classico Italia di partecipare alla loro fiera che sta vivendo un'importante fase di rinascita - ha affermato il presidente Claudio Marenzi - Il consorzio ha creduto in questa loro volontà e perciò ha deciso di proseguire in Germania la sua missione promozionale sui mercati internazionali».
I responsabili tedeschi stanno perseguendo un rilancio dell'ente fieristico e, anche con questo obiettivo, hanno scelto Classico Italia come espressione del made in Italy.
Pertanto in Germania la presenza di stilisti italiani titolari di aziende ad «alto tasso di tradizione» sarà un evento. La fiera di Düsserdolf è anche strategica per la presenza di molti compratori dei paesi dell'Est Europa, area dove la domanda di beni di lusso italiani è in aumento e dove crescerà progressivamente con il processo di integrazione europea. A Düsserdolf il consorzio, che riunisce 23 marchi prestigiosi del fashion italiano, sarà ospitato in un padiglione riservato.
"Tutti i nostri sforzi - ha spiegato ancora Marenzi, da tre mesi eletto alla guida del consorzio - devono concentrarsi nella difesa del made in Italy attraverso azioni come questa che, specie nelle nuove aree di crescita economica, devono diffondere i punti di forza del nostro stile: creatività, abilità , tradizione, lusso.
Azioni atte sia ad aprirsi ai nuovi mercati sia a presidiare ed affrancare i mercati maturi piuttosto che rinchiudersi a difendere posizioni predefinite ormai obsolete in un mercato globale" Marenzi, titolare dell'azienda di famiglia, la Herno spa, ha esortato le aziende italiane a perseguire questo percorso «senza dimenticare che è sempre necessario affermare la modernità nella tradizione». «Significa - ha aggiunto - attuare una operazione culturale che disegni un nuovo modello industriale coniugando la nostra tradizione di eccellenza del " saper fare" alla modernità per saper intercettare tutti i gusti del pubblico.
Penso che i nostri clienti sanno entusiasmarsi davanti ad un'opera di Raffaello o Michelangelo, ma anche davanti ad un video di Matthew Barny ad una opera di Stefano Arienti o ad una foto di Rinko Kawauchi ».
E proprio una cornice rinascimentale, quella del Giardino di Boboli a Firenze, darà esempio di questa sintesi per la serata organizzata in concomitanza con Pitti Uomo. L'aperitivo nella Grotta del Buontalenti; una cena di gala dai sapori classici al Giardino di Boboli, nell'anfiteatro voluto dai granduchi, con 800 invitati internazionali; un concerto di suoni contaminati con Nick the Nightfly & The Montecarlo Nights Orchestra (special guest, Sarah Jane Morris) ed una mostra contemporanea dell'artista giapponese Rinko Kawauchi che Classico Italia ospita nella sua area alla Fortezza da Basso per Pitti e che si svolge nella sua parte maggiore al centro di produzione artistica Quarter.
Classico Italia raduna le aziende Artioli, Avon Celli, Belvest, Brunello Cucinelli, Cruciani, d'Avenza, Fedeli, Eddy Monetti, ,Fray, Herno, Isaia, Kiton, Luigi Borrelli, Raffaele Caruso, Rota, Saintandrews, Salfra, Schiatti, Silvano Lattanzi, Stefano Ricci, Sutor Mantellassi, Tino Cosma, Tramontano.
LA MODA MASCHILE ITALIANA NEL 2004-2005
Nel 2004, il settore dell’abbigliamento esterno maschile Made in Italy (tutto il vestiario in tessuto, la maglieria esterna, le confezioni in pelle, la camiceria e le cravatte) ha continuato, per il terzo anno consecutivo, a perdere terreno (-3,6%).
Il valore dell’output settoriale, infatti, è sceso verso la soglia dei 7 miliardi. Il contributo più rilevante alla determinazione di questo risultato è venuto dal commercio con l’estero, dove si è assistito ad una forte espansione delle importazioni (+7,4%) in un contesto in cui le esportazioni hanno continuato a perdere terreno (-1,4%). Sul mercato interno, il 2004, viene archiviato con una crescita della spesa (misurata a prezzi correnti) per consumi dello 0,8%. Sul fronte delle esportazioni lo scorso anno si è caratterizzato per risultati complessivamente deludenti.
Al netto dei flussi diretti in Svizzera (molto rilevanti, ma frutto prevalentemente di scambi all’interno dell’industria) infatti, sia i maggiori mercati UE sia le più importanti piazze extra-europee hanno ridotto il valore degli acquisti di menswear Made in Italy. In ambito UE, fra i tradizionali sbocchi commerciali italiani, solo il mercato francese (+2,2%), terzo paese cliente, e spagnolo (+9,7% e sesto paese cliente) hanno incrementato le importazioni dall’Italia, mentre sia Regno Unito (-2,2%) che, soprattutto, Germania (-13,5%) hanno fatto registrare riduzioni.
Fuori dalla UE, il mercato statunitense (primo singolo mercato di sbocco effettivo per le imprese italiane) segnala flessioni dell’ordine del 6,6% in euro, vale a dire una sostanziale stazionarietà se si tiene conto dell’indebolimento del dollaro rispetto all’euro.
Per quanto riguarda i mercati emergenti si segnalano i buoni risultati che hanno continuato a interessare il mercato russo: le esportazioni italiane di abbigliamento esterno maschile sono infatti cresciute ad un ritmo superiore al 24% anche nel 2004. La Russia si colloca al decimo posto nel ranking dei maggiori sbocchi commerciali, ma i flussi effettivi diretti in quel paese sono molto maggiori in quanto è diffusa la pratica della triangolazione commerciale.
Sul fronte dei flussi in entrata, anche la moda maschile, così come quasi tutti i comparti dell’industria tessile-abbigliamento italiana, si è caratterizzata per un netto incremento (+17,4% in valore) delle importazioni dalla Cina, che ha superato la Romania (-12% le importazioni di moda maschile nel 2004), collocandosi al primo posto nel ranking dei maggiori fornitori del nostro Paese.
Costi di produzione nettamente inferiori non solo rispetto a quelli italiani, ma anche a quelli dei paesi est-europei, rendono infatti sempre più conveniente, anche per le aziende italiane, la delocalizzazione in Cina della confezione relativa alle linee di prodotto di fascia bassa e medio-bassa. Con riferimento all’area mediterranea si segnala un incremento dei flussi diretti in Italia provenienti dalla Tunisia (+8,3%) e, soprattutto, dal Marocco (+22,1%), attestatosi al 14° posto nella classifica dei maggiori mercati di approvvigionamento italiani.
Flussi di importazione rilevanti e crescenti sono anche quelli in arrivo dal Bangladesh (oltre 150 milioni, e una crescita del 16,5%) e dalla Turchia (157 milioni, +25,3% rispetto al 2003).
In questo contesto, il saldo commerciale della moda maschile (oltre 1,2 miliardi) si conferma positivo anche se in costante contrazione.
La crescita del valore delle importazioni registrata nell’ultimo anno ha fatto “lievitare” la quota di import penetration, ovvero la percentuale di consumi interni soddisfatta da prodotti importati; quest’ultima nell’ultimo anno ha raggiunto il 60,4% (anche se il dato non tiene conto dei prodotti importati e successivamente riesportati). Sul mercato interno, la spesa complessiva delle famiglie italiane per l’acquisto di capi di abbigliamento esterno da uomo (e ragazzo) è cresciuta leggermente (+0,8%), essenzialmente grazie alla dinamicità dei prodotti di maglieria e di camiceria (+1,1% ciascuno), mentre il vestiario in tessuto ha registrato una crescita più contenuta (+0,7%).
Nel comparto del vestiario in tessuto, il mercato interno si è caratterizzato per un certo risveglio, grazie soprattutto alla stagione invernale. In termini di spesa corrente, il 2004 viene infatti archiviato con deboli aumenti, sintesi di incrementi nel segmento moda/sportswear (+1,8%) che hanno compensato in parte la nuova flessione del classico (-1%), dove il capospalla ha continuato a perdere terreno (-3,8%). Nella maglieria esterna si rafforza sempre più la tendenza alla sostituzione di prodotti pesanti con prodotti leggeri (di minor valore medio unitario), anche nella stagione invernale.
Per quanto riguarda le performance dei canali distributivi, il 2004 si è caratterizzato per le buone performance delle catene monomarca/franchising: queste ultime hanno infatti incrementato il proprio sell-out (le vendite al consumatore finale) a ritmi prossimi al 10% (era già successo nel 2003), rispetto al +0,5% medio del mercato (i dati fanno riferimento solo ai prodotti di vestiario esterno in tessuto).
Questi risultati hanno penalizzato soprattutto il dettaglio indipendente di fascia alta che negli ultimi due anni ha visto ridursi di ¼ il proprio sell-out. Nonostante i forti ridimensionamenti in atto, il dettaglio tradizionale ha tuttavia continuato a canalizzare poco meno dei 2/3 dei consumi totali. Per il secondo anno consecutivo si segnalano infine risultati poco brillanti per la GDO (Grande Distribuzione Organizzata)
Le previsioni In un contesto di consumo non ancora in ripresa, il bilancio per l’attività produttiva del 2005 dipenderà in maniera cruciale dall’evoluzione delle importazioni: se l’incremento di queste ultime dovesse confermarsi sui ritmi del 2004 (e le informazioni sui primi due mesi dell’anno sembrano coerenti con questo scenario) anche quest’anno potrebbe rivelarsi molto problematico per le imprese del settore.