C’è una “bomba a tempo” che rischia di scoppiare a breve-media scadenza nelle casse dello Stato italiano: il debito TAV, su cui Almunia e Eurostat hanno espresso un monito che non può essere sottovalutato. Per il nostro Paese potrebbe prospettarsi una situazione di tipo argentino. Lo teme l’associazione indipendente Idra, che nei giorni scorsi ha inviato una lettera-appello al presidente della Regione Toscana Claudio Martini e al sindaco del Comune di Firenze Leonardo Domenici. “E’ inutile e dannoso – scrive Idra - continuare a far perdere tempo alla città dietro al miraggio di una pioggia di milioni di euro per una stazione sotterranea faraonica e lunghi tunnel-trappola nella città delle 43 piene e inondazioni (tante ne sono state contate dal XII secolo a oggi)”.
Secondo Idra “la città di Firenze e l’area metropolitana hanno bisogno piuttosto di risolvere, e rapidamente, i gravi problemi di mobilità, inquinamento, vivibilità che tormentano centinaia di migliaia di abitanti, studenti, lavoratori, visitatori. La prima cosa da realizzare è l’uso metropolitano delle ferrovie”.
Ma invece di rispondere a queste considerazioni di buon senso e di saggia economia, Martini e Domenici scrivono a Silvio Berlusconi per rilanciare la “grande opera” che sta dissanguando l’erario e le falde, e ammiccano senza remore al programma del leader del centro-destra: “Caro presidente, l'Alta velocità è un'opera di grande rilevanza nazionale ed europea.
Il governo da lei presieduto ne ha fatto uno degli interventi prioritari del proprio programma (...). Confidando nella sua sensibilità e nel suo interessamento siamo a chiederle un incontro che possa portare ad un chiarimento definitivo per la realizzazione di questa importante opera".
Sembra di essere tornati a quella famosa puntata di “Porta a porta” di Bruno Vespa. Solo che qui, davanti alla cartina del traforo decennale della città di Firenze, con la bacchetta in mano c’è anche il centro-sinistra.
La pioggia di miliardi pubblici promessa dall’Alta Velocità mette tutti d’accordo. Tutti, tranne l’erario. E, per chi lo considera qualcosa di più di un semplice slogan, l’ambiente.