Lunedi prossimo, 30 maggio 2005, il Consiglio Comunale discuterà il Piano di recupero della ex cava di Valigari, vicino a La Chiusa.
Il Piano è composto da due parti: il ripristino ambientale della cava e la costruzione di 40 nuove abitazioni nelle immediate vicinanze della cava stessa.
Il “Comitato di coordinamento contro il polo estrattivo di Calenzano” il 16 aprile 2005 ha presentato le sue osservazioni in proposito.
La prima questione che il Comitato ha sottolineato è che secondo l’articolo 15 delle Norme del Piano Strutturale, approvato lo scorso anno dal Comune, in quella zona non sono consentiti interventi di questo tipo.
Inoltre, più che un “piano di recupero”, quello proposto dalla proprietà sembra essere piuttosto un vero e proprio “piano di costruzione”, per di più in un’area che dovrebbe entrare a far parte del Parco di Travalle.
Ricordiamo che recentemente l’Amministrazione Comunale ha ritenuto “in alcun modo accettabile” (vedi la delibera della Giunta Municipale n. 10 del 25 gennaio 2005) la prevista strada di cantiere per il trasporto dello “smarino” dalla galleria Boscaccio dell’autostrada A1 alla cava di Pizzidimonte, strada che dovrebbe attraversare proprio il Parco di Travalle. Se non è accettabile che una strada attraversi il Parco, a maggior ragione non dovrebbe essere accettabile nemmeno la costruzione di 40 abitazioni in quello stesso Parco.
Il Comitato ha poi chiesto di chiarire le metodologie costruttive delle abitazioni, sulle quali sembra che anche la Soprintendenza abbia avanzato dei dubbi.
Un’altra questione affrontata dal Comitato è stata quella degli obblighi della proprietà nei confronti del Comune, che secondo la bozza di convenzione dovrebbero essere “indivisibili per sé e propri aventi causa”.
Secondo questa formula il Comune potrebbe chiedere non solo alla proprietà attuale, ma anche ai futuri acquirenti delle abitazioni, per esempio di pagare gli oneri di urbanizzazione dell’area.
Questa formulazione potrebbe dar luogo a palesi ingiustizie: perché il futuro inquilino, che non c’entra niente con la proprietà attuale dell’area né con l’impresa edile, deve rispondere dei loro sbagli? Per questo il Comitato ha chiesto che gli eventuali inadempimenti della proprietà non ricadano sugli acquirenti finali delle unità immobiliari, cioè i futuri inquilini delle abitazioni.
Nei documenti dell’intervento si specifica che la cava di Valigari potrebbe essere utilizzata per depositarvi i materiali di risulta dei lavori per il raddoppio dell’autostrada.
A questo proposito il Comitato ha fatto notare che tale ipotesi dovrebbe essere studiata e analizzata in tutte le sue implicazioni (ad es. numero giornaliero e percorsi dei mezzi pesanti) nella valutazione di impatto ambientale proprio dei lavori dell’A1 che è in corso dal luglio 2004.
In merito al ripristino ambientale della cava, il Comitato ha sottolineato che perfino nei documenti presentati dalla proprietà si parla di problemi riguardo alla stabilità dei versanti della cava stessa, tanto che “le attuali condizioni di equilibrio sono difficilmente valutabili” e che “sono possibili, per tutto lo sviluppo della scarpata un tempo oggetto di coltivazione, fenomeni anche isolati di crolli di roccia e/o di blocchi diradicati da fessure talora profonde”.
Secondo il Comitato tali dati impongono quindi, come minimo, di porre una particolare attenzione al tema della sicurezza dei lavoratori che saranno impegnati nel recupero della cava.
Infine, dalla documentazione sembra di capire che la stabilità del materiale depositato nella cava dipende strettamente non solo dalla realizzazione di alcune opere di sostegno, ma anche dalla qualità del materiale stesso. Per questo sarà necessario controllare attentamente la natura di tale materiale.
Il Comitato ha quindi chiesto all’Amministrazione Comunale di individuare procedure certe e rigorose per tali controlli, da effettuarsi in collaborazione anche con l’ARPAT.