Firenze, 20 maggio 2005- La ‘Flavescenza dorata’ minaccia il Chianti. L’allarme sulla pericolosità di questo fitoplasma, un parassita vegetale che difficilmente lascia scampo alla ‘vitis vinifera’ quando la colpisce e che si diffonde epidemicamente attraverso lo ‘Scaphoideus Titanus’, la cicalina della vite, è arrivato dall’Arpat, che ha decretato il trattamento obbligatorio per le zone a rischio. Aree fra cui figurano anche alcuni comuni delle province di Firenze e Siena, come: Barberino Valdelsa, Castellina in Chianti, Fucecchio, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e San Gimignano.
"La ‘Flavescenza dorata’ – spiega Simone Tofani, agronomo responsabile del settore tecnico della Cooperativa Agricola di Legnaia a Firenze– è un parassita vegetale, che si trasmette attraverso la cicalina della vite, lo ‘Scafoideus titanus’ e per questo è capace di assumere una notevole virulenza. La diffusione dell’epidemia è molto rapida e difficilmente lascia scampo alla vite. Molte piante muoiono in poco tempo, alcune sopravvivono stentatamente per un anno o due, prima di cedere, e comunque in quasi tutti i casi si ha la perdita di oltre il 90 per cento dei grappoli di uva, che cadono anzitempo".
Un rischio che potrebbe rivelarsi catastrofico per la produzione di vino, se non contrastato per tempo. "L’unica possibilità per evitare l’epidemia – prosegue Tofani – è colpire la cicalina della vite allo stato larvale, con trattamenti insetticidi e prodotti a base di piretro nelle coltivazioni biologiche. Il trattamento obbligatorio decretato dall’Arpat deve essere effettuato, almeno una volta, fra inizio e fine giugno, per essere efficace". La ‘Flavescenza dorata’ è un fitoplasma ‘importato’ dagli Stati Uniti e identificata per la prima volta sul Vecchio Continente nella seconda metà degli anni Cinquanta, nei vigneti francesi.
Da lì, nel corso degli anni Sessanta si è diffuso in Liguria e nel Nord Italia, ma adesso sembra minacciare anche la Toscana. Il parassita vegetale si diffonde attraverso lo ‘Scaphoideus titanus’, che si trasforma in vettore dopo essersi nutrito su piante malate, per poi spostarsi su viti sane, infettandole. A minacciare la vite, in questo periodo, è anche l’Oidio, il ‘Mal bianco’, soprattutto dopo la prima pioggia infettante verificatasi nei giorni scorsi. "Sono gli ultimi momenti utili – ricorda Simone Tofani, responsabile del settore tecnico della Cooperativa Agricola di Legnaia – per bloccare l’infezione con trattamenti eradicanti antioidici.
La pioggia dei giorni scorsi, il caldo e la lunghezza dei tralci, cono infatti quelli classici per il diffondersi della malattia. Per informazioni e consigli sui trattamenti contro la ‘Flavescenza dorata’ e il ‘Mal bianco’ è possibile rivolgersi agli enti preposti, come Arpat e Arsia, o rivolgersi a strutture come il settore tecnico della Cooperativa Agricola di Legnaia, telefonando allo 055/73581".