Amiata, 27 aprile 2005- Un altro weekend magico sta per compiersi sull’Amiata, con l’arrivo del Maggio, stagione della rinascita e della rigenerazione.
L’appuntamento è naturalmente a Castiglion d’Orcia, dove, proprio nella fatidica notte del 30 aprile, i gruppi di cantori detti Maggiaioli si riuniscono per festeggiare l’arrivo della bella stagione cantando e suonando madrigali per le strade e nella campagna circostante, facendo tappa (di solito non senza ricevere in cambio un bicchiere di vino o qualcosa da mangiare) in tutti i poderi della Val d’Orcia.
La Maggiolata è una classica festa toscana apotropaica: serve per togliersi di dosso il ricordo del freddo inverno che ci portiamo sulle spalle e per lasciare spazio alle giornate soleggiate primaverili. Canti ormai antichi, rigorosamente interpretati secondo la tradizione, vengono intonati dai cantori per le campagne, fino a tarda notte, in celebrazione dell’arrivo del maggio.
La stessa tradizione si celebra anche nella parte maremmana della montagna. Canti del Maggio si innalzeranno, l’ultima notte di aprile, anche a Selva, frazione di Santa Fiora.
Per anni, si è cantato il maggio a Castell’Azzara e nelle campagne circostanti. Si terrà in maggio ad Arcidosso il settimo raduno di maggiaioli nell’evento Cantamaggio 2005 e il 30 aprile le antiche melodie verranno intonate dalle corali locali anche per le vie del paese.
Infine, a concludere l’evento di ringraziamento, in numerose piazze si alzerà l’albero del maggio. L’appuntamento più atteso è quello di Santa Fiora, vigilia della grande celebrazione del 3 maggio, quando il crocifisso miracoloso viene portato in processione con i tronchi.
La leggenda racconta che il padre di Passitea Crogi, la fondatrice del convento delle cappuccine, avrebbe lui stesso scolpito il crocefisso che in seguito, dalla legnaia in cui si trovava a giacere, più volte si sarebbe rivolto alla suora con voce umana. Nel giorno in cui si celebra la croce, il 3 maggio, viene portato in processione, dopo esser stato esposto ai baci dei fedeli, insieme a tre enormi tronchi nodosi fatti a croce. Anticamente, portare i tronchi era non solo motivo di prestigio, ma significava anche esser pronti a prender moglie.
In passato, alla processione si aggiungeva anche una fiera di cedri e i giovanotti offrivano questi preziosi frutti alle ragazze come pegno d’amore, non diversamente da quanto succedeva con lo scambio delle pine ad Arcidosso e a Montelaterone.