Teatro Metastasio di Prato: giovedì 21 aprile Scemo di guerra di e con Ascanio Celestini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 aprile 2005 23:58
Teatro Metastasio di Prato: giovedì 21 aprile <I>Scemo di guerra</I> di e con Ascanio Celestini


di Ascanio Celestini

Mio padre raccontava una storia di guerra. Una storia di quando lui era ragazzino. L’ho sentita raccontare per trent’anni. È la storia del 4 giugno del 1944, il giorno della Liberazione di Roma. Per tanto tempo questa è stata per me l’unica storia concreta sulla guerra. Era concreta perché conoscevo le strade di cui parlava. Conoscevo il cinema Iris dove aveva lavorato con mio nonno e poi era concreta perché dopo tante volte che la ascoltavo avevo incominciato a immaginarmi pure i particolari più piccoli del suo racconto e mi pareva di vedere anche i soldati che la gente credeva fossero tedeschi vestiti da americani.

Ogni volta che raccontava faceva delle digressioni, allungava o accorciava il discorso inserendo episodi nuovi o eliminando parti che in quel momento considerava poco importanti. Così quando ho incominciato a fare ricerca ho deciso di registrarlo e incominciare a lavorare sulle sue storie. Da queste ho scritto diversi racconti e persino lo spettacolo Radio clandestina sull’eccidio alle Fosse Ardeatine è molto legato al suo modo di raccontare. Adesso questa sua storia per me è diventata il modo per mantenere un duplice legame sentimentale: quello politico con la mia città e quello umana con mio padre.

Così, in Scemo di guerra si ritrovano alcuni avvenimenti molto conosciuti come il bombardamento di San Lorenzo che fece rivoltare anche la terra del camposanto o il rastrellamento del Quadraro con più di mille persone portate via dalle case della borgata. Alcuni fatti sono veramente accaduti a lui come quando ha rischiato di farsi ammazzare dal cecchino a via Appia mentre raccoglieva una cipolla. Alcuni sono altrettanto veri, ma li ho ascoltati da altre persone come la storia del soldato seppellito vivo all’Appio Claudio.

Certe cose credo di averle inventate io, ma forse ho soltanto dimenticato chi me le ha raccontate e adesso mi sono convinto che si tratta di invenzioni.
Tutte queste storie di guerra a Roma ho cercato di raccontarle attraverso l’ultimo giorno dell’occupazione nazista. Attraverso il 4 giugno del 1944.

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