Pubblicato postumo, in prima edizione curata da Enrico Falqui, nel 1961, sempre da Vallecchi, torna in libreria un classico della produzione malapartiana: "Benedetti Italiani" (pp. 180, Euro 14,00) con prefazione di Giordano Bruno Guerri. Un'antologia di brani scritti in periodi diversi, in gran parte inediti o apparsi come "elzeviri" sul "Corriere della Sera", un'opera rimasta incompiuta che Malaparte aveva progettato di scrivere, dando un seguito a "Maledetti toscani" pubblicato nel '56, una carrellata di spunti e riflessioni dedicati al popolo italiano il "più diffamato del mondo".
"Da buon toscano -scrive Giordano Bruno Guerri, autore della biografia L'arcitaliano- Vita di Curzio Malaparte del 1981- erede di un poetico, impulsivo e sincero strapaese, negli spezzoni solo apparentemente inorganici di Benedetti italiani, Malaparte assegna a sé il ruolo di "cattiva coscienza" di un intero popolo, di testimone rabbioso, inquieto e passionale, di guastafeste polemico e umorale che rifiuta di "affogare nella retorica", preferendo ammonire piuttosto che esaltare, contraddire più che lodare.
La psicologia degli italiani non può che essere il riflesso delle sue inclinazioni, specchio di un habitus mentale di cui riconosce, come tratti tipici e peculiari, una spontanea naturalità e un'inclinazione quasi innata e romantica di essere fino in fondo se stessi, senza finzioni o ipocrisie." Un libro straordinario, ricco di sfoghi appassionati e di estrose intemperanze, frutto di un lungo tormentato odio-amore per la sua terra, un'opera che confermava all'epoca e che conferma ancora oggi la grande intelligenza e sagacia dell'uomo e la finissima qualità poetica dello scrittore.