(Firenze, 2 marzo 2005 ) E' una crisi ormai diffusa e generalizzata quella dell'artigianato toscano 2004, che si allarga a macchia d'olio tanto da coinvolgere anche i servizi e l'edilizia, sebbene i più colpiti restino comunque i manifatturieri. Scende il fatturato medio annuo (-4,7% rispetto al 2003) e, per la prima volta dopo tanti anni, il saldo occupazionale è negativo con una perdita di quasi 3.700 addetti (-1,1%), fatta eccezione per la categoria dei dipendenti part time (+10,5%). La recessione colpisce tutte le province, ma l'area sud costiera (Li-Gr-Si-Lu-Ms-Pi) riesce a contenere le perdite meglio di quella centrale (Pt-Ar-Fi-Po). Sono sempre meno le imprese disposte ad investire per reagire allo stato di sofferenza, con la prospettiva di arrivare a processi di declino nelle aziende con meno di 4 addetti. E' questo il quadro di sintesi dell'anno 2004 che emerge dall'Osservatorio Regionale sull'Artigianato della Toscana, realizzato da Unioncamere e Regione Toscana, con la collaborazione delle Federazioni regionali di Cna, Confartigianato, Cgil, Cisl, Uil e dell'Irpet, per il quale anche le previsioni del 2005 appaiono dettate da un clima di diffuso pessimismo. La crescente generalizzazione della crisi deriva dalla progressiva perdita di competitività, dovuta a cause valutarie (cambio euro/dollaro sfavorevole), all'appesantimento del costo dei fattori produttivi, all'essere impegnate su settori tradizionali facilmente aggredibili dalla concorrenza dei paesi emergenti, ad una struttura aziendale troppo debole che le relega verso ruoli marginali nel processo di creazione del valore del prodotto. Le imprese artigiane hanno necessità di maturare migliori capacità di adattamento ai mutamenti di scenario, ma su di loro pesa il macigno del progressivo peggioramento delle condizioni economico finanziarie.
"Occorre un diffuso gioco di squadra - ha spiegato il vicepresidente di Unionamere Toscana Vittorio Galgani - che crei una rete di relazioni intense ed efficaci, in modo da garantire competenze e funzioni più qualificate, indipendenti dalla crescita endogena della singola azienda".
FATTURATO
La stragrande maggioranza degli artigiani subisce il peso della crisi con solo una minoranza sempre più piccola che riesce ad aumentare il fatturato.
Si protrae la spinta recessiva nei settori manifatturieri (-6,5%).
I più colpiti: moda (soprattutto maglieria, concia e calzature) e sub settore orafo Risultati ancora negativi in tutta la metalmeccanica, sebbene cantieristica e meccanica recuperino nel secondo semestre. Peggiora il dato della ceramica ma recupera il settore del vetro. Perdono significativamente anche i servizi (-2,6%) e l'edilizia (-1,3%).Nell'edilizia soffrono i lavori di completamento. Nei servizi flettono i servizi alla persona e alle imprese. La flessione del fatturato colpisce tutte le aree del territorio regionale e le produzioni specifiche dei distretti manifatturieri (soprattutto quelli della moda empolese e casentinese, della pelle e cuoio di S.
Croce, Valdinievole, Castelfiorentino, del lapideo di Carrara, dell'orafo aretino e del
tessile pratese). Tiene, nelle proprie produzioni specifiche) il distretto del Valdarno e quello del mobile di Poggibonsi.
OCCUPAZIONE
È il primo anno, dopo tanti, che l'occupazione complessiva artigiana denuncia una variazione negativa, a causa dell'abituale difficoltà del manifatturiero (-1,6%) e dell'esaurimento della fase espansiva dell'edilizia (-1,5%). La perdita riguarda le forme di lavoro dipendente a tempo pieno sostituite con altre più flessibili.
L'occupazione diminuisce in maniera significativa nelle aziende più strutturate, nelle province di Pistoia (-2,4%) e di Arezzo (-1,9%) e nell'area centrale della regione.
Subiscono un ridimensionamento i distretti manifatturieri, soprattutto nei settori di specializzazione produttiva, come quelli della moda e dell'orafo.
DINAMICA DELLE IMPRESE ARTIGIANE
Il tasso di evoluzione del numero di imprese artigiane non agricole recupera nel corso del 2004, portandosi all'1,4%, grazie ad un tasso di natalità (9,8%) che è superiore a quello di mortalità (8,3%). I maggiori livelli di crescita derivano dall'edilizia, dove sembrano in atto processi di trasformazione di lavoratori dipendenti in autonomi.
L'artigianato costiero si conferma più dinamico di quello delle altre sub-aree regionali. Lenta la crescita delle imprese a Prato e Firenze, soprattutto a causa di un più elevato livello di mortalità.
Aumentano le imprese "società di capitali" (+29,1%), mentre diminuiscono le società di persone (-1,1%).
INVESTIMENTI
Si contrae ulteriormente la quota di imprenditori artigiani con investimenti in aumento (17,7% nel 2004 contro un 20,9% del 2003 e 26,7% nel 2002) che risulta diminuita del 70% rispetto a quella iniziale del '99.
Il fenomeno coinvolge tutti i settori ma è più diffuso nelle imprese con meno di 4 addetti, dove è più debole la voglia di reagire.
PREVISIONI PER IL PRIMO SEMESTRE 2005
Il clima di sfiducia appare confermato anche dalle previsioni espresse dagli artigiani sul fatturato. Il pessimismo raggiunge livelli critici nella maglieria, nel calzaturiero e in buona parte delle produzioni caratteristiche dei distretti manifatturieri. Di buon auspicio la previsione di crescita del distretto del mobile di Sinalunga.
Sul fronte delle previsioni occupazionali la situazione resta stagnante e la tendenza degli artigiani ad investire continua ad essere negativa, qualunque sia il loro settore.