Crescita record nel 2004 (+5% rispetto all’anno precedente) del prezzo pagato dagli imprenditori agricoli per l’acquisto dei carburanti. Il dato appare evidente da una analisi effettuata da Coldiretti sui costi di produzione in agricoltura. Ma purtroppo gli aumenti record per le imprese non finiscono qui: il prezzo dei concimi “lievita” per gli azotati a + 32% per l’urea e + 19% per il nitrato ammonico rispetto a due anni fa, mentre continua la discesa del prezzo pagato al produttore per il grano.
Un’equazione che fa allarmare la Coldiretti senese, che mette in guardia dalle fortissime tensioni economiche a cui sono sottoposte le imprese e conseguentemente dai rischi a cui vanno incontro alcune importanti colture della provincia senese, le più deboli sotto il profilo della marginalità del reddito sull’unità di prodotto, quali ad esempio il grano duro.
«Le correlazioni con il trend in aumento del prezzo del petrolio e con le aumentate esigenze di questi prodotti da parte di Paesi importanti sono, forse, parte delle cause di questo fenomeno – sottolinea Andrea Pazzi, direttore di Coldiretti Siena – ma certamente non si capisce come in altri paesi i carburanti agricoli sono a prezzi notevolmente inferiori ai nostri.
Fermarsi ad una semplice analisi di fatti che paiono a noi lontani, senza mettere in campo strumenti di programmazione adeguata non risolve il problema alle imprese e neppure all’economia ed al bilancio energetico del nostro Paese. Siamo oggi di fronte ad una doppia forbice che in entrambi i casi va a svantaggio dei produttori: da una parte diminuisce fortemente il prezzo del grano agli agricoltori ma questo non incide minimamente sul prezzo dei prodotti trasformati (es.: pasta, farina, pane) percepito dai consumatori, e dall’altra a fronte di questa diminuzione di prezzo del prodotto si registrano aumenti record nei fattori della produzione».
E in una provincia che si basa sulla qualità eccelsa come valore aggiunto delle proprie produzioni, non è auspicabile, ma neppure possibile fare a meno di fasi basilari del processo produttivo di qualità, quali una adeguata concimazione.
«Una situazione – conclude Pazzi – che pone in forte rischio la competitività delle imprese e che va affrontata con scelte lungimiranti. Contro l’aumento dei prezzi del petrolio va percorsa con maggior decisione la strada dello sviluppo delle energie alternative pulite e rinnovabili quali l’utilizzo dei biocarburanti ottenuti dalle coltivazioni agricole (etanolo e biodisel) che proprio dall’aumento del greggio hanno ritrovato nuova competitività.
Proprio per questo motivo i nostri “vicini d’oltralpe” si sono gia posti l’obiettivo di triplicare queste coltivazioni nel prossimo triennio; lo stesso obiettivo dimensionale (dal 2% al 5,75% di biocarburanti) che l’Unione europea si è data per il 2010. Occorre quindi accelerare negli investimenti per recuperare i ritardi accumulati nello sfruttamento delle biomasse, dei biocarburanti e del fotovoltaico, fornendo maggiori incentivi non solo per chi produce i mezzi ma anche per chi li acquista.
E nella nostra realtà territoriale la ripresa competitiva di alcune colture energetiche (vedi il girasole) può portare ad un ritorno importante di una coltivazione che ha subìto in questi anni un forte ridimensionamento, a tutto vantaggio di un territorio che anche da questa coltivazione e dal suo colore ha ricevuto un contributo in termini paesaggistici e ne è diventata ormai, nell’immaginario collettivo, parte integrante». (lb)