Questa il testo dell'assessore Tea Albini nella sua relazione in consiglio comunale sul bilancio di previsione 2005:
"Quest'anno ci apprestiamo a discutere il Bilancio del nostro Comune con qualche mese di anticipo rispetto agli anni precedenti.
Questa scelta ha comportato la modifica delle nostre abitudini e soprattutto ha impegnato la struttura in un importante lavoro preparatorio, reso difficile per la totale incertezza normativa o meglio per la difficoltà a capire da che parte muoveva il vento della finanziaria.
Per poter predisporre il Bilancio in assenza di certezze sulla Finanziaria abbiamo dovuto ragionare partendo da quella che è la reale capacità di entrata del nostro Comune senza prevedere alcuna risorsa aggiuntiva di carattere straordinario o di incerta realizzazione, e su questo cercare di costruire la spesa. Tutto ciò tenendo conto che le condizioni date sono penalizzanti per i Comuni perché non tengono conto del rapporto che dovrebbe esistere fra Governo centrale e Governi di prossimità mortificandoli e negando loro il ruolo di prima ed essenziale componente dello Stato stesso.
Si attribuisce a quest'ultimi lo scomodo e deviante titolo di creatori di sprechi, come se la spesa fosse di per sé uno spreco e non la risposta istituzionale ai bisogni delle nostre comunità. Non è esistita concertazione con il sistema delle autonomie territoriali e i cosiddetti tagli o tetti sono scaturiti dalla necessità di ottemperare a promesse elettorali che niente hanno a che vedere con l'analisi attenta e necessaria, utilissima da fare, su chi produce sprechi e sulle differenze, per esempio, che esistono all'interno della spesa pubblica fra i Ministeri e i Comuni; oppure, tema tanto caro ai governanti, fra le auto blu e le trasferte della burocrazia romana e quella delle città.
Non è stata nemmeno presa in considerazione la realtà dei fatti e cioè che i Comuni italiani, nella stragrande maggioranza dei casi (intorno al 93%), con enormi sacrifici, riescono a mantenersi all'interno del Patto di stabilità, e che quindi non sono loro ad allargare la forbice del disavanzo. Ecco che allora si può arrivare all'assurdo istituzionale, come è successo nello scorso luglio, di imporre ai Comuni tagli sui propri bilanci a prescindere dalle condizioni, non occupandosi di cosa si tagliava, né di come questo avrebbe inciso sui servizi rivolti ai cittadini: il decreto 168 ha obbligato i Comuni a farsi carico del rispetto dei parametri europei addebitando loro responsabilità che non avevano, alla faccia della concertazione.
Oggi il Governo sostiene che è necessario rivedere la soglia del 3% sul rapporto fra deficit/PIL e in questo senso il Premier preme sull'Europa, forse per cercare nella reinterpretazione più flessibile dei parametri di Maastrich coperture a sforamenti più o meno prevedibili derivanti dai dubbi sulla manovra finanziaria legati anche alla praticabilità del tetto del 2% della Spesa Pubblica. Abbiamo potuto verificare che l'introduzione dei tetti in luogo dei tagli in pratica non ha modificato la logica; si continua a ipotizzare, o con i vecchi tagli o con i nuovi tetti, che la spesa dei Comuni è del tutto comprimibile e che il tetto o taglio non produce alcunché trattandosi, in questa logica politica, di spesa inutile se non dannosa.
Come se il tetto agli investimenti non producesse un danno, se non un fermo, a quei lavori strutturali e infrastrutturali delle città e come se l'economia di queste non si reggesse in larga massima sulla capacità di investimento degli enti locali. Ad esempio, anche se Firenze non è toccata, il tetto del 12% alla possibilità di accedere a forme di finanziamento per l'assunzione di mutui in luogo del vecchio 25% crea nella stragrande maggioranza dei Comuni sotto i 50.000 abitanti, il blocco degli investimenti e quindi di opere e di lavori ancorché già iniziati, causando di fatto in molte realtà il fermo all'economia locale e riaccendendo nell'immaginario collettivo l'idea di spreco e di blocco sine die dei lavori pubblici.
Così di fatto passa l'idea che tutto è contenibile, tutto è riducibile spese e investimenti, e quindi mi viene da chiedere se i servizi sociali e gli obiettivi di miglioramento della qualità della vita della nostra gente non siano considerati, dal nostro Governo, quello che noi li consideriamo, e cioè l'investimento principale istituzionalmente dovuto dalle regole e dalle norme. Ma pur con tutti i motivi di critica che ho richiamato, ci apprestiamo ad una discussione che mi auguro proficua e che aldilà degli schieramenti sia utile alla città e alla comprensione delle scelte.
Essenzialmente l'analisi delle risorse ci ha portato a rendere il nostro fabbisogno compatibile con le entrate pur nella consapevolezza di sacrificare spese su obbiettivi e programmi che sicuramente incideranno, speriamo il minimo possibile, sulla vita civile di ciascuno di noi. Mi sento esentata dal riassumere i capitoli di entrata e di spesa, in quanto gli atti del bilancio meglio delle mie parole possono dimostrare come e dove spenderemo. La relazione previsionale e programmatica racchiude in sé le linee di indirizzo e lo stato di attuazione dei 25 programmi di attività dell'Ente che fanno riferimento alle caratteristiche generali della popolazione, del territorio e dell'economia della nostra città.
Come del resto tutte le scelte operate nell'attuazione di programmi e/o interventi per obiettivi rispondono essenzialmente al programma sul quale è stato eletto il Sindaco e discusso in questi due mesi con la città. Per quanto attiene il Piano degli investimenti nel pieno rispetto dei tetti imposti, sono state operate scelte che privilegiano prioritariamente il tema della mobilità e viabilità puntando sulla tramvia come realizzazione strategica per la città.
Come pure quest'anno abbiamo cercato di trovare uno spazio consistente per investimenti per le alberature ed il verde e sulla riqualificazione di parti significative della città, quali le piazze, sia quelle che hanno visto la progettazione partecipata, sia quelle di particolare rilevanza storico-culturale quale Santa Maria Novella. Continua il programma di messa a norma di edifici scolastici, ma in generale abbiamo dovuto cercare un equilibrio nel fabbisogno e negli interventi, ancorché programmati, proprio per rispettare i parametri relativi agli investimenti e all'indebitamento.
Nel dettaglio ogni consigliere può trovare i vari interventi nell'allegato consegnato considerando anche quelli previsti dai Consigli di Quartiere. A questo proposito vorrei rilevare il grande senso di responsabilità e la grande collaborazione che i Consigli di Quartiere hanno dimostrato nell'operare sui propri bilanci con uno scrupolo ed un rigore che ha consentito alla struttura di calibrare gli interventi e gli investimenti, più in generale i servizi cercando la complementarietà e l'integrazione con progetti e proposte perfettamente compatibili con quelli dell'Amministrazione centrale.
I Consigli di Quartiere hanno avuto infatti come gli altri settori il taglio del 10% sulla parte ordinaria e il mantenimento dello stanziamento per investimenti delle risorse dell'anno 2004. Con queste necessarie premesse, vorrei dare alcune indicazioni che ci hanno permesso di arrivare alla proposta attuale. La nostra è una città di circa 370.000 abitanti che tutti i giorni invece viene "usata" da un numero molto superiore di persone che chiedono attenzione e servizi esclusivamente pagati dai cittadini di Firenze: basterebbe pensare ad esempio allo spazzamento del centro storico.
È da tempo che il nostro Sindaco, in qualità di Presidente dell'ANCI e come primo cittadino di Firenze rivendica, a ragione, la possibilità di incidere sulla contribuzione di scopo o per servizi o per investimenti finalizzati, da parte di chi usa la città. Ma non solo: i Comuni rivendicano anche la piena e consapevole autonomia impositiva, perché con responsabilità saprebbero, con le dovute differenze, incidere sulla fiscalità in modo equo e probabilmente più condiviso, rispetto a quanto viene loro imposto dal Governo centrale.
In aggiunta a ciò forse la riflessione sulla qualità e quantità dei servizi erogati dal nostro Comune dovrebbe partire dalla considerazione che molte delle nostre offerte non nascono e muoiono all'interno delle mura della città, ma come minimo si rivolgono ad una utenza di un'area più vasta. Ad esempio l'ITI-IPIA, dove solo il 30% degli studenti sono cittadini di Firenze, od ancora nel sociale il post-carcere che si rivolge a meno del 20% di fiorentini o ancora l'accoglienza dei minori o tutto il tema della immigrazione, a questo a tutt'oggi viene data soddisfazione attingendo dal bilancio comunale, che sempre di più ha necessità di avere o una maggiore compartecipazione se non addirittura una diretta partecipazione anche per competenza istituzionale, dalla Regione Toscana.
È un problema aperto che deve trovare risposta in un corretto rapporto fra istituzioni e con il giusto riconoscimento del ruolo che Firenze ricopre nell'area vasta e più in generale come capoluogo di regione. Partendo da queste considerazioni abbiamo determinato un monte di risorse che hanno tenuto conto di un'aggiunta di cinque milioni di euro attraverso l'incremento del gettito ICI passando dal 5,6‰ al 6‰ sulla prima casa, aspettando le novità che sarebbero state introdotte dalla Legge Finanziaria.
Quest'anno abbiamo assistito al varo della finanziaria al limite del grottesco. Con il Parlamento che per quattro volte è stato chiamato ad esprimersi in fretta o con il ricorso al voto di fiducia esautorandolo di fatto dal diritto/dovere di discutere ed autorizzare i conti dello Stato e le scelte conseguenti in una sequenza incredibile di annunci di manovra, di manovre, di correzioni e quindi di emendamenti e poi il maxiemendamento presentato al Senato solo in seconda lettura. Successivamente ci sono stati interventi da parte della Corte Costituzionale, della Corte dei Conti e quindi riscritture, perplessità, difficoltà interpretative e come dice il presidente Ciampi "sono leggi illeggibili, che respingono e scoraggiano chiunque - esperti o semplici cittadini - voglia conoscere i contenuti".
Infatti sono 572 i commi che compongono l'unico articolo, una esigenza nata dalle difficoltà a moltiplicare i voti di fiducia e che ovviamente mescolando tutto rende quasi impossibile, per chi legge, trovarne la ratio o più semplicemente la norma che sta cercando. In questo clima ed in queste condizioni abbiamo redatto il nostro bilancio, e in assenza di ogni e qualsiasi concertazione ci siamo visti bocciare tutti gli emendamenti proposti dall'ANCI e di conseguenza l'unica possibilità di incrementare le risorse è rimasta la manovra ICI, perché l'altra manovra indicata dalla finanziaria è quella della rivalutazione catastale che di fatto, presuppone un lavoro d'intesa con l'Agenzia del Territorio e di ricerca degli "immobili di proprietà privata non dichiarati al catasto ovvero la sussistenza di situazioni di fatto non più coerenti con i classamenti catastali per intervenute variazioni edilizie" che avrà necessità di un tempo sicuramente non brevissimo per poter entrare a regime.
Prudenzialmente, non abbiamo inserito alcuna cifra in bilancio, non potendo prevedere né i tempi né l'effettiva portata di questa manovra, ma fin d'ora possiamo affermare che consideriamo la possibilità che l'aumento ICI possa essere azzerato nel caso che l'operazione "rivalutazione catastale" porti ad un introito sufficiente a coprire il fabbisogno. Rispetto alle nostre previsioni ante finanziaria ci siamo trovati di fronte anche alla necessità di ridurre, per quanto attiene il bilancio ordinario, l'introito dagli oneri di urbanizzazione potendo utilizzarne solo il 75%, di conseguenza proponiamo, come previsto dalla finanziaria l'adeguamento dei diritti di istruttoria per le DIA.
Ma per entrare più nello specifico, come è noto si è provveduto al passaggio da TARSU a TIA per poter ottemperare da una parte al dettato della legge, dall'altro consentirci la gestione diretta del contenzioso e recupero ICI avvalendosi del personale che si occupava della TARSU, togliendo mi auguro molti dei problemi che anche in queste ultime settimane hanno occupato le cronache cittadine, con l'invio delle c.d. "cartelle pazze". Se questo però migliorerà il servizio, è evidente che responsabilizza Quadrifoglio nella gestione diretta "degli oneri e degli onori"; ma è altrettanto chiaro che l'impostazione concettualmente diversa fra tassa e tariffa ci ha portato a privilegiare le famiglie per limitare il danno economico di altre manovre fiscali.
Capisco le rimostranze di alcune categorie economiche ma è necessario capire a pieno innanzitutto la ratio della legge "chi più sporca più paga", ma anche che il Comune fra le varie possibilità che aveva per incrementare le proprie risorse non ha toccato nessuna altra tassa o tariffa a carico del mondo produttivo, decidendo di orientare la propria manovra verso l'incremento ICI prima casa. Si rende però necessario, anche in previsione del bilancio 2006, stante l'assoluta assenza di concertazione fra Governo centrale ed Enti locali, rivolgere un'attenzione particolare nell'agire sull'imposizione, prevedendo dall'inizio del 2005 una verifica su tutto il comparto tariffario, a cominciare da dove è possibile e per dove è possibile una concertazione sull'applicazione dell'ISEE.
È comunque chiaro che è richiesto uno sforzo ai cittadini perché ormai i bilanci dei Comuni si reggono essenzialmente sull'imposizione fiscale IRPEF, ICI, tariffe, sanzioni amministrative o condono sempre meno su trasferimenti, anche se dovuto come quello sul TPL. Essendo così formulato il nostro bilancio deve tenere ben presente che le spese, oltre che attenersi al tetto delle risorse, devono essere perfettamente rispondenti, con il massimo rigore e con la massima attenzione, agli obiettivi tracciati dal programma elettorale del Sindaco.
Diventa quindi un obbligo salvaguardare il tetto di spesa per il cosidetto sociale, e pur nell'assurdità operativa, cercare di mantenere l'attuale condizione, non prevedendo incrementi, mentre le richieste e i bisogni sono di segno opposto. La nostra è una città di anziani, una città che ha fatto dell'inclusione e dell'accoglienza una sua bandiera e che si vanta, a ragione, di rispondere il più possibile ai bisogni dei più deboli: oggi per la prima volta non possiamo fare di più dell'anno precedente.
Ed è chiaro che per farlo abbiamo dovuto tagliare molte delle spese inerenti il mantenimento e funzionamento della macchina comunale, abbiamo operato un taglio in tutti i settori chiedendo agli assessori di verificare e di operare sui capitoli di meno impatto sociale, abbiamo analizzato gli spazi di intervento recuperando sulla spesa finanziaria e sulle attività di recupero di evasione. Abbiamo cercato di mantenere i capitoli di spesa riservati ai contributi ad associazioni e/o enti nel settore della cultura, dello sport e del sociale allo stesso livello del 2004, proprio per evitare effetti dirompenti su di un mondo tradizionalmente debole.
Non credo che nel bilancio che presentiamo si possano individuare spese ulteriormente contenibili o sprechi, del resto è difficile sostenere che sia uno spreco se, per esempio, il nostro Sindaco decidesse di spendere per valorizzare il ruolo di Firenze come città operatrice di pace e come punto di incontro delle "genti del mondo"; come non ritengo uno spreco se un assessore partecipasse ad un seminario o promuovesse un convegno senza dover essere tormentato dalla necessità di trovare una sponsorizzazione e probabilmente non sarebbe nemmeno uno spreco se potessimo permetterci noi qualche seminario o qualche convegno in più.
Nelle scorse settimane abbiamo letto sulla stampa cittadina che era sufficiente recuperare risorse riducendo le cosiddette consulenze, argomento del resto del tutto opinabile però, su questo punto anche per rispondere alla Corte dei Conti abbiamo potuto dimostrare che aldilà degli errori madornali più o meno consapevoli che si erano commessi nella diffusione delle cifre, il nostro monte di consulenze è di gran lunga sotto la media nazionale e che molte di queste sono da riferirsi a incarichi professionali finanziati su programmi specifici con risorse ad hoc come il Palazzo di Giustizia o i progetti E-people e E-goverment.
Questo complesso di misure, se da un lato ci ha consentito di chiudere il bilancio, ci ha comunque fatto raggiungere il tetto del possibile; oltrepassare questo limite con ulteriori tagli significherebbe entrare in crisi per quanto attiene la stessa funzionalità della struttura. Un'annotazione, non credo di colore, in questi giorni abbiamo, avuto la comunicazione da parte del Ministero che lo stesso ci rimborserà le spese per gli Uffici Giudiziari del 2001 solo il 68,48% di quelle imputate, nel 2000 era stato il 76,37%, nel 1999 il 78,21%, nel 1998 il 75,03%, occorre quindi riflettere che sul nostro bilancio grava di fatto anche oltre il 30% di quanto imputato e rendicontato ma restituito parzialmente e solo a distanza di tre anni.
È evidente che ai cittadini fiorentini viene chiesto questo ulteriore sacrificio in quanto ad esempio il consolidato 2003 per spese sostenute per gli Uffici Giudiziari ammonta ad € 9.039.570,54, e io ritengo che doversi fare carico di oltre tre milioni di euro sia assolutamente ingiusto. Siamo arrivati al punto di non potersi più fare carico di spese, non controllabili, non nostre a cui altri, a mio giudizio devono assicurare la copertura. Un discorso a parte va fatto per il riflesso diretto e/o indiretto che hanno le nostre partecipate sul bilancio comunale.
Come si evince dagli atti non abbiamo previsto alcun intervento diretto dell'Amministrazione sui risultati delle singole partecipate. Le aziende rappresentano una parte importante nella vita della nostra città e nella gran parte dei casi gestiscono servizi anche primari in stretto rapporto con l'utenza, in altri casi assolvono a funzioni complementari all'Amministrazione ma in ogni caso devono integrarsi con il complesso mondo della governance allargata. La scelta fatta è quella di considerare le aziende nella condizione di provvedere al proprio sviluppo e a favorirne la crescita con politiche adeguate, anche in rapporto con l'area territorialmente competente; e in funzione a ciò, usare meccanismi di controllo in parte attivati, in parte da definire che non possono prescindere dal rapporto tra nominati all'interno dei vari Consigli di Amministrazione e Socio nominante.
Il fine è quello di evitare di trovarsi nella condizione di dover provvedere a sistemare situazioni di crisi con procedure di intervento diretto o di ricapitalizzazione. Nella grande maggioranza dei casi possiamo e dobbiamo intervenire nel momento della formazione delle scelte, evidentemente, per la quota societaria che rappresentiamo, ma tenendo conto che per il fatto di essere il Comune di Firenze, questo deve rappresentare di per sé un valore aggiunto proprio nella definizione delle strategie aziendali e nel rapporto con gli altri soci.
In questo senso è stata prevista dal Sindaco una riunione con i nostri nominati, proprio perché le nostre Aziende, ognuno per la propria specificità e per quello che rappresentano, devono sentirsi integrate in un progetto più complessivo che è quello del governo della città. Per alcune di queste è forte il bisogno di definire strategie più complessive anche in rapporto all'area e complementariamente con settori dell'Amministrazione comunale, ancorché con altre Aziende partecipate o no.
L'esempio classico è la viabilità/mobilità/sosta/trasporto ed in questo senso ci stiamo muovendo, proprio per evitare eccessive frantumazioni negli interventi che in qualche modo possono avere ricadute negative sulle singole organizzazioni aziendali e di conseguenza sugli stessi bilanci. A breve va ripreso il progetto per l'attivazione dell'osservatorio sui servizi, previo confronto con il Consiglio Comunale, proprio nell'ottica della razionalizzazione e della complementarietà. Sarà necessario favorire il controllo all'interno, potenziando la struttura, in rapporto con gli altri soggetti interessati, specialmente quelli pubblici, creando un costante punto di riferimento anche per la complessa e articolata realtà comunale, nella definizione dei contratti di servizio, nella definizione dei corrispettivi, nell'analisi dei vari piani d'impresa e dei bilanci preventivi e consuntivi che se analizzati con un'ottica più complessiva possono dialogare in modo sinergico con lo stesso bilancio comunale.
Nel chiudere vorrei esplicitare al Consiglio che sarà indispensabile, così come suggerito dai Sindaci Revisori, tenere sotto stretto controllo il nostro bilancio, sia nella parte entrate che nelle spese. Occorre avere risposte celeri o precise per quanto attiene la ripartizione del Fondo Nazionale Trasporti, prudenzialmente stimato allo stesso livello del 2004, ma che potrebbe avere effetto, mi auguro, positivo sull'insieme del bilancio comunale. Ma soprattutto è il controllo sulla spesa, che dovrà essere monitorato con la massima attenzione sapendo che esistono alcune sofferenze di cui tener conto.
Comunque la prima variazione di bilancio sarà l'occasione per un approfondimento, io credo anche politico, sul rapporto fra stato centrale e autonomie locali. In queste settimane abbiamo lavorato molto sia localmente, per poter arrivare oggi a discutere il bilancio, sia nazionalmente cercando di far sentire la nostra voce nella costruzione della Legge Finanziaria, trovando una unità di intenti ed una rinnovata solidarietà fra i Comuni, che aldilà della coloritura politica, rappresenta di per sé un valore aggiunto, credo da non sottovalutare, e da non mortificare perché il farlo è di fatto la mortificazione delle aspettative e delle speranze delle nostre genti".