Assistenza sanitaria e sociale su misura delle persone affette da scompenso cardiaco. E' quanto prevede un progetto delle quattro società della salute dell'area fiorentina insieme all'Azienda sanitaria locale presentato questa mattina a Palazzo Vecchio dall'assessore alle politiche sociosanitarie e presidente della Società della Salute Graziano Cioni e da Luigi Marroni, direttore dell'Azienda sanitaria fiorentina. Erano presenti anche i presidenti della Società della Salute sud-est e Mugello Luciano Bartolini e Marzia Gentilini, Massimo Milli coordinatore del gruppo di lavoro sullo scompenso cardiaco dell'Azienda sanitaria fiorentina e Vittorio Boscherini, rappresentante dei medici di medicina generale.
"Questo progetto - spiega l'assessore Cioni - è il primo di una serie di iniziative messe a punto dal coordinamento delle Società della salute dell'area fiorentina e dell'Asl nell'ottica dell'integrazione delle prestazioni e del miglioramento dei servizi al cittadino. Nello specifico si tratta di un progetto molto rilevante perché lo scompenso cardiaco rappresenta oggi una patologia di grandissimo impatto sociale ed assistenziale". Il numero delle persone affette da tale patologia è infatti estremamente elevato e, spesso, poco conosciuto: ne soffrono circa 11 uomini su 1.000, di età superiore a 65 anni.
Rappresenta poi una delle più frequenti cause di ricovero: nel 2003 sono stati 3.077 i ricoveri effettuati nei ospedali cittadini solo fra i residenti nell'area fiorentina. "Gli obiettivi - aggiunge l'assessore Cioni - sono migliorare la qualità della vita degli ammalati e ridurre il numero dei ricoveri per scompenso cardiaco". La novità dell'iniziativa sta nel percorso individuato ispirato al CHRONIC CARE MODEL, ovvero il modello di gestione delle patologie croniche sostenuto anche dall'Organizzazione mondiale della Sanità.
"Si tratta di un percorso assistenziale integrato ospedale-territorio - spiega il direttore dell'Azienda sanitaria Marroni - che vuole passare da un modello che punta a intervenire sugli episodi acuti della malattia a uno invece che agisce sulla patologia cronica, come è appunto lo scompenso cardiaco". Questa patologia, in genere conseguenza di altri problemi cardiaci, presenta alcuni aspetti particolarmente critici. Prima di tutto colpisce essenzialmente pazienti anziani con una tendenza a successive ricadute e quindi a nuovi dei ricoveri: il 57% dei pazienti presenta torna infatti in ospedale dopo 6 mesi da quando è stato dimesso.
E' quello che in termini tecnici si chiama instabilizzazione della malattia, fenomeno che determina un aumento della mortalità a 4 anni dal 25% al 60%. Tra le cause dell'instabilizzazione spicca il disagio sociale che comporta scarsa assistenza, informazioni igienico-sanitarie insufficienti, alimentazione inadeguata. Altri aspetti critici della patologia dello scompenso cardiaco riguardano la scarsa programmazione degli interventi di controllo dopo la fase ospedaliera, la scarsa aderenza alla terapia prolungata da parte del paziente che, tra l'altro, è frequentemente affetto anche da disturbi di tipo cognitivo (demenza senile) e la scarsa adesione alle linee guida da parte degli operatori sanitari.
Per superare queste difficoltà è stato elaborato un percorso assistenziale integrato ospedale-territorio basato appunto al modello di gestione delle patologie croniche. Le malattie croniche, delle quali lo scompenso cardiaco, è una delle forme che meglio si prestano ad un modello assistenziale diverso, rappresentano un onere assistenziale notevole: la maggiore aspettativa di vita, le migliori condizioni sociali e sanitarie, le nuove terapie hanno di fatto determinato una crescita continua del carico assistenziale legato a queste malattie.
Diversamente dalle malattie acute necessitano non solo di una risposta sanitaria di tipo ospedaliero, ma soprattutto di una presa in carico ambulatoriale e "territoriale" in senso ampio, laddove per "territoriale" si intende anche il contributo che la comunità può offrire (volontariato, associazioni dei malati, terzo settore). La Società della Salute, quindi, ben si inserisce in questo contesto e può rappresentare una struttura di coordinamento e di integrazione fra i vari soggetti. In concreto, con la collaborazione dei medici di famiglia, sarà costituito un registro dei pazienti affetti da scompenso cardiaco (con conseguente passaggio da una medicina di attesa ad una di iniziativa) e quindi a controlli programmati sulla base della gravità della malattia.
In questo modo il medico di medicina generale rivestirà un ruolo fondamentale nella gestione della malattia e nella prevenzione delle ricadute. Ma sarà rilevante anche il coinvolgimento degli infermieri in un livello assistenziale molto elevato (monitoraggio domiciliare dei pazienti più anziani o più gravi, coordinamento fra il medico di base, gli specialisti e la famiglia ). Saranno poi organizzati incontri di gruppo dei pazienti con gli operatori per informare gli ammalati su come gestire la malattia.
Infine l'omogenizzazione del percorso in ospedale del paziente attraverso la stesura di linee guida applicate nei nosocomi dell'Azienda sanitaria.