Pubblico e privato per guardare alla persona, per far crescere le organizzazioni del terzo settore e per entrare sempre più in sinergia con le Istituzioni. Questa la peculiarità e la forza di un mondo che da sempre caratterizza la storia della Toscana, come conferma una ricerca Irpet, affidata dalla Commissione Sanità del Consiglio regionale. Uno studio che ricostruisce le modalità di affidamento dei servizi alla persona alle organizzazioni del terzo settore ed i rapporti col pubblico, interpellando alcuni testimoni privilegiati e trovando nella nostra regione un humus particolarmente fertile; come si legge nel testo: “qui un maggior livello di intervento da parte della sfera pubblica nell’ambito della regolazione politica dei sistemi locali di welfare ha stimolato una maggiore integrazione tra pubblico e privato”.
“Questa indagine sottolinea la storia e la ricchezza della nostra Regione, dove il terzo settore è riuscito a integrarsi col sistema di welfare pubblico e ad avvalersi di operatori con alta professionalità – ha affermato il presidente della Commissione Sanità Federico Gelli (La Margherita) – Siamo conviti che il percorso di riordino normativo, sia sulle politiche sanitarie che sociali, debba tener conto di questa grande ricchezza e lo sforzo del legislatore va in questo senso, a partire dalle Società della Salute.
Potrebbe essere un auspicio per il futuro – ha concluso Gelli - costituire una vera e propria legge quadro che valorizzi appieno la realtà del terzo settore”. Ma quale definizione dare al terzo settore? Il mondo del terzo settore è composto da associazioni di promozione sociale di vario tipo, dalle cooperative sociali e dalle organizzazioni del volontariato. Mentre le associazioni ed il volontariato si fondano sullo slancio motivazionale degli associati, le cooperative garantiscono invece un elevato livello di flessibilità e professionalità, perché gestite come vere e proprie aziende.
Se il volontariato è più forte nel settore socio-assistenziale (con erogazione di servizi a favore dell’immigrazione, della povertà e dei giovani), le cooperative hanno il loro maggior raggio di azione in ambito socio-sanitario (disabili, anziani e salute mentale). Una panoramica che guarda a cinque aree di servizi: alla persona (di assistenza e socio-sanitari); per l’ambiente ed il territorio; culturali; ricreativi, sportivi e del tempo libero; di promozione delle comunità locali. Una panoramica eterogenea ed ambivalente che evidenzia l’operatività del terzo settore.
La geografia del terzo settore in Toscana è particolarmente vivace e ricca. Dal 1998 al 2002, come sottolinea la ricerca Irpet, fermo restando che il volontariato è la tipologia più presente sul territorio, la crescita del terzo settore si deve soprattutto all’associazionismo, che passa da 342 a 1670 unità, mentre le cooperative crescono del 59 per cento ed il volontariato del 24,3. Guardando alle province toscane, la geografia del terzo settore si concentra nelle province di Firenze e Pisa (circa il 18 e il 17 per cento del totale nel 2002) e in quelle di Lucca ed Arezzo (il 14 ed il 10 per cento), con Grosseto che conta meno organizzazioni (il 4,4 per cento del totale).
In Toscana inoltre, sempre tra il 1998 ed il 2002, si registra un aumento del numero delle organizzazioni del terzo settore pari al 79,2 per cento, con una crescita più consistente nelle province di Pisa e Massa Carrara, seguite da Livorno, Arezzo e Pistoia. (ps)