firenze- Oltre 240 chilometri di tracciato, senza contare deviazioni ed itinerari secondari, possibili ed auspicabili, lungo gli affluenti principali del fiume; 4 amministrazioni provinciali e 48 amministrazioni comunali interessate al progetto; una prima mappa, divisa in 31 tavole, di quello che potrà essere la pista ciclabile che si snoderà dalle sorgenti al mare, dal parco delle Foreste Casentinesi al parco di Migliarino-Massaciuccoli-San Rossore. Sono questi i primi importanti punti fermi della “Ciclopista dell’Arno”, a lungo solo un’idea accarezzata da gruppi di cicloturisti sul modello di numerose esperienze da tempo maturate in vari paesi europei, e adesso finalmente progetto concreto, che oggi ha fatto registrare la prima importante tappa.
Su iniziativa dell’assessore all’ambiente Tommaso Franci, infatti, questa mattina sono stati convocati a Palazzo Bastogi tutte le amministrazioni competenti e tutti i soggetti interessati, per sottoporre alla loro attenzione una proposta di itinerario studiata dagli uffici regionali, sulla base dei tratti di ciclabile già esistenti, di quelli comunque già progettati dalle singole amministrazioni e dei percorsi esistenti adattabili alla mobilità su due ruote: tratti che in pratica rappresentano già oltre il 70 per cento dell’intero itinerario, pari a quasi 170 chilometri.
Nell’occasione è stato discusso anche un protocollo di intesa Regione-enti locali per definire compiti e competenze per la realizzazione del progetto e per condividere in via definitiva il tracciato, le sue caratteristiche,la segnaletica e cartellonistica, istituendo un tavolo istituzionale che consenta di portare a termine l’ipotesi di tracciato avviando il confronto sulle forme di gestione.
“A questo punto la Ciclopista dell’Arno non è più un sogno, uno dei tanti progetti che si abbozzano e poi si dimenticano in un cassetto – spiega Franci – Il lavoro presentato è la dimostrazione di quello che è stato fatto e di quello che potrà essere fatto.
Presto, sono convinto, la Ciclopista dell’Arno potrà diventare davvero una possibilità effettiva sia per i cittadini toscani che, grazie ad essa, potranno sperimentare e vivere una mobilità meno stressante ed inquinante come quella a due ruote, sia per i turisti che, in bicicetta, potranno scoprire la Toscana in un modo del tutto diverso”.
Le grandi esperienze europee
In Italia quella delle grandi piste ciclabili – non limitate cioè a percorsi cittadini e capaci di proporsi come un’attrattiva turistica – è un’esperienza ancora molto limitata.
C’è insomma poco da segnalare, tranne un tratto importante dell’Adige e una parte del delta del Po. Completamente diversa è la situazione in Europa, dove sempre più numerosi sono i paesi e le regioni europee che hanno deciso di scommettere sulle grandi ciclabili e sul turismo in bicicletta impegnandosi sensibilmente sia sul terreno degli investimenti strutturali che della promozione. Una scelta che si è dimostrata vincente, in termini di presenze, immagine, valorizzazione di aree marginali rispetto alle più consolidate (e scontate) rotte turistiche, oltreché, ovviamente, di diffusione di una mobilità ambientalmente sostenibile.
Olanda, Danimarca, Germania, Svizzera, Austria, Finalandia sono paesi che da tempo possono contare su un'ottima rete di piste ciclabili, su percorsi in gran parte alternativi alla rete stradale. Altre realtà sono meno conosciute: dagli itinerari ciclistici nella puzsta ungherese alle ciclabili sul Baltico, dai percorsi battello più bici nella zona del Bordeaux alle possibilità offerte da isole come Minorca e Formentera con le loro piste che rappresentano un richiamo non secondario delle Baleari.
Paesi fino a poco tempo fa nella stessa situazione dell’Italia si sono rapidamente mossi in questi anni: è il caso della Spagna, che ha avviato un ambiziosissimo piano di trasformazione delle linee ferroviarie dismesse in ciclabili.
L’Europa è ormai attraversata da percorsi ciclabili di centinaia di chilometri, per esempio quello che unisce Berlino a Copenaghen, oppure quello che da Innsbruck consente di arrivare fino a Budapest.
In genere sono i fiumi i grandi protagonisti di un cicloturismo da anni in costante crescita in tutta Europa, componente significativa di una domanda sempre più diffusa e motivata di vacanze-natura caratterizzate dalla ricerca di itinerari, ritmi, attrattive diverse da quelle più tradizionali.
Il Reno è ciclabile praticamente per intero, dalla Svizzera fino al Mare del Nord, e così pure il Danubio, dalle sorgenti fino all’Ungheria, su un itinerario che fa registrare migliaia di presenze ogni giorno.
Ma non si contano i fiumi che si offrono alle due ruote, dalla Mosella alla Drava, dalla Moldava all’Elba.
Ed è un fatto importante anche dal punto di vista di un corretto rapporto con i grandi corsi d’acqua. “Una ciclabile – spiega Franci - rappresenta una garanzia contro ogni tentazione edificatoria Ed e’ pure una buona motivazione per ripulire gli argini e rinaturalizzare le sponde; un esempio di come sia possibile non solo tutelare l’ambiente, ma anche metterlo in sintonia con l’economia; di come sia possibile vivere un fiume non come una minaccia, ma come un’opportunità”.
Il progetto
Di una ciclabile che segua tutto il corso dell’Arno si parla già nel Piano regionale di azione ambientale approvato lo scorso marzo.
“Sull’Arno – spiega questo documento – sono situati i principali centri urbani e lungo il suo corso corrono importanti infrastrutture stradali e ferroviarie. L’effetto di questa pesante pressione ambientale si traduce in un depauperamento delle risorse ambientali del fiume”. Al contrario “lo sviluppo dei percorsi ciclabili lungo le sponde e nelle immediate vicinanze del fiume costituisce l’ossatura sulla quale costruire il cosiddetto corridoio fluviale, sul quale sono mantenuti sufficienti livelli di naturalità”.
Il Piano prevedeva, in una prima fase, la ricognizione dei tratti già esistenti, di quelli in fase di progettazione o realizzazione, e comunque di tutte le idee già sviluppate su percorsi ciclabili lungo l’Arno.
Questo monitoraggio si è poi esteso anche a possibili itinerari non ciclabili, ma che comunque hanno caratteristiche tali da potersi facilmente “adattare” ad una mobilità sicura su due ruote. I vari tasselli di questo mosaico sono stati ora ricomposti in un unico quadro che contiene anche le proposte per i tratti mancanti del tutto. Le 31 tavole riportano così un percorso con varie colorazioni: viola se adatto solo alle mountain-bike (si tratta solo del primo tratto alla sorgente), rosse se relativo a piste ciclabili già esistenti, arancione se relativo a piste ciclabili già progettate, verde nel caso di percorsi esistenti adattabili.
La colorazione in giallo, invece, riguarda le ipotesi di percorso.
Un'altra azione prevista dal piano riguardava l’individuazione della segnaletica e della cartellonistica più appropriata. Una proposta in questo senso è già da oggi disponibile e proposto nella prima pubblicazione che a Palazzo Bastogi è stata illustrata alle amministrazioni interessate.