Nei primi anni 80 per andare in bicicletta all’università passavo sempre da via Milanesi, dove su un muro campeggiava il nome “Rael” vergato con una bomboletta di vernice. L’autore di quella scritta era sicuramente un appassionato dei Genesis.
Così infatti faceva sempre sui muri della metropolitana l’omonimo protagonista di “The lamb lies down on Broadway”: “Rael, empirial aerosol kid”, come si autodefinisce in quella prima, bellissima, canzone che apre il disco e che descrive la vita della New York all’alba di un nuovo giorno.
La genesi di questa opera è stata molto difficoltosa: Peter Gabriel se ne era già andato via e rientrò nel gruppo più per le pressioni dell’entourage che per quelle degli altri compagni, i quali, anzi, non fecero nulla perchè ciò accadesse.
I tempi erano maturi per un concept-album, e tra le tante proposte fu scelta la discesa del giovane Rael nella giungla di una New York trasfigurata, piena di strani esseri e bizzarri personaggi.
Ci fu una rigida divisione dei compiti: Gabriel scrisse tutti i testi e gli altri la musica. Questa regola ha avuto solo un paio di eccezioni: il cantante è autore della musica di un paio di brani (“hairless hearth” e “the chamber of 32 doors”), mentre Banks e Rutherford aiutarono il cantante a terminare la quarta facciata.
Era assolutamente normale per i Genesis raccontare storie o leggende (pensiamo fra le altre a “The fountain of Salmacis”, “the Knife”, “Get’em out by friday”), ma dopo la non felice esperienza di “From Genesis to Revelation” (che rappresentò il loro debutto discografico e che NON si può considerare veramente un album dei Genesis!) non si erano mai cimentati in una storia lunga un intero album. Non solo, ma il materiale raccolto fu talmente tanto da decidere di fare un album doppio.
Non so se si può considerare The lamb lies down on Broadway il migliore disco della gloriosa band londinese, ma di sicuro è uno degli album più importanti e più ambiziosi degli anni ’70, e senz’altro il più discusso fra quelli dei Genesis: tra gli stessi fans alcuni lo considerano il capolavoro assoluto, altri un momento da dimenticare.
La critica più frequente è che con “The lamb...” il gruppo abbia voluto strafare: la sua lunghezza può riuscire un pò pesante, in particolare nelle lunghe parti strumentali della seconda parte, tacciate di prolissità.
Il risultato nella lunga serie di spettacoli dal vivo che furono fatti tra il ’73 e il ‘74 è stato comunque eccezionale. Non l’ho potuto vedere, ma ne possiedo alcune registrazioni audio arrivatemi chissà come. Purtroppo negli spettacoli dei Genesis (sì, spettacoli – non possono essere considerati soltanto dei concerti!) la musica era una parte del tutto e quindi la sola testimonianza audio fa mancare qualcosa.
Quel qualcosa che oggi “The Musical Box”, la cover band ufficiale dei Genesis, tenta di rioffrirci, a 30 anni dalla sua prima rappresentazione. “The Musical Box” ha ottenuto la licenza di riprodurre “The lamb lies down on Broadway” da Peter Gabriel in persona. Il gruppo cerca infatti di ricreare in maniera perfetta (quasi maniacale...) gli show dei Genesis in tutti gli aspetti, dagli effetti speciali, al palco, alle luci e ovviamente alle maschere e ai trucchi di Peter Gabriel, per far rivivere le sensazioni di uno spettacolo stupendo di cui esistono poche testimonianze dirette.
La tournee, partita in ottobre dal Nordamerica, approderà in Italia in gennaio per poi girare fino a maggio in tutta Europa. A Firenze saranno al Saschall il 19 gennaio.
Aldo Pimobino