Arezzo – In Italia è l’unico caso di Servizio di Cure Palliative interamente finanziato da un’associazione privata e donato alla sanità pubblica. Accade ad Arezzo, dove domani, sabato 4 dicembre, debutta ufficialmente il progetto SCUDO, un servizio di assistenza per malati terminali costituito da un’équipe di tre medici, altrettanti infermieri e uno psicologo. Lo gestisce la locale Asl 8. Ma la vera novità è appunto che il conto, 150 mila euro l’anno, va tutto a carico dei soci del CALCIT, Comitato Autonomo Lotta Contro i Tumori, un ente morale diventato in pochi anni uno dei motori pulsanti della città.
La cerimonia è in programma dalle 9,30 alle 12,30 alla Borsa Merci (Piazza Risorgimento) con tutte le massime autorità cittadine e regionali schierate a celebrare non solo un importante evento locale, ossia un servizio ormai indispensabile in una società davvero rispettosa del malato, bensì un nuovo modello di collaborazione tra volontariato e istituzioni sanitarie destinato ad affermarsi ben oltre i confini di Arezzo.
Presenti, dunque, il prefetto Anna Maria Sorgi, il sindaco Luigi Lucherini, il vescovo Gualtiero Bassetti, il presidente della provincia Vincenzo Ceccherelli, l’assessore regionale alla Sanità Enrico Rossi, il direttore dell’Istituto Tumori Toscano Gianni Amunni e, ovviamente, i tre protagonisti principali dell’iniziativa: il direttore generale della Usl 8 Luciano Fabbri, il presidente del Calcit Gianfranco Barulli e Marcello Roggi, presidente della coop Work 2000 cui fanno capo gli operatori e l’organizzazione logistica del progetto SCUDO.
“E’ un’iniziativa che riduce i ricoveri in ospedale e comporta dunque non solo minori costi per la sanità pubblica, ma anche una migliore qualità della vita per i pazienti”, dice Pierdomenico Maurizi, specialista in cure palliative della Usl e responsabile del progetto.
“Dei circa 300 malati terminali che ogni anno si contano ad Arezzo”, aggiungono Barulli e Roggi, “contiamo di poterne assistere almeno 250.
Inizieremo con il territorio comunale per allargarci eventualmente alla provincia”.
SCUDO è in realtà solo l’ultimo dei grandi progetti finanziati dal Calcit che dal 1978, anno della fondazione, ha donato al sistema sanitario e assistenziale di Arezzo strutture per un valore di oltre 18 milioni di euro. Un breve elenco parla di ben due centri oncologici, di un centro di radioterapia, di un centro angiografico. Tutti comprensivi di strumentazione completa tra cui ecografi, TAC, attrezzatura per chirurgia endoscopica e microscopica.
Entro l'anno verrà attivato anche il servizio PET-TAC (il secondo della Toscana), un detector speciale capace di segnalare masse tumorali di dimensioni millimetriche, dunque preziosissimo per intervenire in tempo.
Tutto ciò in virtù delle ultime volontà di una giovane vittima del cancro, Armando Sassoli, scomparso nel 1978 all’età di 24 anni. “Era mio cognato”, ricorda Barulli che all’incarico di presidente del Calcit alterna il lavoro di negoziante di giocattoli, “Prima di morire chiese alla madre che non si spendessero soldi per i fiori, bensì per alleviare la sofferenza dei pazienti.
Cominciò con una raccolta di fondi che fruttò oltre 3 milioni di lire. Oggi siamo 250 soci di ogni ceto e professione che rappresentano tutta Arezzo. L’autonomia dai partiti e da altri centri di potere è la nostra forza. La città ci rispetta e ci premia. Le nostre entrate, in media 500 mila euro l’anno, vengono soprattutto da offerte in memoria, donazioni e lasciti. Finanze che poi investiamo unicamente per accrescere la qualità della vita dei nostri concittadini. Per SCUDO non sono previste scadenze di tempo”.
Il Calcit è peraltro già diventato esempio da imitare.
Al punto che ne sono già nati altri in Val di Chiana, Casentino, Valdarno. Tutti rigorosamente autonomi. Altri ancora si stanno costituendo nelle province vicine. Così come si moltiplicano i cloni del Mercatino dei ragazzi (ne partecipano oltre 1500) che è l’altra grande attività del Calcit e che una volta all’anno mobilita l’intera Arezzo.