Firenze - Il Tribunale di Torino ha condannato ieri a 1 anno e 10 mesi con la condizionale il collega della Juventus, dottor Riccardo Agricola, per “abuso di farmaci”, assolvendo l’amministratore delegato Antonio Giraudo.
Senza alcun spirito polemico nei confronti della Magistratura e senza alcuna intenzione di entrare nel merito della sentenza di cui occorre peraltro attendere le motivazioni, la Libera Associazione dei Medici Italiani del Calcio (LAMICA) ricorda tuttavia che si tratta soltanto di un giudizio di primo grado, suscettibile di essere corretto in appello.
Esprime pertanto piena solidarietà al collega Agricola, professionista stimato e noto per la preparazione, la correttezza e il rispetto degli atleti.
L’Associazione ricorda inoltre il ruolo di avanguardia assunto nella battaglia contro il doping e l’azione condotta in questi anni in particolare per l’adozione di più severe procedure di controllo (test a sorpresa, analisi incrociate sangue/urine), poi effettivamente adottate dalla Federazione Italiana Gioco Calcio.
Per quanto riguarda la problematica dell’“abuso di farmaci”, la formula, com’è del tutto evidente, non stabilisce alcun limite quantitativo al quale fare sicuro riferimento e nella sua apparente genericità compromette di fatto il potere discrezionale del medico, il solo a poter giudicare se in un determinato momento si possano o meno assumere certe sostanze e in quali dosi.
In caso contrario, il medico si troverebbe paradossalmente esautorato e messo nell’impossibilità di esprimersi proprio sul terreno specialistico del quale è titolare.
La Libera Associazione dei Medici Italiani del Calcio non può dunque che mettere in guardia da questa palese incongruenza che rischia, oltretutto, di rendere inefficace la stessa azione di vigilanza che il medico del calcio si è assunto.