Il diffondersi della dietrologia, della paranoia del complotto, è una costante della cultura e della società americana che è stata ampiamente testimoniata nel corso degli anni da un certo cinema . Da “I Tre giorni del Condor”, a “ J.F.K.”, a “ Tutti gli Uomini del Presidente” sino a “Ipotesi di Complotto” del 1997 dove Mel Gibson, ex-agente dei S.S. condizionato da essi come si potrebbe fare con una cavia,derubato della memoria a suon di botte,di droghe e di lavaggi del cervello,si trova ad ipotizzare un complotto di taglio veramente fantascientifico ai danni del Presidente degli Stati Uniti Adesso l’uscita nelle sale di The Manchurian candidate , rinnova , per così dire, l’attenzione verso questo tema .
Il film è un remake attualizzato di un film di John Frankenheimer del 1962 con Frank Sinatra e Laurence Harvey , un thriller politico e «fantascientifico» che non faceva campagna esplicita per Kerry, ma si pone come la spiegazione-decostruzione lucida e perfetta dello «stato maggiore politico più pericoloso del dopoguerra. La storia, tratta dal libro di Richard Condon, vede protagonista il maggiore Ben Marco (Denzel Washington), reduce della Guerra del Golfo, che è preda di costanti allucinazioni, amnesie e paranoie classificate come "sindrome del Golfo In realtà questi sogni sono comuni a tutti i membri della sua squadra operativa nota come la "pattuglia perduta" a causa di un'azione di guerra che li aveva dati per dispersi per due giorni.
Gli uomini si erano salvati grazie al coraggioso intervento del sergente Shaw (Liev Schreiber) che riceve la Medaglia d'Onore del Congresso. Raymond Shaw è oggi un eroe, figlio di una delle più potenti famiglie della politica Americana, in corsa per la Casa Bianca, grazie soprattutto alla pressione esercitata dalla madre (Maryl Streep ) anche lei senatrice. Ma quando i compagni del Maggiore Marco iniziano a sparire ed i suoi sogni assomigliano sempre di più ad allucinazioni, mentre i ricordi iniziano a sfumare, i dubbi si fanno sempre più pressanti e forse i fatti dell'epoca non si sono svolti come tutti li ricordano, ma ai sopravvissuti è stato fatto un lavaggio del cervello, o forse no.
L'attualità del film la ritroviamo più che nella manipolazione mentale, che ha avuto il suo periodo d'oro negli anni Settanta, nella presenza di un fondo monetario - il Manchurian appunto - in grado di manipolare la politica per fini personali. Il regista Jonatah Demme evidenzia le analogie con la situazione che stiamo vivendo e sottolinea come la necessità della popolazione di riconquistare un senso di sicurezza porti a spingersi verso chi è disposto a cancellare le insicurezze anche al costo di una consistente perdita della libertà personale.
Ottimo film ,buon ritmo ,attualità del tema e una Maryl Streep in forma strepitosa, il cui personaggio è certamente uno dei più inquietanti mai interpretati dall’ attrice.
Alessandro Lazzeri