Tre nuove sale completamente ristrutturate con la migliore strumentazione tecnologica a disposizione dei professionisti. E’ stata inaugurata questa mattina la nuova radiologia del Dea, dipartimento emergenza accettazione, dell’ospedale San Giovanni di Dio di Torregalli. Il complesso è costituito da una macchina per Rx tradizionale digitalizzata, un’altra per la diagnostica ecografica e una Tac spirale multistrato. Queste apparecchiature consentono di far fronte alla grande richiesta del pronto soccorso dell’ospedale, secondo per numero di accessi dopo il policlinico di Careggi.
La radiologia del pronto soccorso del S. Giovanni di Dio ha svolto nel 2003, 45.000 prestazioni (Rx,eco, tac) e altre 23.000 circa nei primi sei mesi del 2004. Rispetto al passato le nuove apparecchiature radiologiche forniscono prestazioni di alta affidabilità diagnostica con una qualità superiore. Vantaggi soprattutto per i cittadini che hanno risposte più sicure e in tempi più brevi. La vicinanza dei nuovi spazi di radiologia ai locali del Dea, inoltre, garantisce un percorso sanitario più breve e con minori rischi.
“Un altro tassello è andato al suo posto – sottolinea il direttore generale dell’Azienda Sanitaria di Firenze Luigi Marroni – L’ospedale San Giovanni di Dio con questi nuovi strumenti di diagnostica fa un bel salto verso la qualità della risposta sanitaria. Non ci fermeremo e andremo avanti, nei prossimi mesi, nel potenziare i nostri ospedali con opere di ristrutturazione e apparecchiature di alta qualità tecnologica”.
Potremmo definirla la “torre di controllo” del cuore.
Si tratta della nuova Unità di Terapia Intensiva Cardiologica del policlinico Santa Maria alle Scotte, attivata all’interno dell’Unità Operativa di Cardiologia Ospedaliera, diretta dal dottor Roberto Favilli. E’ una struttura dotata di tecnologie particolari che permettono di monitorare 24 ore su 24 gli 8 pazienti ricoverati in condizioni critiche, attraverso tecnologie via cavo, e 12 pazienti ricoverati in reparto attraverso un sistema elettrocardiografico telemetrico, cioè con segnali che si trasmettono a distanza attraverso un sistema di antenne speciali.
Un impianto di videosorveglianza consente di avere sotto controllo in qualsiasi momento un’area attigua alla UTIC, dedicata a pazienti “cronicamente critici”. Non solo, c’è anche la possibilità di avere un elettrocardiogramma a 12 derivazioni, cioè attraverso 12 diversi “punti di vista elettrici” del cuore, in tempo reale o in fasi precedenti. “Abbiamo realizzato una struttura che risponde a un nuovo approccio nella cura delle malattie del cuore – spiega il dottor Favilli – non solo infarto miocardico acuto e sue complicanze, cioè le cosiddette sindromi coronariche acute, ma anche pazienti con scompenso cardiaco refrattario in attesa di trapianto, affetti da aritmie maligne, pazienti con dissezione dell’aorta o embolia polmonare e pazienti che hanno effettuato particolari e recenti interventi cardiochirurgici”.
Nel 2004 in terapia intensiva cardiologica sono stati effettuati 880 ricoveri e di questi il 26% per sindromi coronariche acute, il 21% per infarto, l’8% per infarto complicato e il restante 45% per le patologie emergenti come lo scompenso cardiaco refrattario, che richiedono una permanenza maggior in terapia intensiva. Un forte investimento da parte dell’Azienda Ospedaliera: 300.000 euro per l’UTIC e circa 200.000 euro per la sala di elettrofisiologia, una novità che aumenta le potenzialità della cardiologia delle Scotte.
“L’elettrofisiologia interventistica – aggiunge Favilli – ci permetterà di effettuare la terapia elettrica delle aritmie, oltre all’impianto di pace-maker o defibrillatori automatici con caratteristiche tecnologiche avanzate. Attraverso l’inserimento di cateteri all’interno delle cavità cardiache e l’invio di energia a radiofrequenza che aumenta la temperatura in un’area ben precisa e di minime dimensioni, possiamo eliminare alcune aritmie cardiache, con un successo superiore al 90% dei casi”.
Un progresso notevole nella cura dell’insufficienza cardiaca e nella prevenzione della morte improvvisa aritmica. “Le risorse investite in questo settore – conclude Favilli – permettono alle Scotte di essere al passo con il futuro della medicina cardiologica e con le più moderne strategie di trattamento delle cardiopatie”.