E’ l’incontro drammaturgico di vari generi come la musica, la danza, la prosa, la filosofia; è un concerto – saggio - atto unico, un gioco teatrale, insomma un guazzabuglio di riflessioni attorno al Tempo: tema “caro alle donne”, così quotidiano e così indefinibile, che coinvolge tutti e tutti governa. Il tempo è un passo di danza, ma è anche lo spazio di una vita. Il tempo che trascorre è una ruga in più sulla faccia, ma è anche la cavalcata della storia. E da che parte sta il futuro? Magari Dio si diverte a giocare a dadi, come ebbe a dire Einstein, e allora….
Con lo stile ironico che caratterizza da sempre il teatro di Lucia Poli, l’argomento viene rimbalzato da un angolo all’altro del palcoscenico, tra musica, movimenti, bisticci, aforismi, digressioni liriche, filastrocche esilaranti. Ci sono due donne che rappresentano due età della vita: la madre – Lucia Poli – e la figlia – Roberta Cartocci – che si confrontano e si scontrano con le parole di Lidia Ravera. Poi c’è un personaggio come Remo Remotti, grande caratterista, comico romano che tace o straparla nei toni del surreale e del grottesco.
C’è il momento della riflessione, tra favola poetica e filosofia, e ci sono le musiche originali composte da Andrea Farri e Giovanni Zappalorto, eseguite dal vivo da Giovanni Zappalorto. Le idee, le ansie, le paure, le tensioni emozionali e i desideri relativi al fluire degli attimi o degli anni o dell’acqua del fiume, trovano corpo in personaggi che si danno la mano come in un curioso girotondo. Su tutti vola bassa l’ala del Tempo che sta dentro di noi e sta fuori di noi…