Il percorso espositivo inizia con due lavori di Paolo Masi entrati recentemente in Collezione.
Nella Sala Zero l'artista presenta In ordine sparso (Trasparenze), 2004, un'installazione, che si sviluppa su tre pareti, formata da 111 lastre in plexiglas dipinte con vernice spray, secondo una modalità espressiva che Masi ha sviluppato negli ultimi anni. Attraverso l'uso di colori spruzzati sulla superficie trasparente del plexiglas, gli elementi coloristici giustapposti creano un rapporto dialettico tra luce, spazio e colore, accentuando le qualità di trasparenza e leggerezza insite nel materiale utilizzato.
Nella Sala Uno la seconda opera di Masi Installazione (Trasparenze) - realizzata ed esposta nel 2003 negli spazi di Villa Vogel a Firenze in occasione della mostra organizzata allora dallo stesso Centro Pecci - consta ugualmente di una serie di lastre di plexiglas dipinte, ma in questo caso la riflessione non si concentra tanto sui rapporti di luce e colore, ma piuttosto sulla contrapposizione e sovrapposizione di linee, che ricreano agli occhi dello spettatore un effetto cinetico.
Sempre nella Sala Uno sono in mostra le fotografie in bianco e nero che Nobuyoshi Araki realizzò durante il suo primo viaggio in Italia in occasione della personale tenuta al Centro nel 2000.
Le fotografie compongono un mosaico di figure e ambienti di Prato in cui si combinano l’ordinario e l’inusuale, il sublime e l’osceno. L’atto di fotografare, eseguito freneticamente dall’artista, segue un’urgenza intima che diviene palpabile nel fluire delle immagini. La realtà urbana colta dall’obiettivo di Araki rivela la passione per la spensieratezza effimera di un gruppo di bambini, la carica erotica di una modella in un cartellone pubblicitario o il faticoso incedere di un anziano incontrati per strada, così come la malinconica consapevolezza della caducità rappresentata da un muro scrostato, da una strada vuota o da un albero solitario.
Il percorso espositivo termina nella Sala Due dove sono esposte le opere: Ri de Pomme di Julian Schnabel e Concerto per Mosca Blu e Matita Gialla di Ilya Kabakov.
Ri de Pomme, la grande tela del 1988 di Julian Schnabel fa parte della serie di dipinti che l'artista americano realizzò in quegli anni su grandi teloni, in un processo di recupero di materiali di uso comune.
Sulla tela convivono segni pittorici e lettere (come ad esempio la riproduzione del titolo al centro dell'immagine), in una mescolanza di forme casuali, create in un processo di associazioni mentali libere. Questo approccio trova il suo precipuo rigore logico nella volontà di conferire equanimità ai diversi elementi che si trovano a dialogare nel quadro, rendendo puramente estetico anche il linguaggio verbale. Le enormi dimensioni della tela contribuiscono a definire sostanzialmente la sua presenza fisica.
L’opera non si relaziona all’ambiente in cui viene esposta, ma sembra impossessarsi e trasformare lo spazio in cui è collocata.
Concerto per Mosca Blu e Matita Gialla (1990) di Ilya Kabakov è la rappresentazione di un immaginario concerto, in cui i disegni dell'artista fanno da spartito e una matita e una mosca dirigono dall'alto il concerto. La mosca, presente anche nella successiva produzione di Kabakov (come The Life of Flies, 1992), rappresenta il movimento caotico, il costante ronzare da una parte all’altra dello spazio.
Funziona quindi come metafora dell’esistenza umana, della sua estraneità a qualsiasi ordine prefissato. La facoltà di volare dell’insetto di Kabakov, anziché ricollegarsi al tragico destino del protagonista de “La metamorfosi” di Kafka, lo allontana da una realtà altrimenti misera e opprimente per condurlo alla dimensione fantastica della poesia e del sogno. Questa, a sua volta, è rappresentata dalla matita che insieme alla mosca da vita a quel “concerto” che è l’arte.
Orari: da lunedì a venerdì 12.00 -19.00; sabato, domenica e festivi 10.00 19.00;
chiusura: tutti i martedì, 24/12 pomeriggio, 25/12, 01/1 mattina.
Ingressi: biglietto unico (mostra Collezione + mostra Bertrand Lavier): intero € 5,00; ridotto € 4,00