“Gestire una risorsa come l’acqua significa innanzitutto pianificare cosa fare, ma anche integrare i livelli di programmazione che fino ad oggi sono spesso stati vissuti come interventi separati, privi di quella riconduzione ad unità che è invece una stringente necessità per rendere realmente efficaci gli interventi che si assumono. Ecco perché il riordino della legislazione in materia ambientale appare quantomai utile”.
Così l’on. Riccardo Migliori, parlamentare di An competente per la maggioranza in Parlamento in materia di gestione della risorsa idrica nel suo complesso, è intervenuto oggi al convegno sul “Servizio Idrico Integrato: le esperienze di gestione, la regolazione, le criticità, il futuro”.
“Anche le direttive comunitarie – ha ricordato Migliori – trovano nella gestione integrata a scala di bacino idrografico il fulcro della nuova disciplina sulle acque e affida ai Piani di Gestione dei Bacini il ruolo di strumento chiave.
Purtroppo siamo invece molto lontani dal raggiungimento di questi obiettivi e parametri qualitativi che avrebbero dovuto essere già una realtà”. “C’è ancora un muro di resistenza all’attuazione della legge Galli: lo dimostra il fatto che il Ministero è chiamato a rispondere in sede comunitaria in più di 40 infrazioni in materia di depurazioni e fognatura nel solo 2004. Penso che lo stesso Ministero deciderà di mettere mano alla normativa, ma tuttavia anche i soggetti attuatori della legge non credo abbiano fatto ciò che avrebbe potuto o dovuto fare.
Mi riferisco alle Autorità di Ambito: a loro il compito della redazione del Piano d’ambito, di programmare gli investimenti e le tariffe, di deliberare il modello gestionale. Ma la pianificazione nel nostro Paese - e la Toscana non fa eccezione - non sono all’altezza! Spesso sono “Libri sui massimi sistemi” o solo una sommatoria di tabelle con interventi non calendarizzati e neanche attribuibili alle realtà sul cui territorio vanno ad agire. A volte si scopre anche che chi lo ha redatto è lo stesso gestore.
Forse tra gestori e enti d’ambito non c’è una reale contrapposizione di interesse, ma una gestione troppo concertativa?”
“Pensiamo che tutto ciò sia addebitabile ad un sistema di affidamento che ha creato una commistione di ruoli e funzioni tale per cui chi gestisce non viene selezionato sulla base di alcun confronto concorrenziale e a volte si arriva addirittura ad avere lo stesso partner privato in tutta la regione perchè nessun altro soggetto ha presentato offerte…”.
“Insomma, dobbiamo riconoscere che qualcosa non va e a rimetterci siamo tutti in termini di servizio, di tutela dell’ambiente, di qualità della vita.
ecco perché è fondamentale aprire una fase che faccia tesoro degli errori commessi ed eviti di sacrificare una risorsa così importante”.