firenze - Sono circa 55.000 le persone che in Toscana sono coinvolte in varie forme di telelavoro. In Italia nel 2000 l’Unione europea aveva rilevato circa 700.000 telelavoratori (circa il 3% del totale degli occupati), mentre per la fine del 2005 si prevede che salgano a circa 1,5 milioni. Si tratta, per il momento, di stime che non distinguono fra lavoro dipendente o autonomo, ma sono numeri che danno pur sempre la misura di una realtà in forte crescita. Di telelavoro infatti, si comincia a parlare solo alla fine degli anni ‘90.
Da quella data cominciano a partire, anche in Toscana, alcuni progetti che fanno da battistrada e creano le basi per la nascita delle prime esperienze di lavoro a distanza e per sperimentare tutte le possibilità e le opportunità offerte dalla tecnologia. E’ questo, ad esempio, l’obiettivo del progetto L.a.d.i.e.s (lavoro a distanza per le imprese di servizi), promosso nell’ambito delle iniziative finanziate dal Fondo sociale europeo, dall’Agenzia per lo sviluppo empolese Valdelsa spa, in collaborazione con Cispel Toscana Formazione e Istituto Isti del Cnr di Pisa.
Del progetto, finanziato nell’ambito del Fondo sociale europeo per un totale di 102.952 euro, si è parlato oggi a Empoli nel corso di un seminario. A concludere i lavori è stato l’assessore all’istruzione, formazione e lavoro Paolo Benesperi che ha ricordato come la Regione abbia favorito fin dall’inizio lo sviluppo di questa modalità, finanziando vari progetti presentati, a livello regionale e interregionale, da soggetti pubblici (Consorzi di Comuni, Comunità montane) o privati (Associazioni di categoria, Consorzi di imprese).
Complessivamente sono stati assegnati contributi per circa 550.000 mila euro.
“Il progetto regionale dal quale hanno preso le mosse le varie esperienze toscane - ha detto l’assessore - vede nel telelavoro una modalità flessibile, in grado di rispondere sia alle esigenze delle aziende che di alcune categorie di lavoratori che hanno difficoltà ad inserirsi nell’organizzazione tradizionale del mercato del lavoro. Penso, in particolare, ai disabili, a chi ha problemi di mobilità, ma anche alle donne che devono conciliare lavoro e cura della famiglia, a chi abita in zone montane o disagiate”.
A livello normativo il riferimento principale è l’accordo fra le parti siglato da sindacati e Confindustria nel giugno scorso.
L’accordo definisce la disciplina geenrale, i diritti e le tutele di chi svolge lavoro a distanza. (bc)