I calciatori, nel corso della loro carriera che ormai, in media, risulta sempre più lunga, tendono a consumare più di altri atleti le articolazioni delle gambe, soprattutto quelle del ginocchio. I danni alle cartilagini, sollecitate da continui sforzi meccanici, portano nel tempo ad uno stato infiammatorio dell’osso sottostante, che di conseguenza tende a divenire fragile. Se a questo si aggiunge l’uso di cortisone, spesso prescritto dal medico perché necessario a ridurre infiammazioni, dolori e rigidità, il rischio osteoporosi per i calciatori aumenta in modo esponenziale, fino quasi ad assumere la forma di una “malattia professionale” del professionista del pallone.
Le ossa degli atleti geneticamente predisposti all’osteoporosi sono ancora più delicate. In questi casi l’attenzione di medici sportivi e allenatori deve essere maggiore per preservare in piena efficienza articolazioni che valgono milioni di euro. Oggi un semplice test di laboratorio consente di accertare il livello di rischio per l’osteoporosi in modo da modulare l’utilizzo dei farmaci in relazione ad ogni singolo paziente. Anche questo sarà uno dei temi al centro della Giornata mondiale dell’osteoporosi, organizzata a Firenze dalla IOF, la fondazione internazionale che ha il compito di sensibilizzare verso la prevenzione della malattia che rende fragili le ossa.