Ecco cosa prevede il progetto per il recupero dell'ex cinema Apollo in via Nazionale approvato oggi dalla giunta comunale su proposta dell'assessore all'urbanistica Gianni Biagi. "Questo progetto è un decisivo passo in avanti perché l'Apollo diventi un ex buco nero della città - ha spiegato l'assessore Biagi -. Inoltre, con il recupero dell'ex cinema di via Nazionale e il protocollo d'intesa per Sant'Orsola, si sono poste le basi per restituire dignità e qualità urbana al quartiere di San Lorenzo e alla zona intorno alla stazione di Santa Maria Novella".
L'ex cinema, chiuso dal 1986, è di proprietà della società Primaticcio 1 di Milano. Il progetto è stato già approvato dalla soprintendenza ai beni architettonici e ambientali, coinvolta perché l'immobile è notificato come uno degli esempi della migliore architettura di anteguerra. Fu infatti progettato da Nello Baroni negli anni '30, uno degli autori della stazione di Santa Maria Novella insieme a Giovanni Michelucci. In dettaglio sono state vincolate la facciata, la galleria e il sistema di scale, un'opera all'avanguardia per l'epoca.
Il progetto di recupero, elaborato dagli architetti David Palterer e Massimo Maddii, rispetta a pieno i vincoli pur introducendo funzioni nuove. Quindi una piazza nascerà al posto del foyer da cui si accederà agli spazi destinati a tre negozi di medie dimensioni e ai servizi, posti sotto un loggiato; la galleria si trasformerà in una sorta di terrazza e ospiterà il ristorante organizzato su vari livelli. Sotto le gradinate saranno libere, racchiuse dal cristallo: rivitalizzate e al tempo stesso preservate, come prevedono i vincoli della soprintendenza.
Sullo sfondo, al posto del palcoscenico, nasceranno gli appartamenti: una parte sarà destinata a residence, il resto saranno abitazioni. La parte occupata dalle residenze sarà divisa dalla piazza e dalla galleria da un sipario di vetro alto 16 metri. In tutto si tratta di 7mila metri quadrati cui si aggiungono i circa mille destinati a parcheggio.
"L'area di S. Salvi a Firenze -scrive il Comitato S. Salvi chi può, costituitosi nel marzo 2004 a seguito di un'assemblea cittadina tenutasi nella sede del quartiere- costituita da un ex complesso manicomiale rilevante per dimensioni, di notevole pregio architettonico, immerso in un parco storico con alberi da alto fusto di pregevole valore naturalistico e ambientale, è minacciata da un’operazione speculativa che:
frantuma la sua sostanziale struttura unitaria, non favorisce l’integrazione dell’area con il quartiere e compromette l’integrità degli spazi a verde del parco, privatizza il parco imponendo la costruzione di residenze private di lusso,
minaccia con un traffico spaventoso la vivibilità della zona espelle le occupazioni dei senza casa e il variegato mondo della sperimentazione culturale e sociale ora esistente".