E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio preoccupato che Enrico Rossi, assessore regionale alla salute, e Paolo Fontanelli, sindaco di Pisa, hanno lanciato sabato sera dal palco della Festa regionale dell’Unità di Grosseto, nel corso di un dibattito dedicato effetti dei tagli dei trasferimenti statali sul welfare.
”Anche la virtuosa Toscana – ha sottolineato con preoccupazione Enrico Rossi – è arrivata al capolinea. Per tre anni siamo intervenuti razionalizzando i costi di gestione, e nel 2003 la stessa Corte dei Conti ha manifestato il proprio apprezzamento per la capacità di gestione del bilancio sanitario, che nonostante i tagli non ha comportato una riduzione dei servizi erogati.
Lo scorso anno siamo riusciti a risparmiare circa 160 milioni di euro grazie alla distribuzione diretta di alcuni farmaci (50 mln), agli acquisti unificati attraverso i Consorzi di area vasta (60 mln) ed al blocco del turn over per il personale non sanitario (50 mln). Quest’anno, però, le conseguenze del Decreto ‘tagliaspese’ – che c’impone negli ultimi 5 mesi dell’anno un taglio del 10% sulla spesa corrente per acquisto di beni e servizi - ed il costo del rinnovo dei contratti del personale sanitario (circa 350 mln), per il quale il governo non ha previsto un euro, rischiano di tagliarci le gambe.
Se lo Stato non interverrà entro l’anno con uno stanziamento ad hoc, come ha sollecitato la Conferenza delle Regioni, ci troveremo nella condizione di dover scegliere tra tagliare i servizi e non pagare gli aumenti in busta paga previsti dal rinnovo dei contratti”.
“La Toscana – ha continuato Rossi - è una delle pochissime regioni italiane ad avere i bilanci della sanità in ordine, e nel Dpef 2005 ha previsto di non introdurre ticket o aumentare le tasse, ma occorre prendere coscienza del fatto che in conseguenza delle scelte del governo siamo davvero sull’orlo del baratro, e che è inaccettabile continuare a penalizzare il personale sanitario, o tagliare i servizi ai cittadini.
Quanto la situazione sia grave, lo testimonia anche il fatto che per la prima volta tutti i sindacati medici – Anao, Cimo e Fimge – hanno programmato un calendario fittissimo di mobilitazione. Per il Centrosinistra la sanità pubblica è un baluardo di civiltà irrinunciabile, e faremo di tutto per difenderlo, ma occorre che i cittadini prendano coscienza del fatto che in Italia si spendono per finanziare il Servizio sanitario nazionale meno di 6 punti percentuali del Pil, a fronte di una media europea che supera il 7%.
Così come che il governo Berlusconi, negli ultimi tre anni, ha garantito un aumento annuo del Fondo sanitario regionale al massimo del 3,5% (più o meno il tasso d’inflazione) a fronte del 6-7% dei governi dell’Ulivo. I cittadini – ha concluso Rossi - devono sapere che l’assistenza ad un malato oncologico o ad un cardiopatico cronico costa dai 35 ai 40,000 euro all’anno”.
Sulla stessa linea, il sindaco di Pisa Paolo Fontanelli, che ha espresso il punto di vista dell’Anci.
“Dopo gli effetti pesanti del Decreto ‘tagliaspese’ – ha detto – se rispetto alla Finanziaria del 2005 se ‘pioverà per come sta tuonando’ i Comuni si troveranno in condizioni drammatiche.
I sindaci sperano ancora che si possano modificare i contenuti della Finanziaria – il Dpef prevede un tetto di aumento delle spese del 2%, inferiore all’inflazione – ma se ciò non sarà possibile ci mobiliteremo in modo massiccio. Pochi giorni fa l’Anci si è incontrata con Cgil, Ciosl e Uil: l’orientamento emerso, se si continuerà a penalizzare gli Enti locali, è di compiere un gesto di rottura: amministratori e dipendenti comunali interromperanno l’erogazione dei servizi e con i Sindacati promoveranno assemblee pubbliche per illustrare ai cittadini la gravità della situazione.
L’Anci, infatti, ritiene inaccettabile che si continuino a penalizzare proprio gli Enti locali, che in questi ultimi tre anni, come ha riconosciuto la Corte dei Conti, sono stati i più virtuosi fra le amministrazioni pubbliche, rispettando nel 97% dei casi il Patto di stabilità interno e risparmiando un miliardo e mezzo di euro”.
“Questa situazione paradossale di collasso – ha chiosato Andrea Manciulli, responsabile toscano dei Ds per gli Enti locali – è anche la conseguenza della scelta del Governo di non dare corso al federalismo fiscale, che avrebbe garantito risorse al sistema, responsabilizzando gli amministratori rispetto alle scelte sull’imposizione fiscale e dandogli la possibilità di essere valutati per i risultati conseguiti.
Invece, si è preferito agire in una logica ipercentralista, mortificando l’autonomia gestionale di amministratori capaci e costringendoli ad aumentare l’Ici per far fronte ai tagli dei trasferimenti statali per continuare ad erogare i servizi”