“¡Viva la vida, muera la muerte!”. Con questa frase i rappresentanti delle comunità zapatiste del Chiapas chiudevano i loro formali e serissimi discorsi pubblici di benvenuto nei nostri riguardi. Una rivendicazione che in sé comunica già tutto: si nasce, si lavora e si lotta per la vita. Perché essa sia soprattutto dignità, gioia, piacere, rispetto, scelta, cooperazione, PASSIONE.
Dal nostro viaggio nelle terre dei comandanti indios dai nomi di personaggi dei fumetti e del cinema americano e del famoso e inafferrabile sub-comandante Marcos abbiamo innanzitutto riportato questa lezione: al di là dei discorsi, delle professioni di militanza, delle teorie, degli slogan, delle bandiere, contano i fatti e le utopie che hanno contribuito a realizzarli, piccoli o grandi che essi, ed esse, siano.
Solo mettendosi in gioco per migliorare un poco la vita (propria e di chi vive con noi) si riuscirà a “sconfiggere” la morte.
Può sembrare una riflessione retorica e un po’ scontata secondo i parametri di giudizio occidentali ma, lontano da qui, nei poverissimi villaggi della Selva Lacandona o nelle sterminate tendopoli Saharawi o negli oscuri ghetti delle township sudafricane, questa affermazione suona più che mai evidente e potente, tanto da raggiungere e valere per ogni angolo di Mondo. Noi crediamo che solo i pazzi e i criminali possano essere così sordi e cinici da non volerla comprendere nella sua profonda essenza.
Le canzoni di questo disco sono state composte in alcuni casi prima del nostro viaggio di inizio 2003 nelle comunità maya di Chiapas e Guatemala, in altri dopo.
La scelta di includerle, però, è stata guidata per tutte dall’ideale sollecitazione posta dal titolo. Non si può parlare di concept album, ma in ogni brano si può ritrovare questa essenza vitale che muove i sogni, gli ideali, i percorsi, le denunce e le storie che sono state messe in musica. La realizzazione dell’album si è sviluppata attraverso due fasi: dapprima si è lavorato su un ampio ventaglio di nuove canzoni, provando e sperimentando diversi arrangiamenti. Poi, dopo l’incontro con il produttore Max Casacci (Casasonica), si è passati alla scelta dei brani e all’elaborazione dei testi e degli arrangiamenti definitivi.
Grazie alla guida di C. Max, il lavoro in studio ha permesso di sviluppare un suono e un’attitudine musicale che, proseguendo il discorso iniziato con “Radio Rebelde” (2002), ha il senso compiuto di una solida maturità raggiunta dalla band. Dopo mezzo milione di dischi venduti in dieci anni, dagli esordi del 1994 di “Riportando tutto a casa” ad oggi, decine di tour in giro per l’Italia, l’Europa, il Sudamerica e l’Africa, i Ramblers di “¡Viva la Vida, Muera la Muerte!” trovano il perfetto equilibrio tra poesia e lotta, vocazione internazionalista e amore per le proprie tradizioni, curiosità per i suoni e le canzoni di tante diverse culture e desiderio di sperimentare e cercare nuove strade espressive.
Ecco allora che il suono “postpadano” di “Al Fiómm” e “La Fola ed la Sira” coesiste e si innesta sul dialetto emiliano dei propri nonni.
Nel rivendicare e nel denunciare, lo spagnolo di “Mira Niño” si associa al melting pot linguistico “maghreb-style” di “El Presidente” e all’inglese ed al francese del ritornello di “Altri Mondi”. “Il Testamento di Tito” tocca il tema del rapporto tra religione istituzionalizzata e società, celebrando il nostro omaggio al più grande poeta di musica italiano, Fabrizio De Andrè, lucido cantore delle ipocrisie del mondo e degli uomini che lo popolano. Questo suo accorato testo rappresenta in pieno il nostro sentire sull’argomento.
“Ebano”, “Stelle sul Mare” e “Lontano” parlano di vite dure, fatte di rinunce, sofferenze, emigrazione, sogni irraggiungibili, distanze.
Ma pure colme di dignità, anche nella povertà o nel sapersi essere sfruttate, perché, comunque vada, si è tentato qualcosa. “Lontano” è la nostra rielaborazione di un brano registrato in origine assieme ai Landscape Prayers a Durban in Sudafrica, due anni fa, in occasione della collaborazione al loro album dallo stesso titolo. “I Cento Passi”, ispirata fin dal nome al bellissimo film di Marco Tullio Giordana, parla di chi, pur amando la vita, non ha esitato a sfidare la Mafia a rischio della propria sorte: Peppino Impastato, del suo coraggio e della voglia di equità e giustizia che lo guidarono.
“Ramblers Blues” (la ballata blues di speranza dei Ramblers), accompagnata da un tappeto di suoni al contempo moderno e folk e “Viva la Vida”, dalla tessitura ritmica rock-steady, chiosano l’essenza della frase che dà il titolo al disco.
C’è bisogno di tutta la nostra intelligenza, come disse a suo tempo Antonio Gramsci, per cercare di migliorare il mondo. Questo è il nostro tempo e occorre più che mai mettersi in gioco, come individui e come parte di una grande comunità di persone, idealmente legate tra loro: dagli altos del Chiapas a Genova, da Porto Alegre fino a Cinisi.
Al disco hanno collaborato, oltre a C.
Max e il fido tastierista e programmatore Ale Bavo (anch’egli di Casasonica), vari ospiti. Ci sono i nostri vecchi compagni Massimo Giuntini, alla cornamusa in un brano, e Giovanni Rubbiani, che partecipa alla composizione del testo di “La Fola ed la Sira”. C’è la cantante dei Caravan de Ville, Sara Piolanti, che presta la voce in tre canzoni. C’è l’amico Luca Lanzi, dei fratelli Casa del Vento, che partecipa alla composizione della musica di “Altri Mondi”. C’è la voce saharawi del poeta Dahan Abdelfatah che perora la causa del suo popolo (da anni sosteniamo la sua lotta assieme all’associazione Saharawi italiana).
C’è l’incredibile tromba cubana di Amik Guerra, già nei Mau Mau e nei Fratelli di Soledad. Ci sono i musicisti sudafricani Gito Baloi, Nibs van der Spuy e Ant Cawthorn-Blazeby, con cui collaboriamo nell’incisione di “Lontano”.
Grazie alla collaborazione intrapresa con la COOP come testimonial di “Acqua per la Pace”, per ogni copia acquistata del disco, a prescindere da chi l’ha venduta, la COOP destinerà un euro (basandosi sulle cifre di vendita dichiarate dalla Universal) nei progetti di solidarietà legati alla campagna.