Riduzione del volume dei rifiuti direttamente alla produzione. Percentuali più alte per la raccolta differenziata. Proprietà pubblica degli impianti di smaltimento e ricorso sempre più ridotto alle discariche. Ma anche una conferenza istituzionale di aggiornamento del piano di rifiuti provinciale, da convocare in tempi strettissimi. Sono alcune delle richieste avanzate dal capogruppo dei Verdi Gianni Varrasi e dal portavoce cittadino Duccio Braccaloni. «Il primo intervento deve essere fatto a monte - hanno spiegato i due esponenti dei Verdi - ovvero alla produzione.
Inoltre si deve raggiungere almeno il 50-60% di raccolta differenziata. Ogni altra scelta tecnica deve rappresentare un aspetto residuale o temporaneo rispetto a questa via maestra di riferimento. I rifiuti, poi, devono essere gestiti e smaltiti nel territorio; siamo assolutamente contrari a operazioni di trasferimento che in altre zone d'Italia hanno spesso dato luogo a episodi poco chiari, legati all'affarismo spregiudicato, alle ecomafie, all'inquinamento dei siti nazionali o esteri, o quantomeno ad una concorrenza sleale.
Quanto agli impianti di smaltimento - hanno proseguito - siamo per la proprietà pubblica o a forte controllo pubblico della loro gestione che definisca il prevalente interesse pubblico rispetto al profitto in un settore strategico volto all'autosufficienza del territorio ed alla sua tutela ambientale. Inoltre il ricorso alle discariche dovrà essere, in prospettiva sempre più ridotto, per l'insostenibilità dell'impatto ambientale ed economico che esse rappresentano. La conferenza istituzionale di aggiornamento - hanno aggiunto Varrasi e Braccaloni - dovrà vedere la partecipazione più ampia di esperti, di rappresentanti di associazioni ambientaliste e dei consumatori, dei comitati locali, delle aziende dei rifiuti del comprensorio e di quelle che si sono rese protagoniste delle esperienze più avanzate in Italia e in Europa, non solo per quanto riguarda la termovalorizzazione ma anche il riciclaggio, il riuso, il compostaggio.
Riconosciamo come un valore il ruolo e il contributo delle associazioni ambientaliste, dei comitati e dei movimenti locali, chiamandoli ad un dibattito aperto, responsabile, complessivo e ad un coinvolgimento che preveda anche il puntuale attento controllo democratico dell'attività delle istituzioni». «In ogni caso - hanno concluso - riteniamo che la scelta della localizzazione di qualsiasi eventuale impianto si debbano escludere quelle zone dell'area urbana che siano già gravate dalla pressione di agenti inquinanti della stessa o di diversa natura e che vedono già compromesso il livello minimo di qualità della vita.
Vigileremo perché non alimenti un allarme sociale in cui interi rioni debbano sentirsi ridotti a pattumiera della restante parte della città».(mr)