«L'attivazione del tavolo tecnico-politico con partecipazione di Prefettura, Regione, Provincia e Comuni della provincia è un passo positivo nella direzione di coinvolgere tutte le istituzioni in maniera stabile per impostare un'azione politica di lungo respiro. Al tempo stesso ci sembra insufficiente perché limitata al solo ambito istituzionale». E' quanto ha dichiarato la vicecapogruppo di Rifondazione Comunista Anna Nocentini a proposito dell'emergenza somali. «L'assessore De Siervo - ha commentato Anna Nocentini - si trova a gestire alcune delle situazioni più calde dell'attuale vita cittadina: prima il campo/villaggio del Poderaccio, adesso i cento somali che, sistemati prima e poi pellegrini in Europa, sono arrivati a via Capponi a Firenze.
Sono situazioni calde perché toccano direttamente la vita delle persone e perché, nonostante si ripropongano spesso, ancora non abbiamo saputo programmare centri di accoglienza, appartamenti o strutture volano che ne facilitino una sistemazione decorosa». Secondo la vicecapogrupo di Rifondazione Comunista «è necessario che sempre più si affermi l'utilità di un confronto che non sia esclusivo, che non passi sopra la testa dei diretti interessati e di quanti da anni li accompagnano nel processo di inserimento: in questo caso si tratta di dare valore e funzione al consiglio degli stranieri che è stato eletto nel nostro Comune, si tratta di attivare collaborazione con le associazioni e i movimenti che per primi li hanno accolti e hanno trovato soluzioni di emergenza, e prima di tutto si tratta di coinvolgere loro stessi nelle decisioni che hanno a che fare con il loro futuro. Questo approccio, basato sul rispetto reciproco e sulla consapevolezza delle possibilità da una parte e dei diritti sostanziali dall'altra - ha concluso Anna Nocentini - attua un livello minimo di partecipazione, incide positivamente nel rapporto fra cittadini e istituzioni, consente reciproco arricchimento nel confronto di culture e pratiche diverse, risparmia all'Amministrazione la tentazione di gestire le situazioni, come i trasferimenti di ieri, come questioni di ordine pubblico.
Riconoscere dignità a queste persone ha come conseguenza l'improponibilità culturale dei cosiddetti "campi di permanenza temporanea" luoghi di segregazione e di annientamento del diritto».(mr)