Il campo nomadi del Poderaccio non esiste più: stamani Carabinieri in tenuta antisommossa e vigili urbani avevano l'ordine di non far passare i giornalisti. Per tutta la giornata si sono svolte le operazioni di trasferimento dei nuclei familiari al nuovo villaggio realizzato in un'area prospiciente e il contemporaneo smantellamento delle strutture del cosiddetto Poderaccio Alto. Alle 10 una ruspa del Quadrifoglio ha demolito la prima baracca che era stata preventivamente liberata. Alle operazioni, coordinate dagli assessori Lucia De Siervo e Cristina Bevilacqua, dal presidente designato del Quartiere 4 Giuseppe D'Eugenio e dal comandante della Polizia Municipale Alessandro Bartolini, hanno partecipato tecnici e dirigenti del Comune di Firenze, della protezione civile, della Polizia Municipale, del Quadrifoglio e delle forze dell'ordine.
Non più baracche quindi, ma case (da un minimo di 45 a un massimo di 75 metri quadrati) in legno lamellare resistenti al fuoco. Si tratta di 49 abitazioni (più una moschea) realizzati dalla ditta Cost di Bastia Umbra dove troveranno posto 262 persone aventi diritto. Oltre agli alloggi sono state effettuate opere di bonifica e urbanizzazione, allacci di acqua e corrente elettrica (contemporaneamente disattivata dal Poderaccio).
"La scelta politica dell'Amministrazione comunale - ha sottolineato l'assessore De Siervo - è quella di superare l'ottica dei campi e offrire, a coloro che ne hanno il diritto, un'accoglienza dignitosa.
In tal senso la giornata di oggi è molto importante perché si porta a compimento il primo intervento. Contestualmente alla chiusura del Poderaccio, partiranno gli interventi di smantellamento completo delle baracche, di bonifica e l'avvio dei lavori per la realizzazione del secondo villaggio dove troveranno sistemazione i nuclei familiari in possesso di determinati requisiti, attualmente accampati nell'area del campo Masini". Tre nuclei familiari presenti al Poderaccio, per il momento non saranno trasferiti al nuovo villaggio, ma troveranno una sistemazione nell'area Masini in 5 roulotte messe a disposizione dalla protezione civile del Comune di Firenze, in attesa della realizzazione del secondo lotto di casette.
"Si tratta di una soluzione temporanea - ha spiegato l'assessore De Siervo -. Lo stretto tempo necessario per la realizzazione del nuovo villaggio, dove anche questi nuclei troveranno ospitalità". Però al Masini la situazione non è migliore che al Poderaccio, anche se è lì che sposteranno chi non ha trovato posto nel nuovo villaggio: intanto però le roulotte della protezione civile non si vedono. Si stavano liberando un po' di metri quadrati dal ciarpame per spostarvi le roulotte, ma si tratta delle stesse del Poderaccio.
«Stamani mattina, come preannunciato, la polizia municipale si è presentata al Poderaccio per allontanare sette famiglie per far procedere i lavori di sistemazione del nuovo villaggio.
Non può essere attribuito al caso, visto che ormai si ripete da molti anni, che questo accada in piena estate. Il fatto che la cosa fosse annunciata, niente toglie alla drammaticità di dover trovare una soluzione alloggiativa in una città in cui il problema della casa investe drammaticamente non solo i Rom e gli extracomunitari, ma tutti i cittadini che non siano in grado di misurarsi con un mercato degli affitti incompatibile con i redditi da lavoro». E' quanto ha dichiarato la vicecapogruppo di Rifondazione Comunista Anna Nocentini, secondo la quale «le resistenze di alcune famiglie a proposte di soluzioni temporanee sono, in questa logica, comprensibili e possono essere confutate solo con azioni che in ogni passaggio manifestino rispetto per le persone coinvolte, utilizzando la mediazione delle associazioni e dei cittadini che da anni lavorano positivamente nei campi e con le persone che li abitano».
«Stamani mattina la polizia municipale non ha consentito loro l'accesso - ha aggiunto Anna Nocentini - fosse anche solo per una questione di mancanza di comunicazione, è una vessazione inutile e pertanto dannosa. Nonostante ciò i contatti sono andati avanti e al momento la situazione si va districando, la trattativa sta producendo frutti e forse stasera non avremo qualche decina di persone in giro per la città, senza un tetto: è necessario affrontare con duttilità le questioni che riguardano la vita delle persone, evitare irrigidimenti ancorché formalmente difendibili, consapevoli che agire politiche di accoglienza significa misurarsi con situazioni complesse che spesso non trovano soluzioni nei perimetri rigidi della legge, ma che possono essere affrontate e sostenute in una città, appunto, accogliente».
«Peraltro, anche senza invocare le cause drammatiche della loro fuga dal paese d'origine devastato dalla guerra - ha concluso la vicecapogruppo di Rifondazione - si tratta in gran numero di persone che abitano a Firenze da molti anni, altre ci sono nate e non si vede come si possa disconoscere il diritto che loro hanno ad una vita dignitosa. Sull'epilogo di questa vicenda manteniamo alta la nostra attenzione, insieme con i consiglieri di quartiere e le associazioni».