firenze- Il giudizio della Corte dei Conti sulla gestione della spesa da parte della Regione è positivo, in particolare per quel che riguarda la sanità che ha visto una crescita inferiore a quella del 2002.
Nel definire il giudizio complessivo della Corte “largamente positivo”, l'assessore regionale Montemagni sottolinea come, in campo sanitario, "sia stata riconosciuta l’efficacia delle misure strutturali adottate dalla Regione per il contenimento dei costi principalmente nella distribuzione diretta dei farmaci, negli acquisti effettuati a livello centralizzato, nel contenimento del turn over, nelle assunzioni di personale, misure che hanno permesso di raggiungere il pareggio senza far ricorso alla reintroduzione di ticket o altre forme di compartecipazione finanziaria.
La spesa sanitaria nel 2003 è cresciuta solo del 2,5% rispetto al 2002, quando invece l’incremento era stato del 4,2%". Nonostante questo buon risultato Montemagni condivide le preoccupazioni messe in evidenza dalla Corte a proposito della tenuta degli equilibri per il 2004 "a causa della perdurante incertezza per l’attuazione del federalismo fiscale ed il conseguente ritardo nelle erogazioni statali. La Corte rileva infatti che il credito regionale nei confronti dello Stato per il finanziamento della sanità ammonta a ben 940 milioni di Euro".
Montemagni ha poi sottolineato l’apprezzamento della Corte dei Conti per il rispetto del patto di stabilità interno anche se, osserva, "il rilevato incremento delle spese di funzionamento è in parte derivato dalla revisione della classificazione di bilancio effettuata nel 2003", aggiungendo inoltre che il debito complessivo rispetto al prodotto interno lordo (PIL) è sceso allo 0,67% grazie al massimo contenimento del ricorso a nuovo indebitamento.
A proposito della crescente esternalizzazione di alcuni servizi (utilizzo di enti strumentali, società partecipate) Montemagni giudica positivamente il suggerimento della Corte di “dotarsi di strumenti di informazione e valutazione unitaria” e assicura che la Giunta regionale già possiede sistemi di verifica e sta approfondendo modifiche per migliorare ulteriormente l’organizzazione.
“Le osservazioni della Corte dei Conti sulla gestione della spesa sanitaria confortano le scelte compiute dalla Regione Toscana in questo importantissimo e delicato settore.
Tutti gli indicatori dimostrano che la politica per la salute che abbiamo modellato non solo ottiene risultati importanti per quanto riguarda l’assistenza ai cittadini ma è finanziariamente compatibile con le risorse di cui disponiamo. E questo nonostante le promesse mai mantenute dal governo”. E’ questo il commento dell’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi alle osservazioni della sezione regionale di controllo sugli andamenti generali della politica di bilancio della Regione per l’esercizio 2003.
Il verdetto della Corte in campo sanitario è esplicito: la gestione della spesa sanitaria, a fronte delle misure strutturali tempestivamente avviate dalla Regione (che non ha introdotto nuovi ticket o altre forme di partecipazione finanziaria) registra, in termini di consolidamento con i conti aziendali, una consistente decurtazione del tasso di crescita della spesa (2,5% nel 2003, rispetto al 4,7% del 2002 e al 12% del biennio ancora precedente), con un disavanzo minimo quasi per intero coperto.
“Dunque – prosegue l’assessore Rossi – una sanità pubblica bene amministrata garantisce un alto livello di prestazioni senza per questo incorrere in indebitamenti rovinosi. Bisogna dare atto a tutto il sistema, dai direttori generali ai singoli operatori, di aver lavorato con senso di responsabilità per un obiettivo non facile, contribuendo in modo determinante al risultato che la Corte dei conti riconosce. Non abbiamo pescato nelle tasche dei cittadini, ma abbiamo cercato di ridurre sprechi e disfunzioni, non abbiamo rinunciato allo sviluppo dei servizi ma, contrariamente a quanto affermano esponenti regionali di An, stiamo sostenendo con le nostre risorse imponenti interventi strutturali che stanno cambiando il volto della sanità pubblica della Toscana, mettendola in grado di competere con gli standard europei”.
“Nel momento in cui si apre la stagione di onerosi rinnovi contrattuali – conclude l’assessore Rossi – è dal governo che devono venire segnali concreti e concreti impegni economici che tutte le Regioni da mesi reclamano invano”.
”La politica della giunta regionale e mia personale è stata sempre quella di combattere ogni tipo di malcostume, di favoritismo, di consorteria. Se fossi stato a conoscenza di episodi di rilievo penale lo avrei immediatamente riferito all’autorità giudiziaria”.
Queste le parole dell’assessore per il diritto alla salute ascoltato ieri dai magistrati della Procura di Firenze nell’ambito delle indagini in corso sui concorsi universitari. "Vinca il migliore è sempre stato il mio criterio – continua l’assessore Rossi – Per quanto riguarda la nomina dei primari è il Direttore generale dell’Azienda interessata che decide sulla base dell’idoneità dei candidati. Considero questo un elemento fondamentale del rapporto fiduciario con il Direttore generale stesso.
Puo’ accadere che il Direttore generale sbagli, puo’ accadere che la scelta scontenti alcuni, ma ritengo che alla lunga questo comportamento abbia effetti positivi sull’intero sistema. Lo stesso vale per la nomina dei direttori dei dipartimenti, compito che la legge regionale affida al Direttore generale dell’Azienda d’intesa con il Rettore dell’Università. La Regione ha il compito di verificare la corrispondenza tra gli obiettivi di ricerca, assistenza e didattica, l’utilizzazione del budget e i risultati che si ottengono.
Quella delle Aziende integrate ospedaliero-universitarie e dei relativi dipartimenti ad attività integrata è una rivoluzione in cui credo, una scelta dalla quale la Regione Toscana non intende tornare indietro. Il rapporto con l’Università può essere difficile ma è indispensabile e questo passaggio costituisce un punto cruciale per quanto riguarda la qualità dei servizi che offriamo ai cittadini. La legge regionale prevede che i dipartimenti ad attività integrata siano a direzione universitaria.
A Careggi è stato trovato un eccellente accordo che prevede cinque professionisti ospedalieri a capo di altrettanti dipartimenti integrati.” “Per quanto riguarda la nomina dei docenti universitari – prosegue l’assessore Rossi – non vorrei rifarmi addirittura ai decreti di Melfi emanati da Federico II nella prima metà del ‘200 per ribadire l’autonomia universitaria. In Toscana, proprio grazie allo stretto rapporto instauratato con l’Università, vale la regola che quando si istituisce una nuova cattedra universitaria con valenza assistenziale questa decisione deve essere concertata con l’Azienda interessata.
L’istituzione della cattedra, naturalmente, non la nomina del suo titolare. Quanto ai fenomeni di nepotismo o all’influenza dei potentati universitari ricordo solo la pesante scelta politica con cui l’anno scorso, in seguito alla valutazione dei risultati ottenuti e alle forti tensioni innescate, ho azzerato la situazione della cardiochirurgia a Pisa. Penso comunque che certi episodi ci debbano spingere a chiedere a tutti un maggiore senso di responsabilità e adeguati comportamenti e a cercare, per quanto concerne gli aspetti relativi all’assistenza, strumenti efficaci di verifica della qualità, per dare ai cittadini la certezza di essere in buone mani”.