FIRENZE- Martini e i suoi assessori tornano soddisfatti da Bruxelles: nella due giorni di confronti serrati con il presidente Prodi e i commissari della Commissione europea hanno strappato alcuni risultati concreti. La Commissione sta valutando una possibile politica industriale con iniziative capaci di affrontare la concorrenza asiatica salvaguardando produzioni tipiche come il tessile od anche il lapideo: senza dazi o politiche protezionistiche, partendo da progetti come il Piano moda toscano che è stato giudicato tra i due migliori mai presentati.
Buone nuove anche per l’etichette e marchi storici come il Chianti o il Brunello: il rischio che vengano ‘clonati’ all’estero, legalmente, appare oramai più teorico che reale. Si è arricchita inoltre l’immagine della Toscana in Europa. “In due giorni – spiega il presidente Martini, in teleconferenza da Bruxelles sul grande schermo allestito in sala giunta a Palazzo Bastogi – abbiamo incontrato diciassette responsabili delle direzioni generali, praticamente tutte quelle in cui si dividono gli uffici europei.
Una sessione tematica dietro l’altra. Una vastissimia sintonia tra le posizioni toscane, il nostro programma e le elaborazioni della Commissione, con qualche punto di maggiore problematicità solo sul fronte agricolo. Una presenza mai vista, ci hanno confessato altre regioni francesi e tedesche qui a Bruxelles. E dunque un primo esperimento ben riuscito e forse da ripetere periodicamente”.
Salve le etichette vinicole storiche
L’Ue aveva già presentato un proprio progetto che il Wto ha bocciato, perché troppo restrittivo.
La nuova proposta che l’Ue ha riformulato esclude ogni automatismo e mantiene regole precise e complesse da rispettare. In sostanza, per utilizzare un’etichetta legata alla produzione toscana occorrono analoghe caratteristiche produttive, con una produzione che abbia un’anzianità minima di 25 anni, un disciplinare del tutto analogo a quello toscano e il nome del vino in italiano con l’indicazione tradizionale. Solo con queste caratteristiche un altro paese richiedere alla Commissione europea l’autorizzazione per la vendita e commercializzazione, previo parere del Comitato di gestione degli Stati membri.
Finanziamenti allo sviluppo rurale
La Toscana ha da tempo rinforzato la gestione del fondo rurale: maggiori finanziamenti da destinare agli investimenti, del resto in sintonia con la recente riforma della Pac che sposta più risorse a favore dello sviluppo agricolo, riducendo la quota destinata al sostegno delle produzioni agricole. Sul primo punto, pur condividendo la nostra proposta, si tratta di trovare un maggiore equilibrio in modo da ottenere l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri dell’agricoltura.
Sul fronte dello sviluppo rurale, la Regione Toscana rappresenta un modello che anticipa le tendenze europee. Sui finanziamenti per l’irrigazione esiste un contrasto dovuto alla preoccupazione di incentivare la diffusione di colture con forte fabbisogno di acqua anche in zone aride. Mentre invece si è registrata una buona sintonia sulla ripartizione delle risorse della Pac. La Toscana ha anticipato le scelte dell’Ue ed oggi ha raggiunto un equilibrio avanzato nella destinazione dei finanziamenti: con un 50% destinato alle integrazioni produttive e l’altra metà ai progetti di sviluppo delle aziende agricole.
Mentre l’Unione europea è ancora attestata su una ripartizione fortemente squilibrata in favore delle politiche di integrazione che tutt’oggi rappresentano il 90% della spesa comunitaria.
Ogm
Il problema rimane, nel senso che l’Ue ha aperto alla liberalizzazione del mais transgenico, ma sarà possibile prevedere regole, strumenti e parametri specifici da introdurre per preservare le produzioni agricole biologiche e tradizionali. Ciò potrà consentirci di tutelare le nostre coltivazioni.
L’Ue afferma che la decisione di aprire alla sperimentazione è fondata sull’esistenza di normative rigorose legate alle procedure sia per l’etichettature che per la sorveglianza, tali da offrire al consumatore sufficienti garanzie. La questione rimane aperta, la Regione conferma le proprie posizioni.
Bistecca fiorentina
Entro la fine dell’anno la fiorentina potrebbe tornare sulle tavole degli italiani. Non sarà una deroga che varrà solo per la Toscana, ma una rimodulazione generale delle misure prese all’indomani dello scoppio della crisi della Bce.
Non sussisterebbero infatti ragionevoli motivi per impedire, ferme restando le norme di sicurezza, la commercializzazione dei tagli con la colonna vertebrale e, forse, anche di altri pezzi di carne
Una politica industriale per l’Europa
“Non è possibile che l’Unione europea non tuteli le proprie attività manifatturiere, ancora importanti, almeno quanto tutela le proprie attività agricole” spiega Martini durante la conferenza stampa. La sfida lanciata dalla Toscana, e raccolta dalla Commissione “che ha avviato una riflessione”, è questa: scrivere una politica industriale comune per l’Europa, una politica di settore “senza dazi od ergere muri” in una logica di integrazione.
“Quello che succede oggi in Asia – aveva spiegato pochi minuti prima il presidente Prodi – assomiglia, senza retorica, a quanto accadeva il secolo scorso in America”. Il terreno su cui la Toscana ha chiesto alla Commissione di intervenire è quello degli investimenti per creare infrastrutture materiali ed immateriali che rendano i nostri prodotti più competitivi. Quattro sono i capisaldi: reciprocità nella liberalizzazione dei mercati, una legislazione che contrasti il dumping sociale, ambientale e legislativo di paesi che ne approfittano, lotta alle importazioni illegali e tracciabilità del prodotto.
“Ma se manca una quadro generale questi quattro elementi perdono di senso – commenta Martini – Per questo abbiamo chiesto una riflessione più ampia”. E a Bruxelles già stanno riflettendo.