Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Paolo Manzelli, direttore del Laboratorio di ricerca educativa dell'Università di Firenze:
"Cresce il numero di computer utilizzati da cittadini ed imprese che si collegano a Internet, ma il commercio elettronico, nonostante le potenziali prospettive di sviluppo, ancora non decolla.
Il ritardo nell’applicazione delle ITC all’e.commerce e conseguenza di varie contraddizioni economiche culturali che alla fin fine convergono nel far si che la stragrande maggioranza dei siti aziendali sono utilizzati solo come una vetrina, magari con un servizio di catalogo e un servizio di ordini e pagamento delle merci senza pero’ giungere effettivamente a realizzare alcuna forma commerciale innovativa di e.commerce.
Agiscono certamente nella direzione di impedire lo sviluppo del’ e.commerce i problemi di sicurezza del sistema di rete, il rischio congiunto ai sistemi di pagamento via carta elettronica e piu in generale la incertezza sui modelli business e di ritorno di investimenti da applicare.
E’ pero facile osservare come una estesa micro-imprenditorialità, sappia agire fuori da ogni regola e regolamento nella vendita per via elettronica su oggetti di largo consumo, altresì soggetti a vincoli e restrizioni legali vigenti in alcuni paesi e liberalizzati in qualche altro.
In tali casi in rete si vende di tutto Viagra , Psico-farmaci, Pezzi di antiquariato, Musica, Documenti, Animali esotici, Allucinogeni, Afrodisiaci e cosi via. Farmacie Virtuali e Clubs on line, Agenzie di viaggio Last-minute ecc.. sono capaci di commerciare una gran quantita’ di merci e servizi piu’ o meno legalmente e comunque con forme semplici ed immediate di vendita a distanza.
Le ragioni del non decollo dell’ e.commerce sono quindi da imputate al mezzo ITC ed alle sue piattaforme di e.commerce; ma alla resistenza della economia tradizionale ad attuare la transizione verso un commercio basato su strategie di e.commerce piu’ libere e dinamiche sebbene controllate e regolamentate per non essere troppo invadenti ad aggressive verso il consumatore.
Possiamo capire che storicamente ogni tendenza di innovazione del commercio tradizionale si è sempre accompagnata una dinamica frenetica del sistemi di commercializzazione piu’ o meno legali basati sostanzialmente sul non rispetto delle tradizioni siano esse i marchi di fabbrica e regolamenti e controlli finanziari.
Il commercio Elettronico accentua tale rischio di evasione dai controlli e dalla centralizzazione commerciale di qualsiasi genere di merce ; pertanto tale liberalizzazione del commercio che va ad incidere contro il potere consolidato, che tende viceversa a centralizzare ogni operazione commerciale legalizzata. Come deterrente dello sviluppo dell’e.commerce possiamo annoverare anche la pubblicita’ onnipresente, orchestrata nei mass media da molteplici imprese o gruppi di impresa , che tendono a regolare culturalmente il mercato con gli slogan, generando ignoranza cognitiva sul valore e la qualita’ delle merci e favorendo un protezionismo culturale, per mantenere l’egemonia del business commerciale tradizionale.
Questo martellamento reclamistico comincia fin dalla piu’ tenera eta’…, purtroppo nessuno sembra veramente preoccupato delle conseguenze socio-ecomoniche indotte da tale costosissima prassi degli spot reclamistici.. Ma tutto cio’ avra’ comunque un limite per il fatto essenziale che il Commercio Elettronico risulta possibile e che diviene man mano sempre piu’ conveniente per i consumatori nonche’ per favorire una effettiva estensione dei mercati.
Dopo il fallimento della prima fase di sviluppo che ha fatto seguito ad una iniziale bolla speculativa spinta dalla vendita dei computers a dalla realizzazione degli impianti di rete telefonica di supporto ad internet, certamente una rinnovata strategia di sviluppo dell’ e.Commerce dovra prendere in considerazione alcuni errori che hanno generato il fallimento di una moltitudine di Dot.Com finalizzate a dare sviluppo al Commercio Elettronico.
In primo luogo la vendita in e.commerce ha fatto seguito ad una innovazione tecnologica piu’ che ad una innovazione di sistema di network di compra vendita. Infatti le Dot.Com si sino comportate come singole aziende e di vendita elettronica anziche’ correlarsi in networks, anche in modo da diminuire il prezzo di acquisto ancor prima di prendere in considerazione le modalità di vendita elettronica dei prodotti, ed inoltre generalmente non hanno saputo co-organizzarsi per migliorare la logistica di trasporto e distribuzione delle vendite.
La transizione verso l’economia di network e’ essenziale sia pure con modalità differenziate sia al commercio elettronico che al commercio tradizionale nel quadro degli sviluppi futuri della economia della conoscenza.
Comunque e’ utile rammentare che nei pochi casi in cui nella prima fase il commercio elettronico ha decollato frequentemente esso e’ successivamente fallito proprio in seguito all’inaspettato successo. Trattasi infatti normalmente di casi in cui la vendita era limitata a specifici prodotti di Nicchia , come ad esempio primizie e cibi di levata qualità e tradizione locale, difficilmente reperibili nel mercato di massa. L’ alto valore aggiunto del prodotto in tali casi ha permesso il successo del Commercio Elettronico fino a quando la domanda non ha superato la offerta , cosa estremamente probabile per un mercato on line, dove la domanda non e’ limitata al mercato locale ma all’ intero World Wide WEB.
In tali casi la difficoltà di sopperire alla rapida espansione della domanda in un mercato esteso quale quello elettronico, ha decretato il successivo fallimento delle imprese di e. commerci, proprio per il fatto di non poter sopperire alla richiesta del mercato.
L’antidoto per la ripresa del commercio elettronico risiede quindi primariamente nella innovativita’ delle opportunita imprenditoriali basate su relazioni di affiliazione a network inter-aziendali e di lavoro manageriale trans-nazionale, agenti nel settore della comunicazione interattiva, organizzata in modo da realizzare rapide negoziazioni on line rese oggi possibili da sistemi sempre meno vulnerabili e sicuri delle transizioni economiche in rete.
Naturalmente quanto sopra dovra’ essere promosso dalla Unione Europea mediante la creazione di un codice commerciale per la costituzione di networks di impresa, uniformemente accettato dagli stati della Europa, per attuare le contrattazioni su rete aperta, inclusivo di una favorevole tassazione commerciale per i gruppi consorziati con finalita’ di espansione della competitività Europea ambito della globalizzazione della economia in relazione al settore del Commercio Elettronico".