Firenze – Dove ci sono i grandi vini c’è anche lei. Tra pochi giorni Milano inaugura MiWine (14 – 16 giugno) e tra i protagonisti annunciati non poteva mancare Simonetta Doni, massima specialista mondiale in un settore difficilissimo. Dall’etichetta, ovvero da un messaggio grafico di 15 centimetri per 10 o poco più, può infatti dipendere il destino di un vino, di anni di investimenti, di uno chateau, di un’economia famigliare. Simonetta è la più brava. Per ogni bottiglia azzecca sempre il messaggio giusto, ha un sesto senso innato che non la tradisce e un tocco magico quando traduce l’intuizione sulla carta.
Se giocasse a calcio si direbbe che ha il fiuto del gol. Insomma è una fuoriclasse.
Fiorentina, Simonetta tiene studio a Firenze (Doni & Associati), uno dei pochissimi nei cinque continenti che operi solo e soltanto sulle etichette del vino. Una specialista tra gli specialisti. Nel mondo del vino è dunque una celebrità, in Italia come in Australia, in Francia come negli Stati Uniti, o in Cile. Dovunque si produca del buon vino sanno chi è. E molti, compresi i vigneron più noti, sono suoi clienti: Antinori, Frescobaldi, Banfi, Donnafugata, Buxy, Kendall Jackson, Sella & Mosca e tantissimi altri più o meno di nicchia e blasonati.
Liceo artistico, accademia delle belle arti e subito un’idea precisa.
Quando nel 1977 Simonetta Doni apre lo studio sa già cosa farà da grande: “Mi sono presto orientata sulle etichette”, ricorda, “In quegli anni il mondo del vino, fiorentino e italiano, era in rapida evoluzione sia nei metodi di produzione che nel modo di affrontare il mercato. Da innocuo distintivo, l'etichetta diventò arma strategica, uno degli elementi più importanti del marketing. L’etichetta dà infatti un'immagine estetica complessiva del prodotto e non di rado determina la scelta del consumatore.”.
Come nasce un’etichetta ben temperata? “Nasce da uno studio a 360 gradi dell’azienda, degli obiettivi e delle ambizioni della proprietà, del posizionamento sul mercato e di molte altre variabili.
Non c’è una regola fissa, perché ogni volta si tratta di cucire un vestito su misura. Ci vuole occhio, sensibilità, esperienza e una professionalità per tradurre tutto questo in pratica”.
L'immagine grafica, spiega in sostanza Simonetta, ha un obiettivo: deve aggredire emotivamente il consumatore, creare suggestioni, dialogare, raccontare con l’immediatezza del colpo d’occhio, genuinità, carattere, prestigio e valore di ogni specifico vino. “In realtà”, aggiunge, “l'etichetta risponde anche a esigenze più complesse, ossia deve interpretare al meglio qualità e personalità del produttore.
L'identità e l'immagine aziendale sono difatti elementi fortemente presenti nel segno grafico. In sintesi, l’etichetta è un ambasciatore in attività permanente nel tempo e nello spazio. Deve svolgere la sua funzione per anni e deve essere efficace nelle campagne pubblicitarie e sugli scaffali di enoteche al supermarket così come al ristorante o a casa”.
Prima di prendere carta e matita e mettersi a disegnare, Simonetta deve quindi raccogliere e valutare una quantità di informazioni.
“Ovviamente”, dice, “al progetto contribuisce un intero staff con varie professionalità, consulenti, professionisti. Prima si fa l'analisi del mercato e del prodotto, poi si passa alla realizzazione creativa, al processo esecutivo di stampa. Così sono comunque in grado di controllare in prima persona tutte le fasi del processo”.
Un bel lavoro? “Credo proprio di sì. Ho una clientela attenta e complessa in cui ormai figurano i nomi più prestigiosi in campo mondiale insieme ad aziende giovani e innovative, realtà emergenti dell’enologia italiana e internazionale.
Tutto ciò rende questa attività sempre diversa e emozionante. Occorrono continuamente nuove idee e cercare sempre la massima qualità formale e le soluzioni più razionali tecniche e produttive. Impossibile annoiarsi”.