Riunisce in un documento unico le diverse politiche abitative della Regione, riprendendo le azioni già in corso e mettendo in cantiere nuovi interventi, per un importo totale di oltre 300 milioni. L’obiettivo prioritario è favorire gli affitti a canone ridotto. E’ il programma regionale di edilizia residenziale pubblica 2003-2005, approvato dal Consiglio toscano col voto favorevole della maggioranza e di Rifondazione comunista e l’astensione dei gruppi di centro-destra. I nuovi stanziamenti previsti ammontano a 91 milioni di euro, la maggior parte dei quali, 50.344.000 euro, serviranno per realizzare interventi finalizzati all’incremento e alla diversificazione dell’offerta di abitazioni in affitto.
Praticamente saranno utilizzati per costruire o recuperare immobili con contributo pubblico, da immettere poi sul mercato a canone ridotto. Spetterà ai Comuni definire i programmi di intervento. Altri fondi serviranno per sperimentare la partecipazione dell’utenza nella manutenzione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica (5 milioni) e il ripristino o il riuso a fini abitativi di edifici dimessi con la collaborazione di cooperative di auto-recupero (15 milioni). I Comuni inoltre potranno acquisire la nuda proprietà di alloggi attualmente occupati dai legittimi proprietari, da destinare nel medio-lungo periodo alle finalità proprie dell’edilizia residenziale pubblica.
Completano il quadro la chiusura dei programmi pregressi, che prevede anche la riprogrammazione di 148 milioni di euro già stanziati, il completamento degli iter per i programmi integrati e per il piano “20.000 abitazioni in affitto”, un fondo di riserva di 5 milioni, la predisposizione di nuovi strumenti conoscitivi, l’ottimizzazione delle risorse che provengono dalla cessione e dalla gestione del patrimonio ERP (da quantificare). La Regione prevede anche di istituire un fondo unico di rotazione che entro il 2005 sarà dotato di 270 milioni di euro.
Il presidente della commissione Territorio e ambiente, Sirio Bussolotti, ha descritto le finalità principali del piano: la razionalizzazione e l’accelerazione dell’utilizzo delle risorse esistenti, l’incremento dell’offerta di abitazioni a canone controllato, il sostegno agli interventi di recupero e riqualificazione urbana, la promozione di nuove forme di partecipazione dell’utenza, e, più complessivamente, la restituzione di continuità e certezza di finanziamento al settore dell’edilizia residenziale pubblica.
Bussolotti ha espresso perplessità sul completamento del programma ministeriale “20.000 abitazioni in affitto”, stante l’indisponibilità di risorse a livello nazionale; infine, ha concluso con un’esortazione ai Comuni ad evitare per quanto possibile il ricorso agli sfratti, per non aggravare in questo momento una situazione già difficile. Qualche critica sul provvedimento è arrivata dai consiglieri di centro-destra, a partire dal vicepresidente della commissione, Franco Banchi, secondo il quale il programma dà la netta impressione di non tener conto delle conseguenze politiche del passaggio a forme private di gestione del patrimonio, e lascia un vuoto nel campo dell’edilizia sociale.
Sulla questione dell’autorecupero, invece, Banchi ha detto che, a patto di monitorare la situazione e colpire eventuali anomalie, la sperimentazione non desta preoccupazioni. Secondo Paolo Marcheschi, il piano è una somma di progetti singoli che manca di una visione d’insieme di tipo politico. Per Marcheschi in questo campo la Regione dovrebbe non solo rivendicare più competenze ma anche attivare più risorse proprie. Secondo Giuliana Baudone il provvedimento non è esaustivo e sarebbe importante verificare come via via sono stati spesi i soldi per l’edilizia sociale.
Luciano Ghelli e Giovanni Barbagli sono tornati sulla necessità di esortare i Comuni a non dar corso agli sfratti. Per Barbagli inoltre sono da apprezzare l’organicità del provvedimento e la promozione di azioni innovative come l’autorecupero e l’acquisizione delle nude proprietà. Fabio Roggiolani invece ha chiesto che nella successiva fase di regolamentazione delle singole azioni un’attenzione particolare venga dedicata alla promozione di criteri innovativi per la difesa dalle avversità climatiche, il risparmio energetico e, in prospettiva, la bioedilizia.
Il dibattito è stato chiuso dall’assessore alla casa, Riccardo Conti, che ha risposto alle osservazioni dei consiglieri ed ha lanciato l’idea di elaborare una sorta di “nuovo statuto dell’edilizia sociale”. Conti ha anche dato notizia che in tutti i territori toscani sono stati costituiti i nuovi gestori ed ha ribadito l’obiettivo di fondo del piano: andare incontro, con la politica degli affitti, alla sempre più ampia zona grigia dei cittadini che rimangono fuori sia dall’edilizia sociale che dal mercato.
Pieno apprezzamento per il provvedimento, approvato in consiglio regionale nell'ambito del Piano regionale per l'edilizia residenziale pubblica 2003-2005, che prevede la possibilità da parte dei Comuni dell'acquisto della nuda proprietà.
Lo esprime l'assessore alle politiche per la casa del Comune di Firenze. "Questo - ha sottolineato l'assessore - rientra anche fra gli obiettivi del Piano strategico dell'Area metropolitana fiorentina. Il vero ostacolo era rappresentato dalle risorse, ma questo provvedimento va anche nella direzione della tutela delle fasce sociali più in difficoltà. E di ciò va dato atto alla Regione Toscana che favorirà l'accesso alla cosiddetta residenza debole".