FIRENZE- Prevenzione e diagnosi precoce sono ormai riconosciuti in modo unanime come strumenti decisivi per combattere il cancro al seno. Da un recente studio condotto nel territorio di Pontedera su 3.647 donne assistite, 75 delle quali con diagnosi di carcinoma mammario, emerge che sulle 39 donne con carcinoma mammario diagnosticato negli ultimi 5 anni, solo in 5 casi la diagnosi è stata fatta in base allo screening istituzionale (pari al 13%), mentre in 25 casi (pari al 64%) il carcinoma è stato rilevato grazie all’autopalpazione (14) e all’esame clinico ambulatoriale (11).
Un dato che sottolinea l’importanza di una corretta educazione all’autoesame, e il ruolo fondamentale del medico di famiglia. Se ne parlerà domani proprio a Pontedera, alla Fondazione Piaggio, durante un corso teorico-pratico rivolto ai medici di medicina generale intitolato ”La senologia nello studio del medico di medicina generale”. “In Toscana negli ultimi anni – ricorda l’assessore per il diritto alla salute Enrico Rossi, che interverrà all’avvio del corso - grazie anche alla diffusa realizzazione dei programmi di screening è notevolmente migliorata la qualità della diagnosi e dell’assistenza alle donne con patologia della mammella e cresce la domanda di scambio professionale e discussione clinica.
Ma certamente molto ancora si può fare per garantire alle donne una migliore continuità assistenziale, attraverso percorsi integrati di diagnosi e terapia e uno scambio sempre maggiore tra la medicina specialistica e la medicina generale, tra l’Ospedale e il territorio”.
Ricordiamo che il tumore al seno rappresenta la prima causa di morte nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni: 31 mila donne vengono colpite ogni anno da questo tumore e 11 mila ne muoiono. Negli ultimi dieci anni, la mortalità per tumore al seno in Italia è diminuita di circa il 13%, in Toscana del 20%.
Si calcola che grazie ai servizi di screening mammografico, nei prossimi 30 anni in Italia si potranno salvare circa 48.000 vite. Nel 2000 in Toscana si sono registrati 2700 nuovi casi, con 758 decessi. Durante gli anni '90 i tassi di mortalità standardizzati sono stati in diminuzione in tutta la regione Toscana, dove dal 1998 sono stati attivati programmi di screening organizzato per la prevenzione in tutte le Aziende Sanitarie. I programmi di screening invitano le donne in età compresa fra i 50 e i 70 anni a sottoporsi a mammografia ogni due anni.
A fine dicembre 2003, il Cspo, Centro per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze, ha presentato gli ultimi risultati dell’attività. Nel 2002 sono state invitate quasi 200.000 donne (195.558), pari all’81,4% della popolazione “bersaglio” annuale dell’intera regione. Rispetto al 2001, sono state invitate 8.000 donne in più. Tra le invitate, quasi 134.000 hanno aderito all’invito, con una partecipazione media del 70%, e un incremento di oltre 20.000 donne rispetto al 2001. Questa attività ha portato all’individuazione di 680 tumori, molti dei quali di dimensioni piccole (meno di 2 cm) o piccolissime (meno di 1 cm), destinati dunque a un’ottima prognosi.
Questi risultati, assieme ai progressi ottenuti nel trattamento, sono alla base dell’aumento della sopravvivenza dei tumori alla mammella che ha raggiunto valori del 90% a 5 anni dalla diagnosi, rispetto al 79% che si registrava 10 anni fa.
In Italia 36 medici su cento pensano che sarebbe ammissibile, qualora la legislazione lo permettesse, utilizzare farmaci per accorciare la vita della persona malata e alla fine della vita. Una percentuale che corrisponde a quella che si registra, ad esempio, in Svezia (35%) ma nettamente diversa da quelle di Olanda e Belgio (77% e 76%).
Il 76% dei medici italiani, invece, ritiene che la diffusione delle cure palliative costituisca una alternativa a decisioni di fine vita come l’eutanasia e il suicidio assistito. Sono questi alcuni dei risultati dello studio Eureld, finanziato dalla Comunità europea, che ha coinvolto 20.000 medici tra Europa ed Australia, di cui 1528 italiani e molti dei quali operanti nell’area di Firenze e di Prato. Lo studio verrà illustrato e discusso nel corso dell’incontro “Rispetto per il morire.
Esperienze, ricerca e valutazione bioetica nelle decisioni di fine vita e dignità del morire” che si tiene sabato 15 maggio dalle ore 9.30 all’Istituto degli Innocenti di Firenze, Sala Brunelleschi, per iniziativa della Commissione regionale di bioetica. La partecipazione italiana allo studio è coordinata dall’Unità operativa di epidemiologia clinica del CSPO di Firenze. All’incontro parteciperà tra l’altro il professor Gerrit van der Wal, del Vrije Universiteit Medical Center di Amsterdam, che parlerà dell’esperienza olandese a partire dall’approvazione della legge sull’eutanasia.
Il vice presidente della Regione Angelo Passaleva coordinerà la tavola rotonda prevista per le ore 14.30 e l’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi concluderà i lavori.
L'assistenza alle persone che muoiono, i luoghi del morire, le decisioni che vengono assunte nella fase finale della vita, sono state in questi ultimi anni al centro del lavoro della Commissione Regionale di Bioetica. Un sottogruppo di lavoro ha approfondito in collaborazione con esperti e operatori del settore dell'assistenza e delle cure palliative queste tematiche.
Nel 2003 la Carta di Pontignano ha definito gli scopi e gli obbiettivi di questa attività: far crescere l'attenzione e la conoscenza di come si muore nella nostra realtà regionale e esplicitare la possibilità di azioni concrete. Alla base di queste iniziative è la diffusione nella regione Toscana dei servizi pubblici di cure palliative ad integrazione delle attività di assistenza domiciliare integrata che è gestita dai medici di Medicina Generale e della attività condotta da molte associazioni di volontariato.