FIRENZE, 15 maggio 2004 - I “Detective di Ogm” cercheranno di individuare i prodotti etichettati, informare i consumatori sulle nuove norme e invitarli a entrare in azione. Tutti possono diventare “detective” di Ogm, informando altri consumatori della presenza di prodotti Ogm attraverso il sito dell’associazione (www.greenpeace.it/ogm
Con la nuova normativa europea, tutti i prodotti, contenenti o derivanti da un ingrediente che contenga più dello 0,9 per cento di Ogm, devono esibire sull’etichetta la scritta: «Questo prodotto contiene (o deriva) da Ogm».
Anche oli vegetali, amidi, zuccheri, finora esclusi dall’obbligo della dichiarazione.
Solo due giorni fa è terminato il blocco durato 4 giorni della nave Keoyang Majesty quando Greenpeace ha ottenuto assicurazioni sull’invio dei carabinieri del Noe che verificheranno la destinazione della soia Ogm: “I consumatori hanno il diritto di conoscere se un prodotto che arriva in tavola è Ogm o meno. Greenpeace continuerà a battersi per ottenere il bando delle importazioni di Ogm in Italia” afferma dalla nave Esperanza, Federica Ferrario, responsabile Ogm di Greenpeace.
Il carico della Keoyang Majesty (40.000 tonnellate di soia Ogm proveniente dall’Argentina) è destinato alla Pagnan, la stessa azienda oggetto di un’azione dimostrativa di Greenpeace 4 anni fa: nonostante le ripetute richieste di cambiare politica, la ditta si è sempre trincerata sulla “difficoltà di approvigionamento di materie non Ogm”.
Nuova vittoria, intanto, per la campagna di Greenpeace contro gli organismi geneticamente modificati: la Monsanto dopo aver annunciato di rinunciare ai test in campo aperto del grano Ogm “Round Up Ready”, starebbe per ritirare anche una varietà di colza Ogm, la canola, dalla coltivazione prevista in Australia. Lo sostiene il “Grains Council of Australia”; anche in Australia come in Europa l’opposizione agli Ogm da parte di agricoltori e consumatori è forte e lo stato di Vittoria ha bandito gli Ogm fino al 2008.
“E’ una grande vittoria per l’ambiente e gli agricoltori. Dopo essere stati rifiutati dai consumatori, gli Ogm vengono ora abbandonati dalle multinazionali che li hanno prodotti” commenta Ferrario.
In contemporanea al blocco della nave gli attivisti di Greenpeace hanno bloccato impianti OGM a Ravenna perché diventi porto OGM free.
Attivisti da Italia, Spagna, Austria, Finlandia, Danimarca e Norvegia hanno bloccando tutti i cancelli degli stabilimenti di DocksCereali e EuroDocks, altri si sono arrampicati sulle gru bloccandole, altri hanno appeso sui silos uno striscione di 20 metri con scritto “No al cibo Ogm”.
Greenpeace vuole che il porto di Ravenna diventi Ogm free e che cessi l’importazione di soia Ogm in Italia. Ravenna è il principale punto d’ingresso degli Ogm in Italia. Dei 4.2 milioni di tonnellate di soia che l’Italia importa ogni anno per la mangimistica animale e per l’industria alimentare, quasi la metà arriva a Ravenna.
"... La soia ogm viene coltivata per i profitti di poche multinazionali come Bunge, Cargill e Dreyfus. Queste aziende insieme ad altre minori controllano il mercato e potrebbero nel giro di un anno garantire la fornitura Non Ogm per ogni importazione a Ravenna e per tutta Italia se solo lo decidessero.
Quindi perché continuano a importare soia ogm? ..." commenta Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace.
Tutte e tre le navi di Greenpeace, intanto, continuano a battersi per un unico obiettivo, fermare gli OGM: la nave “Esperanza” da ieri impegnata a Chioggia nel blocco, il rompighiaccio “Arctic Sunrise” in Brasile e l’ammiraglia “Rainbow Warrior” in Australia.