Per parlare ai bambini occorre conoscerli, saperli ascoltare anche quando fanno il broncio o hanno paura, avere la voglia di parlare e dialogare con loro, utilizzando termini chiari e fantasiosi. La Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, forte dell’esperienza di comunicazione in cui da anni è impegnata con i bambini ricoverati e i loro genitori, lo ha fatto. Il risultato è il libro, ora in vendita in tutte le librerie italiane, che la Fondazione ha commissionato alla casa editrice fiorentina Fatatrac.
Un prodotto editoriale di qualità rivolto non solo ai bambini ricoverati al Meyer o negli altri Ospedali, ma alle scuole, alle istituzioni pubbliche, alle amministrazioni e soprattutto a tutti i bambini italiani e stranieri. “Guai a chi mi chiama passerotto!” (a colori, cartonato, 40 pagine, euro 13,50) raccoglie i testi della maestra-scrittrice Anna Sarfatti che ha saputo tradurre con la freschezza e la semplicità delle filastrocche i principi della Carta, così come pensati, fatti propri e applicati dai maggiori Ospedali italiani riuniti nella Conferenza Permanente degli Ospedali Pediatrici.
Principi che per il Meyer, primo ospedale che ha avviato il progetto, non sono degli enunciati teorici, ma devono essere rispettati e fatti rispettare. Un impegno che sia l’ospedale fiorentino, sia quelli che aderiscono alla Conferenza Permanente, assolvono attraverso le verifiche dell’accreditamento.
Il libro, già presentato alla Fiera del Libro di Bologna e al Salone del Libro di Torino e adesso all’Expo Sanità di Bologna, si avvale delle illustrazioni di Sophie Fatus, l’artista di origine francese che ha collaborato con la Fondazione Meyer, esponendo le sue opere nell’ambito di “Meyer Art”, l’iniziativa dedicata alle arti figurative e realizzata negli spazi dell’ospedale.
Scrittura e arte, espressioni creative che nell’ospedale fiorentino da anni trovano spazio in un progetto organico e complessivo: “Meyer Cultura”. Progetto costruito per dialogare con i bambini e che annovera anche le sezioni dedicate alla musica e al teatro. Il benessere dei piccoli pazienti non è fatto solo delle migliori cure, ma anche di accoglienza di elevata qualità. L’ospedale fiorentino ne è convinto. Per questo al Meyer l’accoglienza si coniuga con la possibilità per ogni bambino di potersi esprimere come vuole nella quotidianità del ricovero ospedaliero: con il gioco nella Ludoteca creata per lui, con la musica per cantare, suonare e sentirsi meglio, con i clown in corsia per sorridere e divertirsi, con i cani addestrati da accarezzare e abbracciare con affetto.
Il Meyer, l’Ospedale che parla ai bambini, ha voluto creare anche uno spazio virtuale fatto con i bambini e per i bambini.
Un mondo “online” diventato campo d’azione di Bruno, il bambino vivace, un po’ sporchino ma in fondo buono e ragionevole e il maialino Giovanni, suo amico invisibile. Personaggi “di carta” che fanno compagnia ai tanti amici in carne ed ossa, educandoli, senza pedanteria, alla salute, al benessere e all’igiene, in modo divertente e scanzonato.
Al Meyer la comunicazione è una parte importante della progettualità, indirizzata non solo al contesto locale e regionale, ma nazionale e internazionale.