Nella II settimana di Fabbrica Europa l'appuntamento più atteso (tutto esaurito): Peter Brook, per la prima volta a Firenze, con lo spettacolo "La mort de Krishna", interpretato da Maurice Benichou

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 maggio 2004 21:14
Nella II settimana di Fabbrica Europa l'appuntamento più atteso (tutto esaurito): Peter Brook, per la prima volta a Firenze, con lo spettacolo

La seconda settimana di Fabbrica Europa si apre con un appuntamento particolarmente atteso, che ha fatto già registrare il tutto esaurito: La mort de Krishna di PETER BROOK, basato sull’adattamento del Mahbharata di Jean-Claude Carrière e Marie-Hélène Estienne (Stazione Leopolda, martedì 11 e mercoledì 12 maggio ore 21). A interpretare il lavoro del grande maestro inglese, che viene ospitato a Firenze per la prima volta da Fabbrica Europa, c’è uno dei suoi attori storici, Maurice Bénichou.

Il sodalizio tra i due dura dal 1974 e sono ben dodici gli spettacoli di Brook interpretati da Bénichou, tra cui il celebre “Je suis un phénomène”.

Martedì 11 (Stazione Leopolda, ore 19) sempre per la sezione teatro, Narcissus set del gruppo toscano ANONIMASCENA, la cui attività è rivolta all’elaborazione di linguaggi originali nell’ambito delle arti della scena, in bilico tra performance teatrali e arti visive.
Per la sezione musica alle ore 12 alla Stazione Leopolda i Tuxedomoon presentano alla stampa e a tutti gli appassionati il progetto Florence Days – Cabin in the Sky: concerti, incontri, mostra fotografica e installazione dedicati alla band californiana.
In serata il concerto dell’austriaco FENNESZ (11 maggio, Stazione Leopolda, ore 22.30).

Christian Fennesz è uno degli esponenti di rilievo della ricerca elettronica minimale e “glitch”, creatore di un mondo subito identificabile, in cui agisce tra campionamenti sonori e un uso originale della chitarra elettrica. Nella sua musica convivono ricerca e sentimento in un approccio palpitante all’elettronica in grado di creare suggestioni profonde riutilizzando materiali preesistenti. A Fabbrica Europa Fennesz presenta i suoni e il video del suo nuovo progetto Venice (Touch, 2004), a cui ha collaborato anche David Sylvian.

Il cd, nato da un lungo lavoro di registrazioni effettuate a Venezia e rielaborate in studio, conferma le doti di Fennesz e la sua capacità di definire uno scenario sonoro vivo e animato. Alla musica di Fennesz si aggiungerà la proiezione del video di Jon Wozencroft, il fondatore dell’etichetta discografica Touch. Biglietto d’ingresso 10 euro, ridotto 8 euro, prevendita Box Office.


Firenze, Stazione Leopolda, 11 e 12 maggio 2004 ore 21

PETER BROOK
La mort de Krishna
Testo di Jean-Claude Carrière e Marie-Hélène Estienne - Mise en espace: Peter Brook
Interprete: Maurice Bénichou - musica: Antonin Stahly
Luci: Philippe Vialatte - Responsabile tecnico: Sylvain Mazade
Produzione: CICT / Théâtre des Bouffes du Nord

Sontuoso e smisurato il Mahabharata è il principale poema epico della letteratura indiana.

Redatto in sanscrito, comprende 18 libri e più di centomila versi, come dire un’opera otto volte più lunga dell’Iliade e dell’Odissea messe insieme. Nella parte finale si narra della contesa fra due rami della famiglia reale, i Pandava e i loro cugini Caurava. I Pandava, a cui il potere è stato sottratto con l’inganno, dopo aver fatto ogni possibile tentativo per evitare lo scontro, sono infine costretti ad affrontare il clan avverso. Nello scontro fratricida fra le due fazioni saranno i Pandava gli unici guerrieri a uscirne vivi.

La grandiosa battaglia finale acquista un respiro cosmogonico e assurge, in un intreccio di vendette e di inganni, a simbolo universale della lotta tra bene e male. Si rinnova l’eterno spettacolo dell’orrore delle guerre e dell’assurdità dell’esistenza di fronte al furore distruttivo degli uomini. Il Mahabharata è il testo fondamentale della cultura indiana, nelle parole di Jean-Claude Carrière: “Senza quest’opera non ci sarebbe l’India”. Nel 1985 la presentazione del Mahabharata di Peter Brook al festival di Avignone è stata un evento epocale.

Il testo adattato da Jean-Claude Carrière fu portato in scena da una compagnia di attori provenienti dai 5 continenti. Lo spettacolo teatrale, della durata di 9 ore, resta a tutt’oggi il capolavoro del regista inglese, che qualche anno dopo ne ha firmato una versione cinematografica. Oggi La mort de Krishna è una visita fugace in una stanza dimenticata dell’immenso labirinto del Mahabharata. Sempre basato sull’adattamento del Mahabharata di Jean-Claude Carrière e Marie-Hélène Estienne, lo spettacolo racconta della morte di un dio disceso tra gli uomini, evento che continua a evocare agli occhi dello spettatore l’arcana familiarità dell’impensabile: la fine di un immortale.

Krishna, il dio con quattro braccia e gli occhi di loto, ha condotto a morte sicura il suo popolo, prima di essere ucciso accidentalmente dalla freccia di un cacciatore che non l’ha riconosciuto. La mise en espace di Peter Brook è frugale e onirica. Pochi oggetti ne costellano l’universo scenico: un tappeto rosso, cuscini, candele, una testa di elefante, vapori di incenso in un’atmosfera dai toni foschi e purpurei. Frammenti evocativi di un magma mitopoietico, provvisoriamente salvati dall’oblio.

Maurice Bénichou dischiude la memoria dell’umanità sul filo della narrazione, e conduce per mano lo spettatore con la sua voce ora cavernosa ora squillante, la sua gestualità morbida e reattiva. Racconta di mondi favolosi e spaventosi, in cui le battaglie cruente sorgono e si dissolvono su un fondo di tenebra. Parole e voce, narrazione e musica, divino e umano, condividono lo spazio della scena, sul quale spira – tiranno della memoria – il potere distruttivo del tempo.
Lo spettacolo è in francese con i sovratitoli in italiano.

Ingresso 15 euro, ridotto 13 euro.

Firenze, Stazione Leopolda - 11 maggio 2004 ore 19

ANONIMASCENA
Narcissus set
Scritto e diretto da Giacomo Bernocchi - Cura, mixing video: Caterina Poggesi
Composizione sonora: Andreas Froeba - Circuiti: Matteo Monteduro
In scena: Bianca Papafava, Alessandro Riceci, Erik Tomasi
Contributi scenografici: Agata Monti
Produzione: Anonimascena in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi, Contemporanea 03

Il mito di Narciso e Eco contamina la scena nel suo gioco di rappresentazione, riproduzione, ripetizione del mondo.

La scena viene sottratta alla vista per essere duplicata.
Narcissus set è una macchina di disorientamento percettivo, un congegno allo stesso tempo di ripetizione e di perdita che muove dalla moltiplicazione del reale per giungere alla perdita del reale.
L’identità dell’attore e dello spettatore si sfalda nel rimando della superficie esposta. Ripetizione, rispecchiamento, fredda riproduzione: questa è la linea percorsa. L’occhio è immerso nell’oscurità e va a cercare l’oggetto da esporre.

Il guardare stesso si fa oggetto da esporre nei suoi movimenti.
Narcissus set è spazio assoluto di ripetizione, set video dove ricreare la scena. La scena dell’azione permane nell’impossibilità di essere vista direttamente, ma torna riprodotta per sua sottrazione. Dove l’occhio che guarda è nella scena. Della scena reale rimangono movimenti di luce, rumori dati dall’azione, tracce di una realtà anch’essa doppia. La patologia narcisistica si manifesta anche come “assenza di sentimenti”, perdita di sé nel doppio di se stesso: perdersi nella pura apparenza, nella paralisi dell’azione per rispecchiamento, questo ci dice ora la scena.

Ma il rispecchiamento non è più un fatto solo individuale, bensì collettivo.
Non è la CNN il più grande concentrato di patologia narcisistica presente oggi? La domanda “quale altro vedersi oggi se non attraverso la riproduzione digitale?” viene però irrimediabilmente superata: esiste ancora una superficie riflettente?
Ingresso 10 euro, ridotto 8 euro. Prevendita Box Office.

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