TEATRO AURORA
Via S. Bartolo in Tuto, 1 - Scandicci
giovedì 8 aprile ore 21.30
Agresta
FABBRICA
uno spettacolo di Ascanio Celestini
in collaborazione con Fondazione Pontedera Teatro, Biennale dei Giovani Artisti – BIG 2002, Santarcangelo dei Teatri, La Corte Ospitale, Accademia Amiata, Mittelfest, Benevento Città Spettacolo
un ringraziamento a Donzelli editore, Circolo Gianni Bosio, Radio3 RAI, Istituto Ernesto De Martino, Drodesera, Volterra Teatro
Cara madre vi scrivo questa lettera che è l’ultima lettera che vi scrivo.
Ve n’ho scritta una al giorno per tanti anni. Voi mi dicevate scrivi scrivi e io ho scritto per più di cinquant’anni. Una lettera al giorno per cinquant’anni. Solo una volta non vi scrissi, cara madre, e voi mi diceste perché non hai scritto? che io vi dissi che non avevo potuto scrivere per via dell’ospedale. Ché avevo avuto la disgrazia e non ho scritto. Mi diceste prima o poi me la scrivi questa lettera? Ché mica puoi saltarmi proprio un giorno nel mentre che mi hai sempre scritto tutti i giorni.
Io vi dissi che sì, che prima o poi ve la scrivevo la lettera. E mo’, adesso ve la scrivo la lettera che manca. È passato più di cinquanta anni e adesso ve la scrivo. Fate conto che oggi è il 17 di marzo di quel 1949 che non vi ho scritto la lettera di quel giorno. E io riprendo il filo dal giorno prima. Dal 16 marzo.
Cara madre il 16 di marzo di quel ’49 è il primo giorno che entro in fabbrica.
La storia di un capoforno alla fine della seconda guerra mondiale raccontato da un operaio che viene assunto in fabbrica per sbaglio.
Il capoforno parla della sua famiglia. Del padre e del nonno che hanno lavorato nella fabbrica quando il lavoro veniva raccontato all’esterno in maniera epica. Dopo un anno di laboratori in giro per l’Italia abbiamo raccolto storie isolate, frammenti di racconti che ruotano tutti attorno al vissuto fisico della fabbrica. Chi racconta il lavoro racconta qualcosa del proprio corpo. Anche quando parla del cottimo collettivo, delle vertenze sindacali e dell’articolo 18 usa un immaginario che fa riferimento al corpo.
Come se per parlare di ciò che è accaduto si dovesse tradurre in un linguaggio i cui riferimenti sono la malattia e la salute, la bellezza e la deformità, la forza e la debolezza. Per il capoforno la fabbrica ha un centro e questo centro è l’altoforno. La fabbrica lavora per il buon funzionamento dell’altoforno e i gas dell’altoforno trasformati in energia elettrica mandano avanti lo stabilimento. L’antica fabbrica aveva bisogno di operai d’acciaio e i loro nomi erano Libero, Veraspiritanova, Guerriero.
L’età di mezzo ha conosciuto l’aristocrazia operaia con gli operai anarchici e comunisti che neanche il fascismo licenziava perché essi si rendevano indispensabili alla produzione di guerra. Ma l’età contemporanea ha bisogno di una fabbrica senza operai. Una fabbrica vuota dove gli unici operai che la abitano sono quelli che la fabbrica non riesce a cacciare via. I deformi, quelli che nella fabbrica hanno trovato la disgrazia. Quelli che hanno sposato la fabbrica lasciandole una parte del loro corpo, della loro storie e della loro identità.
· Intero euro 10 / Ridotto euro 9 (under 18 / Over 65 / Soci Coop / Controradio Club)
Teatro Studio di Scandicci
venerdì 9 aprile ore 21.15
Ascanio Celestini
STORIE DA LEGARE
Dimostrazione conclusiva del percorso laboratoriale
Una conferenza spettacolo in cui l’affabulatore romano porta in scena le narrazioni metropolitane intorno al disagio mentale, raccolte durante il laboratorio svoltosi a Scandicci nell’arco della stagione con un gruppo di giovani ricerc-attori
Il lavoro di ricerca che sta alla base di un processo creativo.
La parola che spezza il silenzio. Il racconto che fa luce sull’oscurità. La narrazione come strumento di recupero della memoria. Ascanio Celestini ha proposto un laboratorio sulle tecniche di ricerca e recupero di una storia, o di frammenti di storie diverse, e sul modo di tradurre le informazioni raccolte in narrazione. Si tratta di un metodo che lui stesso usa per la realizzazione dei suoi spettacoli. L’esperienza più significativa è quella che ha portato a “Fabbrica”, uno spettacolo in cui sono confluiti i racconti di coloro che hanno lavorato negli stabilimenti industriali ed in particolare alla Piaggio di Pontedera.
Stavolta Ascanio Celestini s’interroga sul tema della follia, non in senso filosofico, ma concreto, e cerca di rispondere alla domanda: “Dove sono finiti i matti?”
Lo fa nel modo a lui più congeniale, andando a recuperare le storie di chi con i matti ha, o ha avuto, a che fare.
È’ proprio questo lo scopo del laboratorio che ha tenuto al Teatro Studio di Scandicci. Il gruppo che lo ha seguito ha intervistato le persone che hanno avuto contatti con i manicomi, non come malati, ma come dottori, ausiliari, infermieri, guardie, volontari, semplici vicini. Le voci raccolte sono state tradotte in racconto e verranno narrate in questa conferenza-spettacolo del 9 aprile.
Si tratta di un progetto che Ascanio Celestini sta portando avanti in tutta Italia, ma che ha un valore particolare a Scandicci, dove si trova la Villa di Castelpulci che fin dalla seconda metà dell’800 è stata adibita a manicomio ed ha ospitato anche il poeta Dino Campana.
Chi ha partecipato al laboratorio ha avuto modo di avvicinarsi e di riflettere sulla malattia mentale, ma soprattutto di prendere parte al processo creativo di uno spettacolo.