Venerdì scorso Franco Corleone, il "Garante per la Tutela dei Diritti dei detenuti", ha preso parte alla seduta che il Consiglio di Quartiere 4 ha dedicato all'emergenza-carcere. Ricordiamo che la figura del Garante è stata istituita il 9 ottobre dell'anno scorso dal Consiglio Comunale di Firenze. Si tratta di una figura di "mediatore" che interviene attivamente nel rapporto fra detenuti e sistema carcerario, in modo da tutelare e rendere effettivi diritti fondamentali come il lavoro, la salute e l'istruzione.
Il Garante dispone a questo scopo di uno status autonomo rispetto all'amministrazione penitenziaria ma collabora direttamente con gli operatori del carcere per gestire i numerosi problemi che l'attuale sovraffollamento comporta. Firenze è la seconda città d'Italia, dopo Roma, ad aver dato vita a questa figura. Il ruolo di Garante, lo scorso 20 gennaio, è stato conferito dal sindaco Leonardo Domenici a Franco Corleone, ex-deputato verde che dal 1996 al 2001 ha ricoperto le funzioni di sottosegretario alla Giustizia, con delega alla giustizia minorile e al carcere.
Presentando le funzioni e i compiti di cui è competente Franco Corleone ha sottolineato in particolare la gravità della situazione negli istituti di pena. "Il carcere si sta trasformando in una raccolta di povertà, una vera e propria discarica sociale - ha sottolineato il Garante - dove finiscono invariabilmente le persone più emarginate e più fragili: giovani, poveri, tossicodipendenti, stranieri. Non si tratta nemmeno di garantire il precetto costituzionale del reinserimento sociale. In realtà queste persone non si sono mai inserite, tanto che i corsi di alfabetizzazione non dovrebbero essere organizzati soltanto per i detenuti stranieri ma anche per gli stessi italiani".
Che fare allora? Come costruire un rapporto positivo con il territorio, basato su forme di integrazione e di autentica collaborazione fra i diversi attori istituzionali? Come acquisire il decisivo sostegno della società civile? "Partiamo dal lavoro, innanzitutto - ha proseguito Corleone - rendendo effettiva e operante la Legge Smuraglia che consente alle imprese e agli enti di assumere direttamente le persone all'interno del carcere, garantendo ai detenuti la pienezza dei diritti contrattuali.
La sperimentazione di nuove esperienze di attivazione professionale va bene ma non è sufficiente. Abbiamo bisogno di una politica strutturalmente in grado di dare risposte a questo problema. Per quanto riguarda la salute il sovraffollamento, purtroppo, già rappresenta di per sé un'emergenza sanitaria perché la promiscuità non solo moltiplica le malattie epidemiche (tornano antiche patologie che si credevano ormai debellate come la tubercolosi) ma accresce anche il disagio psicologico con tutti i rischi che ne derivano.
I detenuti passano troppo tempo in celle scomode e cupe mentre dovrebbero andarci solo per dormire". Rispondendo a chi gli chiedeva se non fossero troppo limitati i poteri di intervento del Garante, Corleone ha poi osservato: "stiamo cercando di ottenere una piena accessibilità a tutti gli aspetti della vita penitenziaria in modo da rendere efficace il nostro ruolo. Quello a cui miriamo non è una co-gestione a fianco dei soggetti istituzionali, come il Magistrato di Sorveglianza. Si tratta invece di contribuire a trovare soluzioni positive e percorsi praticabili verso un sostanziale cambiamento di atteggiamento e di mentalità rispetto alla funzione stessa del carcere nel mondo contemporaneo.
Per esempio sarebbe importantissimo se diventasse operativo il nuovo e innovativo Regolamento Carcerario che ho redatto insieme con Alessandro Margara (ex-responsabile nazionale degli istituti di pena, ex-magistrato di sorveglianza e figura di spicco della grande stagione riformista sfociata a suo tempo nella legge Gozzini ndr)".