Giovedì 26 febbraio (alle 21) Guarda che luna! al Teatro Excelsior di Empoli
Ballata per Mimmo Carunchio camorrista al Teatro Manzoni di Pistoia, con canzoni dal vivo dei Sud Sound System

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 febbraio 2004 13:14
Giovedì 26 febbraio (alle 21) <I>Guarda che luna!</I> al Teatro Excelsior di Empoli <BR>Ballata per Mimmo Carunchio camorrista al Teatro Manzoni di Pistoia, con canzoni dal vivo dei Sud Sound System

Dopo Goldoni e la commedia d'autore, la programmazione della stagione del teatro di prosa empolese prosegue giovedì 26 febbraio con un happening musicale e teatrale: Guarda che luna!, frizzante e comico omaggio a Fred Buscaglione con Enrico Rava, Gianmaria Testa, Stefano Bollani e la Banda Osiris, un esilarante, ma al contempo ricercato, spettacolo-concerto dove, fra gag, jam session e virtuosismi, la straordinaria band porta a Empoli uno dei rari appuntamenti con questo genere. Si tratta del quarto appuntamento con la stagione di prosa 2003-2004 del Teatro Excelsior.

La stagione di prosa è presentata dall'Amministrazione comunale in collaborazione con la Fondazione Toscana Spettacolo e con la Compagnia Giallo Mare Minimal Teatro.

Ballata in canto e controcanto, così la compagnia leccese definisce lo spettacolo realizzato insieme ai Sud Sound System, band reggae salentina di eccezionale vigore espressivo, tornata alla ribalta dopo esser stata negli anni Novanta l’emblema dell’hip hop italiano cantato in dialetto. Il gruppo, che nel ‘91 portò al successo brani come “Fuecu /T’a sciuta bona”, sarà infatti protagonista venerdì 27 e sabato 28 febbraio con i Cantieri Teatrali Koreja dello spettacolo ACIDO FENICO (lo spettacolo sostituisce l’annunciato Brecht’s Dance, sempre di Koreja), dal testo del magistrato Giancarlo De Cataldo liberamente ispirato alla storia di un boss della camorra pugliese.

L’amore incondizionato verso la musica Reggae, in quella terra del sud Italia tanto lontana dai cosidetti "circuiti" e allo stesso tempo così ricca di cultura e tradizioni mediterranee, si fonde perfettamente con la storia diventandone la cornice necessaria.
Uno spettacolo ironico, grottesco, corrosivo come l’acido fenico appunto. Prima voce, Domenico Carunchio, malavitoso pugliese che racconta la sua vita. Dall’infanzia da sottoproletario al sacro giuramento da camorrista sino all’arresto e al rifiuto di sentirsi pentito; piuttosto sconfitto, schiacciato dal destino di portarsi addosso per sempre quel suo odore di acido fenico.
Mimmo Carunchio è il soldato di un esercito nemico che non si arrende al vincitore.

Quando nella sua città sviluppo e degrado vanno tristemente a legarsi, per lui l’arruolamento nella malavita organizzata vuol dire sfuggire alla povertà e al degrado, e ai tanti luoghi comuni del Sud.
A quelli come Carunchio deve essere riconosciuto, paradossalmente, il valore della scelta: combattiamoli conoscendoli, perché la loro identità, quella che hanno liberamente scelto, ce lo impone.
Questa scelta genera la tragedia: Carunchio è l’eroe tragico di una strana tragedia, quella mafiosa, piena di sfaccettature grottesche, melodrammatiche.

A volte si fa comica, così necessita una “spalla” al nostro protagonista, e la spalla è il giudice che vorrebbe tanto dirla lui la battuta finale.
Il controcanto è affidato ai Sud Sound System: la loro fisicità serve a rafforzare la nostra storia. La loro musica funziona fortemente da contrasto.
Ecco il coro, in cui potremmo, come esercito attaccato, esercito “civile”, riconoscerci, ma, per carità, non per accentuare atavici contrasti da Sud in disarmo, semmai per smascherare l’urgenza di ben più semplici bisogni.

Guardiamolo con un sorriso questo Carunchio: è uno scaltro teatrante e del resto quella dei mafiosi è un’arte da commedianti. Nella loro ritualità rappresentano personalità complete di un’unica e forte specie.
E’ un teatro che si avvicina alla società civile, non con velleità di interpretazioni sociologiche, ma come informazione dura, lanciata dal palcoscenico come un pugno nello stomaco. E’ una parabola che non vuole condannare i “cattivi” ma denuncia il fascino del male.
Lo spettacolo segna, inoltre, il debutto come autore teatrale di Giancarlo De Cataldo, scrittore e magistrato tarantino, già autore di romanzi, racconti, saggi, il quale confeziona con questo testo la sua opera più dura, accompagnata dalla forza delle canzoni, rigorosamente dal vivo, dei sei rapper pugliesi.
I Cantieri Teatrali Koreja svolgono dal 1985 attività teatrale e culturale.

Iniziano ad Aradeo (Lecce), in un antico e bellissimo casale-castello disabitato, diventato negli anni punto di riferimento per analoghe situazioni nazionali e internazionali. E’ l’unica compagnia di produzione teatrale del Salento riconosciuta e sovvenzionata dal Dipartimento dello Spettacolo e dalla Regione Puglia. Negli anni Ottanta incontra Ibel Nagel Rasmussen, attrice dell’Odin Teatret; da qui inizia il suo percorso proponendosi come centro di attività di produzione e programmazione teatrale rivolta a un vasto pubblico non televisivo particolarmente sensibile ai nuovi linguaggi musicali che utilizzano il dialetto come spontanea necessità di comunicazione (si pensi alla collaborazione con il gruppo degli Almamegretta con cui è stato realizzato lo spettacolo “Brecht’s dance”).

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