Carrara – “Quel progetto di legge sull’erboristeria è tutto sbagliato. Eccone uno nuovo”. Contro il testo unificato approvato dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, gli erboristi della Fei-Confcommercio, e gli studenti dei corsi di laurea in Tecniche Erboristiche convergono da tutta Italia domani su Carrara per affermare le proprie ragioni nel corso di Erbexpo 2004, seconda edizione del Salone dell’erboristeria e del termalismo (6 – 8 febbraio) inaugurata oggi dall’assessore regionale Susanna Cenni.
Nella circostanza, la Fei organizza una serie di convegni, perlopiù di carattere scientifico, salvo uno, proprio domani, con valenza politica precisa.
Il tema: “Laurea in tecniche erboristiche. Quale ruolo per l'erborista tra normative, nazionali ed europee, presenti e future”. La prevista partecipazione dei vertici nazionali Fei, di direttori didattici, docenti universitari e studenti dei corsi di laurea in tecniche erboristiche diventa così occasione per fare del dibattito un momento di discussione e critica.
Il presidente Angelo Di Muzio ha intanto messo a punto un comunicato per spiegare cosa non va nel testo licenziato dalla commissione parlamentare: “1) Non si qualifica la figura dell’erborista; 2) non si offre sbocco professionale adeguato ai laureati in tecniche erboristiche; 3) non si valorizza l’erboristeria come pratica tradizionale di difesa della salute con le piante officinali; 4) si confonde il settore erboristico con quello alimentare; 5) si preclude ogni sviluppo dell’erboristeria rispetto alle future norme europee sui “farmaci vegetali tradizionali”.
Alla Commissioni Affari Sociali la Fei replica dunque con un proprio progetto di legge e una premessa determinante: “Ovvero”, dice Di Muzio, “che esiste una disciplina autonoma definibile come erboristeria, di cui la materia vegetale è strumento primario, basata principalmente sull’uso di preparati erboristici che hanno lo scopo di conservare salute e stato di benessere”.
Quanto all’erborista il progetto ne prefigura uno status ben più elevato dell’attuale: non più negoziante, magari blasonato da studi specifici, bensì operatore sanitario, al pari del dietista, del podologo, dell’ottico. In quanto tecnico esperto di piante officinali e del loro uso, la Fei propone esplicitamente di affidargli il compito di orientare l’utente. La laurea in tecniche erboristiche, del resto, garantisce le capacità dell’operatore.
La Fei si batte, in sostanza, perché l’erborista sia riconosciuto come tecnico specializzato in piante officinali e nel loro uso.
In altre parole, dice Di Muzio, si tratta di definire l’ambito di competenza e di operatività specifica dell’erborista, l’attività professionale e commerciale e di indicare la laurea in Tecniche Erboristiche e i diplomi in Erboristeria come abilitanti alla professione di erborista. “Va da sé”, aggiunge, “ che occorre anche un albo professionale, un codice deontologico, oltre a una serie di garanzie per chi già svolge la professione. Insomma, ci vuole una legge seria”.