Lo sappiamo benissimo: il progresso non si ferma. Possiamo tentare in tutti i modi possibili, ma è una lotta anacronistica e senza speranza. C'hanno provato gli indiani d'America con le loro freccettine spuntate ed i loro cavallini stanchi, ma sono stati inesorabilmente schiacciati dalla locomotiva del progresso. Ci stanno provando i noglobal, con le loro bombettine molotov e gli assalti ai McDonald's (gastronomicamente molto più validi di quello che vorrebbero farci credere), ma lo schiacciasassi del mercato globalizzatore li sta inesorabilmente maciullando.
Anche il calcio sta cambiando. Si tratta di un moto lento ma inesorabile, costante ed implacabile. Ogni due passi avanti può esserci una battuta d'arresto ed un piccolo passo indietro. Frange tifosarie possono tentare, con loro idealismo perdente ed allo stesso tempo patetico, di frenarne la marcia, ma è certo che presto arriveremo al modello calcistico naturale. Esso è un modello vincente. Qualunque socio-futurologo avrebbe potuto prevederlo decenni addietro, ma questi socio-furologi stavano tutti, per nostra sfortuna, perdendo tempo a scrivere saggi sulle future catastrofi economiche, sociali ed ecologiche, invece di occuparsi di quello che conta veramente nella vita di tutti noi: il futuro del calcio.
Finalmente sono arrivato io, ed ora vi
esporrò una proposta decisiva che ci avvicina al futuro. Il domani è qui,
anche se io vorrei essere lì.
Come sapete, il valzer delle panchine è un fenomeno comune, quasi voluto.
Oramai è fatto raro che un allenatore rimanga con la stessa società per più
di una stagione. Molti lungimiranti presidenti cambiano già due o tre
allenatori a stagione. Lo stesso discorso può essere fatto per il mercato
dei calciatori. Molti vestono più di una casacca nel corso della stessa
stagione, e lo fanno con garbo.
E non sto parlando del fatto che essi (cosi'
almeno vogliamo sperare) si cambiano la maglia dopo ogni partita perché
sudaticcia e sporca di fango, ma del fatto che a questo punto sono più i
giocatori che passano da una squadra all'altra nel corso dello stesso
campionato, di quelli che non lo fanno. Esemplare il caso del campionato
2003-4 della Fiorentina. L'intera squadra, tranne uno o due elementi, è
stata rinnovata a campionato iniziato.
Negli ultimi anni abbiamo anche potuto assistere al cosiddetto fenomeno dei
presidenti usa e getta.
Presidenti lungimiranti che per primi hanno saputo
prevedere il futuro, i quali comprano, vendono e si scambiano squadre di
calcio come fossero figurine Panini.
Eccoci, dopo questa verbosa introduzione, al nocciolo della proposta.
Il trend è ovvio. L'attaccamento agli stessi colori per tutta la vita non ha
più senso. Non è moderno. Il rifrullio di presidenti, allenatori, giocatori
e tifosi da una squadra all'altra è un chiaro fenomeno in espansione, e come
tutti i chiari fenomeni in espansione (pensiamo all'espansione di popolarità
della pizza margherita a partire dall'ultimo quanto dell'800) nessuno è in
grado di arrestarlo.
Meglio quandi assecondarlo.
La mia proposta è questa: diciamo di avere un campionato a 18 squadre. Dovrà
essere creato un gruppo di 18 presidenti, 18 allenatori e circa 500
giocatori. Ogni lunedì verranno estratti a sorte un presidente, un
allenatore ed una ventina di giocatori per ogni società. Questi elementi
rappresenteranno quella squadra per tutta la settimana, dalle partite di
coppa infrasettimanali fino alla partita della domenica. Poi, il lunedì
seguente, via di nuovo tutti i nomi nel calderone e si procederà ad un'altra
estrazione casuale di un presidente, un allenatore ed una ventina di
giocatori per ogni squadra.
Sarà compito della professionalità degli estratti presentarsi ai tifosi della squadra (che per amor di chiarezza chiameremo X) per la quale giocheranno quella data settimana con dichiarazioni del tipo: "Ho sempre desiderato giocare per X", "I tifosi di X sono i migliori che abbia mai visto.", "Lo spogliatoio di X non è mai stato cosi' unito", e aizzare polemiche la domenica sera qualora ce ne fosse l'occasione, in presenza di rigori non dati, fuorigiochi inesistenti ed espulsioni ingiuste con frasi del tipo: "Siamo in presenza di un complotto contro X" o "Gli arbitri danneggiano X da troppo tempo, il campionato è falsato.
Mi rivolgerò alla giustuzua ordinaria" e simili.
Propongo poi, per giustizia divina, che ogni tifoso che si rispetti faccia
lo stesso. Ogni lunedì mattina, il nuovo vero tifoso del futuro provvederà a
mettere i nomi delle 18 squadre in un bussolotto ed a estrarre il nome della
squadra per la quale farà il tifo per quella settimana . Sarà suo compito
ben preciso acquistare ogni lunedì la maglia uffciale e tutti i ninnoli
disponibili con il marchio di quella compagine, andare allo stadio per
seguire la sua squadra del cuore settimanale, picchiarsi a sangue con i veri
tifosi di squadre avversarie, distruggere cassonetti, fare il verso della
scimmia ai giocatori avversari di colore, intavolare discussioni
tecnico-tattiche accanite con gli altri tifosi che hanno estratto dal
bussolotto per quella settimana il nome della medesima squadra e scrivere
sui muri "Forza (squadra estratta)" e "(Squadra che gioca contro la squadra
estratta) merda" facendo ben attenzione ad usare lo spray del colore
appropriato.
Dopo aver estratto a loro volta il nome della loro squadra della settimana,
anche i politici, i dirigenti di federazione calcisitica e gli arbitri,
dovranno favorire con i classici sotterfugi di sempre la compagine di loro
spettanza loro per quei sette giorni.
Per quel che riguarda i giornalisti, anch'essi dovranno estrarre a sorte la
squadra da settimanale da seguire, e dovranno, sul loro onore, impegnarsi a
scrivere articoli polemici e partigiani nei confronti della squadra
estratta.
Grazie a questa proposta geniale ed innovativa potremo accellerare il
processo di mutazione naturale e raggiungere in breve e senza traumi lo
stato ideale verso il quale procede il calcio moderno.
Se non ci mettiamo di buzzo bono ed iniziamo subito a lavorare in questa
direzione con le nostre forze, occorreranno molti anni affinché la GEA, con
le sole sue forze, riesca in questo compito.
[Trapezio Prepuzio]