FIRENZE- La Regione Toscana guarda con grande attenzione alla valorizzazione di tutti quei prodotti dell'apicoltura che possono avere una funzione terapeutica, ed è interessata ad offrire in questo senso un suo contributo, in linea sia con le sue scelte di fondo per un agroalimentare di qualità che con politiche della salute che attribuiscono il giusto peso alle medicine naturali. E' questo l'impegno annunciato dall'assessore regionale all'agricoltura Tito Barbini, nel suo saluto al convegno internazionale sull'apiterapia ospitato ad Arezzo.
"L'apiterapia - ha ricordato l'assessore rappresenta un ulteriore elemento di valorizzazione dell'apicoltura, di cui accresce l'importanza. Per questo si inserisce a pieno titolo nella politica agroalimentare della Regione, basata sulle produzioni tradizionali di qualità, con elevate garanzie di salubrità e prodotte con il massimo rispetto per l'ambiente". E questo è sicuramente il caso dell'apicoltura toscana, importante per i suoi numeri (le circa 110 mila arnie pongono questa regione tra le prime in Italia), ma soprattutto per i suoi livelli qualitativi: e non a caso, a questo riguardo, è recentissima la pubblicazione da parte dell'Unione europea della Dop "Miele della Lunigiana", mentre è imminente la presentazione per il riconoscimento dell'Igp "Miele toscano".
Passaggi importanti, nel segno della qualità, che aprono importanti prospettive per un settore che in questi anni ha comunque dovuto registrare diverse difficoltà: morie di interi sciami, presumibilmente legate ad alcune molecole di sintesi utilizzate in agricoltura, ma anche cali della produzione oscillanti tra il 40 e il 50 per cento in seguito ai recenti andamenti climatici. A questo proposito Barbini ha ricordato che, in relazione alla siccità della scorsa estate la Regione ha richiesto lo stato di calamità per tutte le province, facendo pressione sul ministero dell'agricoltura perché garantisca una dotazione finanziaria del fondo di solidarietà adeguata alla gravità della situazione.
(pc)