“Sono lieto di presentare il nostro secondo Rapporto Ambientale del nostro gruppo per due ragioni. La prima riguarda la conferma del nostro impegno, avviato lo scorso anno, nel raccogliere, valutare , diffondere i dati relativi alle prestazioni ambientali e di sicurezza. La seconda è relativa ad una sempre maggiore consapevolezza del gruppo in merito all’importanza del concetto di sostenibilità delle nostre operazioni dal punto di vista economico, ambientale e sociale.... ....Un’altra missione è rispettare sempre la legislazione applicabile nei diversi Paesi dove il gruppo opera con successo da anni.
Per noi,terminata la fase di rapida espansione, , è l’ora del consolidamento e dell’ottenimento del massimo valore dato all’espansione stessa.” Letto così si pensa sia il Rapporto Ambientale di una società che fa della “corporate governance” il suo punto di eccellenza e qualità. Cioè il Rapporto Ambientale di una buona azienda, che fa di questo documento l’ impegno etico verso gli azionisti. Ma i passaggi sopra riportati sono tratti dal “Bilancio Ambientale Parmalat 2002”, un documento di 24 pagine del Novembre 2003 e sono naturalmente sottoscritti dal Signor Calisto Tanzi. Per la precisione il documento è stato approvato il 14 Novembre 2003, quando era già cominciata l’opera di occultamento dei “veri” bilanci: ma il CdA, tra un caffè e una brioche, si è affannato in lunghe discussioni relative a quale foto del patron di Collecchio mettere in copertina ( e con quale sfondo!). Per i bilanci ambientali, sociali o di sostenibilità, anche in Italia si sprecano ormai le consulenze che, tra certificazioni (Iso, Sa, Emas, etc.)e redazioni dei bilanci finali, possono arrivare a costare centinaia di migliaia di euro. Qual è l’obiettivo? raccontare quant’è brava e bella l’azienda, quali siano le componenti etiche rispettate in tutto il suo percorso, quali i gradini che salirà nell’olimpo mondiale del capitalismo di massa. Perché è questo oggi quello che conta sempre di più.
In un paese che si interroga sul lifting del capo del governo possono non provare ad abbellirsi le aziende? Così, tanti piccoli imprenditori compreranno le azioni, convinti di essere protagonisti del circolo virtuoso del nuovo capitalismo collettivo. Con buona pace dei vari uffici marketing, relazioni esterne, pubbliche relazioni: oggi ci pensa direttamente il CDA a raccontare cosa fa e dove va un’azienda, "scendendo in campo" insieme all’Amministratore Delegato, che ha funzioni staccate da quelle del presidente, ma in azienda si avvale dei comitati guida, etico, remunerazione, controllo strategico e nomina.
Il tutto vidimato e controfirmato da consulenti esterni, che di giorno "formano"e di sera mettono i voti in pagella ai “formati” . Buon rating etico a tutti. AS