Firenze – Un altro giovanissimo atleta morto per mancanza di un banale defibrillatore a bordo campo. Ieri a Lisbona il ventiquattrenne Miklos Feher, nazionale ungherese in forza al Benefica, come un anno fa in Francia il nazionale del Camerun Marc Vivien Foe. Entrambi stramazzati sul campo senza ragione apparente, coi compagni intorno nel di rianimarlo e l’assoluta mancanza di veri soccorsi.
Dopo il recente infarto a Nanu Galderisi, ecco un nuovo caso di clamorosa morte improvvisa inevitabilmente destinato a essere analizzato al microscopio del congresso Florence Heart 2004 che dal 4 al 7 febbraio riunirà a Firenze i più importanti cardiologi italiani.
La relazione sul tema è affidata peraltro proprio al professor Francesco Furlanello, consulente dell’Istituto Policlinico S. Donato di Milano, ossia a uno dei massimi esperti di aritmie cardiache degli atleti.
Furlanello ha studiato 56 casi di morte improvvisa su un totale di 2700 atleti con aritmie cardiache, “Da quanto si capisce dagli stessi filmati tv, sembra proprio trattarsi di un classico episodio di morte improvvisa cardiaca. Ovvero: nessuna anomalia fisica e nessuna causa esterna.
Semplicemente il cuore dell’atleta d’un tratto si è arrestato. Come capitò l’altr’anno a Coe e prima ancora, in tempi storici, al perugino Renato Curi e allo stesso Leonello Manfredonia in quel Bologna-Roma di molti anni fa”.
Le immagini, in effetti, mostrano chiaramente che il calciatore inizia a barcollare per poi accasciarsi di schianto. “Come se fosse stato colpito da un invisibile cecchino”, commenta il professore, “Così accadde appunto a Foe, a Manfredonia e anche ai cestisti americani Hank Gathers e Reggie Lewis, casi di cui abbiamo i filmati.
Ogni volta è un evento devastante che suscita stupore e mille interrogativi. Però avviene, per quanto se raramente, anche in un atleta”.
Si può intervenire con successo? Furlanello assicura di sì: “Al 90% questi casi sono dovuti a fibrillazione ventricolare. Dunque si tratta soprattutto di non perdere la testa e di agire immediatamente, entro 3-4 minuti, con un normale defibrillatore da 1500-2000 Euro. In caso contrario, ammesso che la vittima sopravviva riporta danni cerebrali gravissimi.
Invece spesso non si sa che fare e si perdono minuti preziosi. Manfredonia si salvò perché l’Ospedale Maggiore di Bologna, dove fu subito defibrillato, è a due passi dallo stadio”
Il caso Feher sembra l’esatta fotocopia del caso Foe: lo vediamo crollare, i compagni che gli si fanno intorno, gesti di disperazione, poi l’intervento di una barella. Tutto come se non ci fosse urgenza. E l’ambulanza, oltre a non avere adeguata strumentazione a bordo, ci ha messo moltissimo solo a uscire dallo stadio”.
Senz’altro tratteremo il caso a Florence Heart 2004, dice Furlanello: “Certi episodi sono inaccettabili nelle gare tra dilettanti.
Figurarsi in uno stadio dove si affrontano i grandi club”.