«Dopo quattro mesi le azioni di Aeroporti di Firenze non scendono a 11 euro: questo dimostra che sulla privatizzazione di AdF avevamo ragione noi». E' quanto ha dichiarato il capogruppo di Azione per Firenze Gabriele Toccafondi. «Quando un ente pubblico attua una privatizzazione - ha ricordato Toccafondi - è sempre soggettiva la cosiddetta congruità del prezzo e del ricavo conseguito dall'ente pubblico perché le valutazioni possono avere criteri diversi. Quando però ad essere venduto è un bene del quale il pubblico detiene un forte pacchetto azionario e quel bene è quotato in borsa, le cose cambiano sensibilmente.
Cambiano perché un prezzo indicativo di riferimento c'è, come c'è un mercato che ne regola la valutazione. 14 euro ad azione, ovvero il prezzo che ho sempre preso a riferimento, non è il prezzo che qualcuno si è inventato, ma è il mercato che lo ha stabilito: nostante le tante oscillazioni del titolo da diversi mesi il prezzo di riferimento poteva dirsi stabile a 14 euro ad azione, ovvero il 25% in meno rispetto al prezzo di vendita, fissato a 11 euro. Questo nonostante le tante voci sulla vendita del 29% di AdF. Questo ragionamento fatto a settembre, ovvero al momento dell'accettazione dell'offerta da parte del sindaco, era talmente vero - ha proseguito l'esponente del centrodestra - che in quattro mesi il prezzo delle azioni non è sceso agli 11 euro che il sindaco ha valutato come cifra a cui vendere.
Non ci sono altre ragioni plausibili per spiegare che il prezzo non sia sceso a 11 euro se non quella di ribadire che questo non è il prezzo congruo per un'azione di AdF. Non a caso in Borsa la media ponderata dei sei mesi precedenti l'offerta per il titolo AdF era di 14,76 euro e quella annuale era di 14,41 euro. Un nuovo bando di gara avrebbe dovuto tenere di conto non solo della offerta economica ma anche del piano aziendale, degli investimenti che il privato avrebbe effettuato sulle strutture.
Un bando completamente e diametralmente opposto a quello scritto dal Comune». «Una decisione - ha concluso Toccafondi - che il sindaco ha preso in seno alla giunta ascoltando solo chi diceva di vendere, non ascoltando l'opposizione che ha cercato sempre di ricordare quale fosse la congruità del prezzo. Una decisione politicamente corretta ma economicamente disastrosa, segno che le opposizioni a Firenze ci sono, godono di credibilità, tengono al destino di Firenze e ai suoi cittadini, cosa che il centrosinistra, con questa decisione, ha di fatto tralasciato».(mr)