TORINO - In apertura di gara un giornalista torinese che in tribuna stampa era seduto vicino al sottoscritto, quando Lucarelli si è fatto respingere un pallone che poteva avere anche miglior fortuna, si è girato ed ha farfugliato: “Quello è sempre lo stesso dello scorso anno”. Chi scrive si è limitato ad osservare: “Vedremo”. Poi, quando Protti ha segnato la rete del vantaggio, chi scrive si è voltato per cercare con gli occhi quel collega torinese, anzi torinista, ma inutilmente. Letteralmente scomparso.
Un vero peccato perché il sottoscritto la battuta l’aveva già pronta in bocca: “Anche Protti è sempre lo stesso dello scorso anno!”. Il Livorno ha dominato il match col Torino, giocato nell’incantevole ma un po’ asettico stadio delle Alpi, dall’inizio alla fine. Gli amaranto hanno imperversato e sicuramente avrebbero meritato di vincere, ma alla fine un calcio di rigore un po’ frettolosamente concesso agli uomini in maglia granata, e trasformato da Ferrante, ha impedito ai ragazzi di Mazzarri di portare via i tre punti dalla capitale del Piemonte.
A questo punto, inutile negarlo, il Livorno è in debito con la sorte. Ormai sono diverse, almeno tre o quattro, le partite in cui il Livorno ha letteralmente buttato al vento la vittoria. Solo sfortuna? Non solo. Occorre infatti riflettere su tutto questo. Senza troppa criticità. è chiaro, perché il Livorno è una buona squadra e lo dimostra in ogni occasione, ma è necessario fare una riflessione. A questo Livorno coraggioso e grintoso, pieno di orgoglio, manca forse qualcosa in fase conclusiva.
Sembra infatti che agli amaranto, talvolta, manchi la giusta determinazione, o cattiveria, per chiudere la partita, quasi come se non questi ragazzi non credessero fino in fondo nei loro straordinari mezzi. Può essere? Questo è il quesito che poniamo a Mazzarri. E su questo bisognerebbe riflettere. Il Livorno visto oggi a Torino è apparso quasi una squadra d’altri tempi, eroica e muscolare, eppure non è stata in grado di matare definitivamente un Toro messo costantemente alle corde. Crediamo che il Livorno avrebbe dovuto osare, chiudere l’incontro, perché le capacità le ha, perché le occasioni le ha avute.
Sia chiaro: va molto bene anche un pareggio, sul sempre difficile campo dei granata, ma questi rilievi hanno lo scopo, o l’ambizione, di gettare il seme della riflessione, se è vero come è vero che il Livorno ha pur sempre qualche legittima ambizione di classifica. Il rigore assegnato da Cassarà di Palermo alla metà della ripresa al Toro perché la palla ha urtato il braccio di Chiellini, pur senza volontà di quest’ultimo, sono cose che nel calcio possono capitare. Ma la squadra, per il gioco espresso, doveva essere già sul due o tre a zero a quel punto, ed il fatto che il vantaggio fosse minimo, nonostante il Torino avesse subito come una modesta squadra di serie C, deve far riflettere seriamente sull’assetto tattico degli amaranto, sui loro progetti, perché altrimenti certe ambizioni rimarranno una chimera.
Certo, è vero anche che il Livorno allo stadio delle Alpi ha lasciato e lascia due punti che gridano vendetta, ma non si può trovare sempre e comunque la giustificazione della sfortuna. No, non può essere. Pur elogiando la bontà dell’organico, che c’è, pur evidenziando lo spessore tattico e la capacità di vincere i duelli in ogni zona del campo da parte degli amaranto, occorre anche fare delle critiche costruttive. A Torino si è visto chiaramente che il Livorno è superiore al Toro. Partite come queste, dunque, il Livorno le deve vincere, altrimenti il torneo riserverà una onorevole ma niente più medaglia di legno.
Il Livorno non ha dato modo ai granata di costruire la reazione. Tutte le occasioni o quasi sono state amaranto. Il Torino si è fatto pericoloso in un paio di momenti solo dopo il gol del pareggio sfruttando lo choc subito dagli amaranto, che però è durato non più di dieci minuti, perché dopo il Livorno ha ripreso a costruire le azioni più veloci e ficcanti della gara. Il gol vantaggio di Protti è l’emblema dello schema tattico del Livorno. La percussione di Vigiani, lo scambio con Saverino, il ritorno della palla a Vigiani che ha effettuato il traversone per Protti, pronto a spedire dentro la sua decima rete stagionale, è il riassunto di un’azione che in un tutto è durata dieci secondi lasciando la difesa torinista col naso all’insù.
Il Livorno aveva già costruito un’azione da gol con Lucarelli e poi ha sfiorato la rete ancora con Ruotolo, Saverino ancora Protti solo nel primo tempo. Nella ripresa il Toro ha avuto due soli guizzi, immediatamente dopo il rigore trasformato da Ferrante, prima con Rizzato e poi con Fuser, ma Doga e Ruotolo hanno respinto le due conclusioni. Poi ci hanno provato Protti, Ruotolo e ancora Saverino. Ma i resti del Torino, di un Toro che annaspa a tornare grande, sono stati graziati. La deduzione finale è semplice.
A questo Livorno, che molto bello a vedersi, manca solo un po' di cattiveria e forse di consapevolezza nei propri mezzi. Quando troverà questi ingredienti, allora saranno guai davvero per tutti TORINO: Sorrentino; Martinelli, Mezzano, Fernandez, Balzaretti; Conticchio (1’ st Rizzato), Masolini, De Ascentis (43’ st Frezza); Fuser, Ferrante, Fabbrini (36’ st Franco). All. Rossi. LIVORNO: Pavarini; Cannarsa, Vanigli, Chiellini; Vigiani (39’ st Biliotti), Ruotolo (43’ st Ciaramitaro), Grauso, Doga; Saverino; Protti, Lucarelli.
All. Mazzarri ARBITRO: Cassarà di Palermo RETI: 11’ pt Protti, 6 st Ferrante su rigore. NOTE: spettatori 12 mila circa per un incasso di incasso 125 mila euro compresa la quota di 7 mila 800 abbonati. Ammoniti Martinelli, De Ascentis e Fuser per il Torino, Cannarsa e Grauso nel Livorno. Calci d'angolo 6 a 4 per il Livorno. Recupero tre minuti nel primo tempo e tre nel secondo.