Omaggio a Edith Piaf con una bravissima Antonella Steni. La vita e la storia della cantante francese, punteggiate dai celebri brani, da "La vie en rose" a "Non, je ne regrette rien", ripercorse dal regista Carlo Lizzani nello spettacolo "Edith Piaf, l'hymne à l'amour". Il soggetto teatrale di Mario Smeriglio, con i testi di Giuseppe Manfridi, affronta i rapporti tra musica, poesia e teatro, spesso trascurati forse per la diversa genesi che interessa i diversi ambiti e per l'apparente incomunicabilità tra i moduli espressivi.
Ma le affinità tra questi mondi sono evidenti e da ricercarsi nella concezione dell'arte, declinata in diversi sensi.
Lo spettacolo non si limita a presentare un recital delle canzoni della Piaf, con il filo conduttore riferito alla sua vita, ma fa un'opera di creazione dando al personaggio di Jean Cocteau,interpretato con notevole presenza scenica da Paolo Malco, un ruolo decisivo nel chiarire gli episodi di questa esistenza fuori dal comune. La figura di Cocteau, il poeta nume tutelare, sembra voler portare il pubblico per mano alla scoperta della grandiosità di Edith Piaf, in un viaggio fra l'inferno dei momenti di disperazione e del dolore della cantante e il paradiso della sua eternità come artista.
Lo spazio scenico è infatti congegnato come un ponte fra la caducità e l'eternità, con una grande scalinata centrale che congiunge la vita, la storia e il pubblico della cantante con la sfera della sua immortalità.
I brani più famosi, cantati benissimo dalla Steni, si alternano nella narrazione a momenti coreografici. Forse un ritmo maggiore alla dinamica della storia avrebbe reso più godibile lo spettacolo, che ha visto l'ottima interpretazione di tutti gli attori, in particolare le brave Monica Guazzini e Patrizia Fanelli.
(Roberto Onorati)