Una calma artificiale, un silenzio immobile, un’aria che pesa, e il solito odore di disinfettante: è l’alba nel Braccio della Morte di Greensville. L’alba del 15 settembre 2000: dieci ore dopo che lo Stato della Virginia ha spezzato su un lettino i 33 anni di Derek Rocco Barnabei. Oltre le finestre la pioggia scende a fiumi sulla cittadina irreale di Jarratt. Luogo dimenticato, sottinteso, sperduto in una remota provincia americana di radio accese e stufati di patate. Ormai sta piovendo da ore.
Nel grigiore asfittico di un anonimo parlatorio si incontrano il cappellano Jim Gallagher e il secondino Frank Houdson. Fra loro la presenza ingombrante di un paio di scarpe slacciate e di una grossa scatola piena di roba: tutto ciò che resta di Barnabei D.R., detenuto 227108. Per archiviare la pratica non resta che un’ultima formalità: visionare oggetto per oggetto e mettere per scritto che lo Stato non si è preso niente. L’ennesima firma sull’ennesimo modulo.
Fra i due si snoda fino da subito un dialogo teso, estremo, critico: uno scontro senza mezzi termini, una lotta combattuta senza esclusione di colpi.
Un vortice che attanaglia il cappellano e il secondino in un labirinto senza uscita: troppe le domande senza risposta, troppi i dubbi, troppi i perché. Chi è salito su quel lettino? Un assassino? Un innocente? E ancora: chi può decidere di uccidere per legge? Come difendere? Come accusare? Ragioni? Alibi?
Per Houdson non c’è niente di cui sorprendersi. Il suo è soltanto un mestiere, in rigoroso orario d’ufficio. Tutto normale, tutto regolare: quello che conta è che ognuno stia al suo posto.
Ognuno col suo ruolo. Nessuna complicazione.
Anche Padre Gallagher ne ha visti morire a decine. Ma in loro vede ancora l’uomo, mai la bestia. Ogni volta riconosce la stessa rabbia che lo assale dallo stomaco: la stessa sensazione di impotenza, la stessa voglia di gridare. Di non sentirsi un ipocrita.
Nasce il giorno. Un nuovo giorno fra le pareti del carcere. Le cose di Derek si sono lentamente trasformate nell’inchiostro di un modulo: libri, disegni, poesie… un diario, scrigno di gelide istantanee dagli orrori del Braccio.
Frammenti di una vita spogliata, di un’esistenza negata. Inutile e lontana dalla realtà come il desiderio insoddisfatto di respirare ancora l’oceano.